Maxia, cronista della tragedia di Linate

Non ci ha scritto sopra un instant book, ma è grazie al suo lavoro di informazione per la Rai che è stato possibile aprire la controinchiesta. Di [Marina Cosi]

Maxia, cronista della tragedia di Linate
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12 Novembre 2012 - 10.21


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Maxia Zandonai della Rai di Milano è una delle colleghe premiate, quest”anno, dal Gruppo cronisti lombardo. La motivazione fa riferimento ad un suo servizio, rigoroso, perfetto, emozionante, mandato in onda a dieci anni dalla tragedia di Linate, quando l”8 ottobre 2001 persero la vita 118 persone nel peggior incidente aereo mai avvenuto in Italia.

È un pezzo da manuale: otto minuti che tramite solo quattro voci (interviste alla moglie di una vittima, a un esperto dell”Università Bicocca, a un sopravvissuto e a un operatore della Croce Rossa), senza una riga di testo, ricostruisce l”accaduto. Nella motivazione è scritto: “Sono voci che commuovono, alimentano la rabbia, denunciano le inefficienze di coordinamento del sistema… Maxia Zandonai ha un atteggiamento rigoroso nel ripercorrere la tragedia di Linate eppure non c”è un solo istante in cui la cronista si faccia prendere la mano dalla retorica. La denuncia è sobria ma esplicita. E dagli intervistati sgorga un messaggio sociale che è di grande effetto, una lezione di vita”.

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Il riconoscimento premia questo servizio – e lo vale tutto- poichè ovviamente il Gruppo cronisti opera una selezione annuale. Ma dentro e dietro c”è molto di più. Perchè senza Maxia questa tragedia appesantita da errori e meschinità non sarebbe mai stata conosciuta nella sua interezza. La collega, infatti, si trovò a seguire il disastro di Linate dopo pochi minuti, quando ancora il fumo dello schianto aleggiava sulla pista e l”estrazione dei corpi sembrava non finire mail.

Arrivò subito, in quel pomeriggio dell”8 ottobre, e iniziò una diretta drammatica, che proseguì con Porta a Porta, ma che in fondo non si è mai interrotta, come la sua attenzione e la sua memoria, fino alla sentenza definitiva in Cassazione del 2008. Ha intervistato per prima l”unico sopravvissuto, Pasquale Padovano, dopo un anno di ospedale, e il controllore di volo che era in torre quel giorno.

Grazie a lei sappiamo ogni particolare utile. Grazie a lei l”Associazione dei familiari delle vittime ha potuto premere per una controinchiesta. Grazie a lei non abbiamo dovuto subire un”ennesima dose di guardonismo morboso travestito da cronaca. Maxia non ci ha scritto sopra istant book. Maxia soprattutto ha rinunciato per motivi deontologici a due scoop: le voci dei controllori che, inconsapevoli dell”accaduto, scherzavano tra di loro e l”immagine dei quattro cadaveri sul “Cessna”, il piccolo aereo che, tagliando la pista, aveva causato il disastro.

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Una storia e, oggi, un ultimo (ultimo in ordine di tempo) servizio televisivo che per la sua esemplarità dovrebbe essere studiato nelle scuole di giornalismo.
Farò una piccola scorrettezza, non in linea con la discrezione sinora raccontata, sperando che Maxia Zandonai non me ne voglia. Ma serve a capire.

Soltanto un paio di giorni prima della cerimonia di premiazione la Rai di Milano aveva
perso Ezio Trussoni, un collega di grande dirittura ed umanità, che aveva lavorato sino alla vigilia della morte dalla sua carrozzella, dove l”aveva inchiodato la Sla.

Ritirando il riconoscimento immateriale Maxia l”ha dedicato ad Ezio Trussoni, di cui ha ricordato l”insegnamento: la sensibilità e il rispetto per le persone. Quanto invece al premio materiale, invece, non l”ha ritirato, chiedendo venisse destinato ad Emergency.

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