Elezioni Ordine: per Roma una donna presidente

'Paola Spadari candidata alla presidenza dell''Ordine del Lazio con una squadra dal nome che è un programma: “CONTRordine, o si cambia o si chiude”. Di [Virginia Lori]
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Elezioni Ordine: per Roma una donna presidente
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18 Maggio 2013 - 10.25


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Per la prima volta alla guida dell”Ordine dei Giornalisti del Lazio viene candidata una donna: Paola Spadari – sostenuta dalle componenti storiche del sindacato “Autonomia e solidarietà” e “Giornalisti Uniti”. Spadari ha lavorato all”Ansa, prima nella redazione economico-finanziaria e poi come caposervizio al Politico Parlamentare, ed ha maturato la sua esperienza all”Ordine come consigliere nazionale, dove si è impegnata per la Riforma.

La squadra di giornaliste e giornalisti per il Consiglio nazionale e per l”Ordine del Lazio con cui sei candidata alle elezioni romane ha un nome impegnativo: ””CONTRordine, o si cambia o si chiude”. Cosa significa in pratica?

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“Abbiamo la certezza che questo organismo sia arrivato “all”ultima spiaggia”: diventato arcaico e distante dai veri interessi della categoria. Quindi, pur restando validi i principi fondamentali come la tutela dell”autonomia professionale, il resto è da cambiare. Intanto abbiamo detto “no” ad accordi e camarille. La nostra lista non è solo ””autonoma”” nel nome, ma vuol esserlo nei fatti. Ed aperta a tutte le declinazioni della professione.

Include anche freelance, rappresentanti degli uffici stampa e precari. Con me, in Consiglio regionale, la metà delle colleghe candidate sono donne, mentre la nostra lista al Consiglio nazionale

vede la rappresentanza del genere femminile in maggioranza (9 a 7).

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Non ci interessano le poltrone ma il cambiamento vero, radicale.

Al presidente dell”Ordine regionale uscente, Bruno Tucci, in carica da 18

(dico 18) anni, e che abbiamo sempre sostenuto, abbiamo chiesto di fare un

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passo “di lato” e di accompagnarci sulla strada del rinnovamento. Per tutta

risposta lui si e” candidato con una lista a noi contrapposta. Un

eccessivo attaccamento alla poltrona? I fatti parlano.”

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Qual è oggi la vostra idea di riforma, dopo gli “stop” parlamentari?

“Riforma radicale dell”Ordine per noi non é solo uno slogan: sono anni che

ci battiamo per un progetto di riforma che, dopo un lungo lavoro nella

commissione giuridica (di cui ho fatto parte), è stato presentato in Parlamento

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nella scorsa legislatura. I suoi capisaldi sono stati stati approvati alla

Camera con il voto unanime dei gruppi parlamentari; ma al Senato una forza

politica, l”unica -il Pdl- ha impedito che il provvedimento diventasse legge.

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Inoltre proprio coloro che nominalmente si annoverano tra i paladini

della riforma, e che avrebbero potuto fare pesare sulla bilancia di un esito

positivo dell”iter della legge il loro incarico istituzionale (parlo del

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presidente uscente dell”Ordine nazionale, Enzo Iacopino) in realtà non si sono

adoperati a sufficienza perchè ciò accadesse.

Così oggi ci presentiamo con un Ordine nazionale costituito da oltre 150 componenti , di cui la metà pubblicisti; un organismo pletorico, antistorico e costoso. Soprattutto in un momento di crisi come questo, nel quale la

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sobrietà dovrebbe essere parola d”ordine per tutti, in primis per un Ente

pubblico di giornalisti. Come possiamo raccontare delle “caste” e degli sprechi

dei Palazzi se noi per primi non diamo l”esempio? Per non parlare della perdita

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di credibilità della nostra

categoria nella percezione dell”opinione pubblica.

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C”è molta polemica nella categoria sul “tesserino”, sulla distinzione professionisti-pubblicisti.

Per noi questo è un punto fermo: “giornalista è chi lo fa”. Per questo dobbiamo andare verso un superamento della distinzione

tra pubblicisti e professionisti; purché tutti rispettino le regole della

professione, e la svolgano in modo prevalente.

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Inoltre intendiamo riservare un” attenzione particolare alla parte più debole e precaria della nostra categoria.”


In sintesi? Cosa vi proponete?

“L” obiettivo per il quale lavoriamo è un Ordine che si riavvicini alla professione e alle sue molteplici. espressioni; che riporti al centro le

regole del nostro mestiere, troppo spesso calpestate e violate impunemente.

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Bisogna pretendere il rispetto delle nostre ””carte””, ossatura della deontologia. Un

Ordine che non sia debole con i forti e forte con i deboli, e che soprattutto

renda pubblici e trasparenti tutti i provvedimenti assunti. Un Ordine che

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faccia rispettare i requisiti minimi di trattamento e ne sanzioni le violazioni. Diciamo “no””al lavoro sottopagato che mette a rischio l”indipendenza del giornalista e i fondamenti stessi della democrazia dell”informazione.”

Volete voltare pagina, dunque?

“E” irrinunciabile una nuova legge che rifletta i cambiamenti rispetto ai

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quali l”Ordine ha avuto in questi anni il paraocchi. Bisogna guardare ai nuovi

soggetti e ai nuovi media. E soprattutto far sentire questo organismo che i

colleghi vivono come distante, più vicino alle loro esigenze e ai mutamenti

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veloci della professione.”

E per il Consiglio regionale?

“Si deve partire proprio da qui: i consigli regionali sono le ””sentinelle”” sul territorio della deontologia professionale. Noi vogliamo che ne sia valorizzato il ruolo e li pensiamo più a contatto con le redazioni, pronti a intervenire tempestivamente sulle violazioni delle regole nei casi di cronaca

e attualità. I consigli regionali dovranno armonizzarsi tra loro per evitare

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disparità di trattamento e per dar vita a occasioni di incontro formativo e di

confronto che servano a orientare linee guida omogenee.

Per questi obiettivi metto a disposizione la mia esperienza quasi

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trentennale, maturata in più settori nella principale agenzia di stampa italiana

(soprattutto economico e politico).

Sempre al servizio dei colleghi e dei cittadini, a cui va il nostro lavoro.”

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