Fra quanti lavorano nei media le donne rappresentano la maggioranza dei laureati (68%), ma soltanto il 40% di tutta la forza lavoro. Niente di cui stupirsi, vero? Già, ma stiamo parlando non dell’Italia (dove peraltro le cose non è che vadano molto meglio), ma dell’Europa Unita e di un settore che vede impiegate oltre un milione di persone. Non solo. Leggendo questo rapporto appena presentato al Parlamento europeo, che si conclude con l’esortazione agli stati membri a sostenere una maggiore presenza e retribuzione delle donne nel settore, nonché a fornire supporto alle vittime di molestie, si scopre che era stato votato con 25 voti a favore, 4 contrari e nessun astenuto. Quattro contrari?? E sì che era la Commissione per i diritti della donna e per l’uguaglianza di genere…
La relatrice, Michaela Šojdrovà, parlamentare europea della Repubblica ceca, commenta così: “I media, sia pubblici che privati, dovrebbero servire la società come quarto potere. E, nella struttura e nei dati sull’impiego, dovrebbero quindi riflettere il fatto che le donne costituiscono metà della società. Invece la preoccupante scarsità di donne nei ruoli decisionali non solo influenza contenuto e attenzione dei media, ma contribuisce anche alla crescente forbice salariale e pensionistica tra donne e uomini”. Sante parole.
Comunque val la pena approfondire qui.
Per fare un raffronto basta andare sul sito del nostro istituto previdenziale alla voce “Dati statistici“.
Sia la ricerca Ue che i dati Inpgi fanno riferimento allo stesso anno, 2015, tuttavia va considerato che mentre in Italia, dove c’è l’Ordine, si analizzano posizioni e ruoli dei soli giornalisti, invece in altri Paesi sotto la voce “lavoratori dei media” vengono incluse anche altre figure professionali.