Suor Antonietta, la politica e la questione di genere

Incontro con la teologa Antonietta Potente. Si divide tra Italia e Bolivia, dove ha partecipato al processo di liberazione popolare. [Cinzia Farina]

Suor Antonietta, la politica e la questione di genere
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6 Febbraio 2012 - 19.37


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Sottile, jeans e cappotto per il gran freddo e sciarpa rossa al collo – che sia una suora sorprende l’uditorio, invitato dal Sae e dalla sua responsabile Fenisia Mirabella ad incontrarla al Centro “A. Maddeo” di Enna. Che esordisca poi mettendo insieme mistica e politica, scombussola felicemente ogni aspettativa.

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Antonietta Potente, teologa dal pensiero aperto e suora domenicana, radicata nel presente a cominciare dalle problematiche ecologiche e di genere, si divide tra Italia e Bolivia dove vive con una famiglia campesina Aymara. Insegnante all’Università Cattolica di Cochabamba, ha partecipato attivamente al processo di liberazione del popolo boliviano e al gruppo di riflessione sulla nuova costituzione in vista del referendum che l’ha approvata. Preziosi contributi sono venuti da lei contro il razzismo, per la pace, in difesa dell’acqua bene comune.

Parte dagli spazi. Che non esistono più e che devono essere riconquistati. La Chiesa, la scuola, la politica, oggi non sono più spazi d’incontro. “Ci siamo abituati a vivere soli, chiusi nelle nostre case e questo fa comodo a chi vuole gestire la nostra vita” dice. “Riappropriarsi di questi spazi è tornare a vivere con pienezza, riprendere in mano quelle opportunità che religioni e istituzioni ci hanno tolto”. Il dialogo con gli altri innanzitutto, che è ricerca ed è scoperta e scambio paritario. Quando ci poniamo di fronte agli altri con la dottrina o l’ideologia, in realtà non comunichiamo, non diamo e non chiediamo. Una religione che si chiude nella sua istituzionalità, evangelizza e non chiede, si sclerotizza e muore. “Serve una mendicità della nostra vita che chiede alle altre, servono momenti di stupore. Gesù è venuto a manifestare la vita, non è venuto a definirne il mistero. Ha rivelato solo l’importanza dell’alterità, dell’altro. E il mistero che ci avvolge, che fa la nostra storia, è il mistero degli altri ed è la vita”.

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Da qui il ruolo delle religioni che non può più essere univoco e dottrinario ma esistenziale, non vendere certezze ma aprire cammini di ricerca. Da qui l’immagine di un Dio che cammina nella storia, che si mostra tutte le volte che nella storia si va in cerca del mistero.

Di fronte al dogmatismo del sistema economico, politico, religioso, che ci mette in gerarchia, il problema etico è trovare uno stile di vita che ci permetta di vivere con gli altri, di essere persone comunitarie. Curiose, inclusive e accoglienti. La nuova costituzione della Bolivia – quasi mistica, dalla terminologia esistenziale – si fonda sul “buen vivir”, che è l’aspetto religioso della vita, un vivere bene centrato sulla relazione spirituale, rispettosa e dialogante, fra gli esseri umani e con la natura. L’anima creativa di un sogno, come desiderio e ispirazione poetica, che ha portato il popolo boliviano alla liberazione.

Anche questo ci permette di credere che un altro mondo è possibile. E’ vivendo questo sogno, “solidale e complice con le narratrici e i narratori della vita, che resistono sognando e senza saperlo toccano il mistero dove riposa il suo significato”, che Antonietta Potente fa teologia.

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