E adesso chi si assume la responsabilità?

Intervista ad Angela Bruno, non ancora tornata a lavorare dopo lo scambio di battute con Berlusconi sul palco della Green Power. Di [Barbara Romagnoli]

E adesso chi si assume la responsabilità?
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8 Marzo 2013 - 08.26


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È arrabbiata. Di più, è infuriata Angela Bruno, la manager-Lombardia diventata famosa per il siparietto di Berlusconi presso la sua società, la Green Power Spa di Milano, alla vigilia delle elezioni. Green Power è certamente un’azienda all’avanguardia su energie rinnovabili ed ecocompatibili, molto meno sui temi del sessismo e dei diritti delle lavoratrici. Non solo la dirigenza dell’azienda ha ritenuto normale che Berlusconi offendesse una sua collaboratrice con le sue oramai note battute sessiste e volgari, ma ha anche preso le distanze dalle lamentele di Angela Bruno, anzi dopo «avermi fatto ogni tipo di pressione hanno falsamente comunicato e divulgato a mio nome che io fossi stata “onorata” da quelle battute».

Angela Bruno non ci sta, smentisce la falsa notizia e la sua azienda l’accusa di aver fatto dietrofront. Rilascia una prima intervista per chiarire definitivamente la sua posizione ma in tutta risposta la sua privacy violata in modo brutale. Perfino Giancarlo Galan ex governatore del Veneto si espone durante la trasmissione televisiva Agorà, minacciando di leggere suoi messaggi privati di cui è venuto a conoscenza.

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Da quel maledetto giorno che Angela Bruno è salita sul palco la sua vita è stata messa sottosopra, letteralmente travolta da un fiume in piena, anche di fango gettato su di lei.

È una libera professionista, pochi i vincoli contrattuali a tutelarla. Semplicemente a casa, da quasi un mese e «l’azienda tace, non risponde alle mie domande e io non ne posso più di stare chiusa in casa e di vivere così: voglio giustizia».

Proviamo a ricostruire i fatti, a partire dal suo punto di vista, perché ad ascoltarla si capisce che Angela Bruno è soprattutto una donna sola, in difficoltà perché non sa a chi rivolgersi per difendersi dai media che l’attaccano, soprattutto quelli sponsorizzati dal Cavaliere, e come fare per recuperare il suo lavoro.

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Ha la voce rotta dal pianto, ma non si arrende, vuole continuare la sua battaglia: «Noi non dovremmo essere messe in condizioni cosi imbarazzanti per poi essere anche accusate di mancanza di coraggio, queste cose succedono solo in Italia.” aggiunge Bruno, «salendo su quel palco, tutto mi aspettavo, contenta di poter rappresentare la mia azienda, tranne che la repentina condotta aggressiva, soprattutto verbale, “dell”ospite eccellente”. Sono stata colta di sorpresa, ho cercato di destreggiarmi come meglio potevo».

Non vuole essere santificata ma neanche passare per vittima incapace: «è come la domanda che fanno alle donne che subiscono violenza: “perchè non ha fatto resistenza?”. E poi quel giorno c”erano tutti i colleghi di lavoro e i dirigenti dell”impresa, ero fiera di loro in quel momento. Davanti avevo l’ex Presidente del Consiglio e le telecamere: tutti che applaudono, si divertono e si complimentano». Spiega che «nessuno mi aveva detto cosa dire o non dire quel giorno, semplicemente mi hanno mandato a rappresentare l’azienda sul palco. Io ho dovuto mantenere le circostanze! Quando poi hanno mandato il comunicato stampa in cui dichiaravano che ero stata contenta di quelle battute, ho mandato dei messaggi dicendo che non era affatto così! Mi hanno anche offerto dei soldi per dire che ero d’accordo con loro ma ho rifiutato».

Forse un po’ ingenuamente Bruno insiste nel volere le scuse di Berlusconi, che all’indomani ha mandato a dire: “Non è vero che le battute erano pesanti. Ho detto delle cose che il pubblico ha interpretato come spiritosaggini e poi è venuta fuori una malizia che ha divertito anche lei, che si è fatta influenzare dai soliti sepolcri imbiancati, i moralisti da strapazzo, e ha cambiato idea. Tante scuse, ma non legga più l’Unità, Repubblica e i soliti giornali”.

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Ad Angela Bruno non basta perché «la mia vita si è schiantata contro un muro, nessuno se ne assume le responsabilità, cercano di minimizzare, di farmi passare per una persona in cerca di notorietà in maniera che non vada più a difendermi. Perché i giornali mi si mettono contro? Perché nessun politico prende le mie difese pubblicamente? Perché il primo colpevole non si assume la responsabilità delle sue azioni? Da chi sono pagate queste persone? Perché nessuno mi difende? Dove sono i diritti dei cittadini? I diritti delle donne?».
Non se ne fa una ragione Angela, che per pochissimo ha goduto del brivido della notorietà e ora si chiede: «Ma 15 minuti di notorietà possono valere 15 anni di sacrifici ed una dignità calpestata? O sarà un altro modo per cercare di zittirmi quando difendo i miei diritti?».

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