Marilena Natale, giornalista che non si piega alla camorra

Minacciata, fece condannare il cognato del boss dei Casalesi Nicola Panaro. Da anni vive sotto protezione. Il 20 marzo riceverà il Premio Borsellino. Di [Arnaldo Capezzuto]

Marilena Natale, giornalista che non si piega alla camorra
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19 Marzo 2012 - 16.10


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La giornalista casertana Marilena Natale, cronista di nera del quotidiano La Gazzetta di Caserta, è la vincitrice del “Premio nazionale Agenda rossa” dedicato alla memoria del giudice Paolo Borsellino. Un riconoscimento importante per una cronista che seguendo le vicende di Casal di Principe ha subito minacce e intimidazioni della camorra, ma non si è piegata.

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Marilena Natale – dice la motivazioni – ha mostrato grande coraggio per aver reagito alle minacce del cognato del boss Nicola Panaro, numero tre della cosca dei casalesi di Casal di Principe, denunciandolo alla magistratura. La premiazione è prevista martedì 20 marzo alle 9.30 a Chieti alla presenza delle scolaresche degli istituti superiori di Chieti e di Salvatore Borsellino, fratello del giudice antimafia Paolo Borsellino, assassinato insieme ai suoi agenti di scorta nel tremendo attentato del 19 luglio1992 di via D’Amelio, a Palermo.

L’agenda rossa – L’agenda rossa a cui fa riferimento il premio è quella scomparsa dalla borsa che il giudice Paolo Borsellino aveva con sé al momento dell’attentato. Non stata mai ritrovata. Su quell’agenda rossa il giudice antimafia appuntava i resoconti degli interrogatori sostenuti con i vari collaboratori di giustizia, nell’ambito delle indagini da lui condotte finalizzate a ricostruire i legami tra Stato e mafia. Proprio quell’agenda potrebbe essere alla base della strage di via D’Amelio. Strage che, a vent’anni di distanza ancora non ha una sua verità processuale. Il premio “Agenda rossa all’informazione” viene conferito ai cronisti che anche a rischio della vita resistono ad ogni forma di condizionamento e promuovono senza paura il vero senso della libertà di informazione.

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La storia
– Marilena Natale, aversana, è da 15 anni una delle più puntuali croniste di cronaca nera attiva nel casertano. Ha cominciato giovanissima. Si è occupata in particolare dei legami tra il clan dei Casalesi e la politica. Vive da tempo con la protezione della polizia a causa delle numerose minacce che ha subito. L’ultima minaccia, la più diretta che ha subito. risale al 2010. Marilena Natale si trovava per lavoro davanti alla caserma dei carabinieri di Casal di Principe, uno dei comuni in cui il clan dei casalesi ha il massimo radicamento. Poco prima i carabinieri avevano arrestato il boss Nicola Panaro, latitante da 7 anni, cugino di Francesco Schiavone detto “Sandokan”, ancora considerato il vero capo del clan, mentre Panaro era il numero tre della cosca di Casal di Principe ed era nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia. C’era una piccola folla di persone, davanti alla caserma. Nella ressa, un parente del camorrista si avvicinò alla cronista e con tono minaccioso le disse: “Vattene da qui. Io so chi sei e so dove abiti”. Marilena restò, scrisse il suo articolo e denunciò l’accaduto ai carabinieri. La Direzionedistrettuale antimafia aprì un’inchiesta, un mese più tardi la sentenza: Vincenzo Armando Caterino, cognato del boss fu condannato con il rito abbreviato a 3 anni e 4 mesi di reclusione.

La trattativa – Successivamente Panaro tentò di limitare le conseguenze offrendo un risarcimento in denaro, ma la cronista lo rifiutò. “Voleva risarcirmi con la somma di 1.500 euro, mi fu riferito. Io risposi: non li voglio i suoi soldi sporchi. Se prendete 50 euro dal mio portafoglio e le strappate, vedrete che quello che sanguina è il sudore di mio padre. Se invece strappate una banconote di Panaro vedrete che esce il sangue della povera gente. Io non prendo soldi dalla camorra”.

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