‘
Carla Perrotti mi riceve nel suo salotto in una fredda giornata invernale. Fuori nevica. Dentro il camino e” acceso. Guardi questa signora milanese, minuta ed elegante e ti chiedi perché abbia scelto, a un certo punto della sua vita, di mettersi alla prova in un modo così estremo: attraversare i deserti in solitario, con 25 chili di zaino sulle spalle e un telefono satellitare come unico contatto con il team di supporto.
“E” stato il destino, spiega lei. Anzi e” stato il deserto a cercare me”
Mai avuto paura?
“Quando affronti esperienze così gli ostacoli li metti nel conto. Io non ho mai avuto paura. Sono sempre partita con atteggiamento positivo. Non ho mai vissuto il deserto come un nemico. Dal di fuori sembra pericoloso ma quando ci sei dentro ti senti accolto e protetto. Quello che ho imparato è che non devi sfidarlo ma entrarci con rispetto ed umiltà”I viaggi sono sempre stati un punto centrale della sua vita. Esploratrice e documentarista ha girato il mondo con il marito medico e cineoperatore per passione. Ma la svolta è arrivata quando stava girando un documentario al seguito della Parigi Dakar. Il contrasto tra i ritmi assordanti della gara e quelli naturali del deserto hanno fatto nascere in lei la curiosità di scoprire il deserto vero, come lo vivono i nomadi. In silenzio e in solitudine. E con la curiosità anche il desiderio di mettere alla prova se stessa. Vedere come una donna bianca, europea, potesse confrontarsi con quella realtà. Un anno dopo Carla Perrotti si è unita alla carovana del sale. Unica donna con 17 tuareg e 200 cammelli ha attraversato il deserto del Tenere”, in Niger. Da allora la sua vita non è più stata la stessa. Ha deciso che il deserto sarebbe stato il suo maestro di vita.
Sono seguite le grandi imprese nell”ambito del team di “Sector No Limits”. Nel ”94, in Bolivia, la traversata del lago Uyuni, il più grande del mondo. Da sola, trainando un carretto di 130 chili, che di notte diventava la sua casa.
Nel ”96 il deserto del Kalahari, in Botswana, in assoluta autonomia alimentare, accompagnata da un cacciatore boscimane, cibandosi solo di quel poco che offre la natura, bacche, radici, vene d”acqua nascoste, regali del deserto che solo un indigeno era in grado di insegnarle a trovare.
Nel ”98 la grande impresa cinese. La traversata del deserto del Taklamakan. 24 giorni di solitudine e fatica.
“Non sono stata soltanto la prima donna ma il primo essere umano che sia riuscito ad attraversarlo a piedi”, dice Carla Perrotti con orgoglio. Orgoglio giustificato. Il nome di questo deserto in cinese vuol dire che chi ci entra non ne esce più.
Poi nel 2003 si chiude il ciclo. Con la traversata del Simpson Desert in Australia Carla Perrotti ha stabilito il suo record. Un deserto per continente.
Ma la sua missione non è finita lì. E” solo cambiata la prospettiva.
E” nato così “Desert Therapy”.
Difficile definire questo progetto.
“Posso dire quello che non è, spiega Carla Perrotti, non e” solo un viaggio, non e” una avventura, non e” un trekking. E” un percorso di conoscenza dal quale tutti, indistintamente, escono diversi, con una consapevolezza nuova”.
Dall”inizio di questa nuova avventura, nel 2009, ha accompagnato oltre un centinaio di persone. Soprattutto nel deserto bianco egiziano quello che, per lei, dovrebbe essere il primo passo verso la scoperta di questa dimensione. In piccolo gruppi, 8-10 persone al massimo- Quali sono i requisiti richiesti per questa impresa?
“Nessuno in particolare. Quelli che propongo non sono naturalmente viaggi estremi come i miei. Il gruppo e” accompagnato da una piccola carovana di cammelli. Chi si sente stanco può salirci. C”è del personale che monta le tende e cucina. Si percorrono quotidianamente distanze accettabili. Può partecipare chiunque. Ho avuto compagni di viaggio settantenni. Sembra impossibile ma è meno faticoso di una giornata di shopping con i tacchi alti”.
Dalle esperienze dei suoi viaggi Carla Perrotti ha ricavato tre libri
“Deserti”, dedicato ai viaggi nel Sahara, in Bolivia e nel deserto del Kalahari.
“Lo sguardo oltre le dune” scritto con Fabio Pasinetti dopo la loro straordinaria esperienza nel deserto bianco egiziano.
“Silenzi di sabbia”, il racconto delle sue imprese estreme nel deserto cinese del Taklimakan e nel Simpson Desert australiano.
‘