In quel lontano Eastpak

Un racconto sulla violenza sulle donne svolto da un alunno di una terza media di Montevarchi e premiato dall'associazione "Eva con Eva" [di Francesco Manetti, 3°A Petrarca]

In quel lontano Eastpak
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28 Novembre 2017 - 15.17


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Credo di ricordare che iniziò tutto dentro al mio Eastpak. Sì, sì, è iniziato tutto lì dentro. In quell’astuccio viveva una coppietta di biro: Rossa, ovvero la moglie e Blu, il marito, erano molto felici insieme, avevano grandi progetti per il futuro come fare figli.

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Tutto filava liscio quando un giorno, mentre Blu levava i suoi tappini dalla lavatrice, notò una cosa strana, un tappino verde! Quando Rossa tornò a casa da lavoro si trovò di fronte Blu arrabbiatissimo con in mano un tappo verde. Iniziò una discussione molto accesa, Blu si rivolgeva a Rossa con molta arroganza, e non serviva a niente che lei cercasse di spiegare che quel che era successo, era successo per sbaglio, che quel tappo era finito per errore nel suo sacco, nell’astuccio della palestra.

Blu urlava forte, Rossa piangeva tutto l’inchiostro che aveva negli occhi. Seguirono giorni in cui Blu urlava e Rossa piangeva, Blu la offendeva e Rossa piangeva, finché un giorno Blu la picchiò e lei, spaventata, scappò via dal mio Eastpak in cerca di aiuto.

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Per fortuna era una sera dove i genitori di Rossa non lavoravano, e quindi la invitarono a rifugiarsi da loro. I giorni procedevano tranquilli fin quando un giorno iniziarono ad arrivare delle chiamate anonime. Di là dalla cornetta, solo respiri. Poi, iniziarono messaggi minacciosi: Blu adesso la torturava con lo stalking. Una sera, distesa sul letto a leggere un libro, un flash dalla finestra. Era lui, si era proprio lui, era Blu.

Il giorno dopo Rossa andò a fare denuncia e avendo paura che Blu scoprisse dell’accusa si rifugiò in una casa famiglia nel “7even” del mio compagno di banco. Era una casa famiglia di proprietà dell’associazione “Penna con Penna”, associazione che aveva lo scopo di aiutare le penne violentate.

I giorni passavano tranquilli, lei si era abituata e, una volta alla settimana, andava da Gomma, uno psicologo specializzato nella violenza di genere. Pranzo alle 13 e cena alle 20, e tutte le altre regole. Un giorno chiese un incontro con il giudice e Blu per il divorzio: l’incontro ci sarebbe stato un anno e quattro mesi dopo. Il grande giorno arrivò: Rossa andò in tribunale, vestita con un tappino rosso con delle rifiniture dorate, al cospetto dell’indelebile Pennarello Nero. Il giudice diede ragione a Rossa, Blu fu condannato a otto mesi di reclusione, Rossa fu finalmente libera dalle minacce di quella ignobile penna e poté tornare dalla sua famiglia, anche se con una enorme perdita nell’orgoglio e nell’anima.

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Per saperne di più:

Valdarnopost.it

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