Samsung, i brevetti e le donne

'Fa notizia per il braccio di ferro con la Apple: ma è anche l''azienda che in Korea ha rotto il muro della discriminazione delle donne sul lavoro. Di [Marika Borrelli] '

Samsung, i brevetti e le donne
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31 Agosto 2012 - 18.07


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Il presidente dalla Samsung coreana, Lee Kun-hee, ha recentemente raccontato al NewsWeek che, quando diventò dirigente nel 1992, la Korea pedalava su di una bicicletta con una gomma sgonfia, riferendosi alla circostanza per la quale le donne coreane, nonostante gli alti livelli di istruzione e specializzazione, non erano considerate forza lavoro utile allo sviluppo della nazione. Tutt’al più, venivano sottoccupate. Dopo vent’anni, la Samsung, sotto la guida di Lee, ha fatto passi da gigante per il riequilibrio di genere in azienda. Nel 1994 ha imposto uguali trattamenti e paghe tra uomini e donne; nel 1995 ha bandito l’uniforme per le operaie e per le impiegate (bando che si è esteso anche ad altre aziende); durante la crisi asiatica del biennio 1997/98 non ha licenziato, come altri, le donne, ma ha investito proprio nelle loro competenze. Ha creato cinquantasette asili-nido aziendali per circa 7mila figli di lavoratrici.

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Nel 2005, Lee ha anche istituito la ‘cameretta per mamme’, un luogo isolato dove le mamme potevano rasserenare sé stesse ed i loro bambini. Per il 2020 ha deciso d’innalzare la percentuale di dirigenti donne almeno fino al 10 per cento (ora sono il due per cento). E questo – confessa – è l’obbiettivo più difficile ed ambizioso in un’immensa azienda che conta 210mila addetti e 1760 dirigenti (di questi sono donne 56 mila unità tra le maestranze e solo 34 tra i dirigenti).

Quando cominciò a riformare la Samsung, assumendo nei suoi primi due anni di presidenza circa 800 donne, Lee trovò un’eccezionale resistenza da parte dei dirigenti maschi, che boicottarono e ostacolarono ogni innovazione a favore della parità e delle pari opportunità. Una delle tante obiezioni fu che le donne non avrebbero mai potuto adattarsi ai metodi d’intrattenimento dei dirigenti maschi, consistenti in forti bevute cameratesche!

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In una società, come quella coreana, in cui il maschilismo è feroce, in cui le dirigenti di azienda devono preparare tè e caffè per i loro colleghi uomini, e/o pulire anche le scrivanie di questi ultimi (come ha ammesso Choi In-a, una dirigente di CheilCommunication), la marcia di Lee è lunga e dolorosa. In Korea, una donna dirigente è facilmente vittima di bullismo e di umiliazioni da parte dei sottoposti maschi. Aumenta anche il consumo di alcol, considerato dalle donne un agente di omologazione con i colleghi uomini.

Solo il sedici per cento dei parlamentari coreani è donna (non c’è nulla di cui andare fieri: noi in Italia non stiamo mica meglio) ed è la percentuale più alta mai raggiunta. Intanto, con le prossime elezioni di dicembre, è molto probabile che una donna, Park Geun-hye, diventerà, per la prima volta, Presidente della nazione, ma sarebbe anche la prima donna Capo di Stato in tutto il nord-est asiatico. La Samsung ha agito da rompighiaccio contro le tradizioni e la sciovinista cultura coreana, secondo le quali le donne sono inferiori per nascita. Forse non è molto fortunata nel campo dei brevetti per smartphone, ma ha tutto il nostro incondizionato appoggio per le politiche aziendali che sta portando avanti.

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