Elezioni regionali e parità di genere

Nell'assemblea del governatore della Sardegna, Christian Solinas, entrano solo 8 consigliere. Ronchi: troppi i paletti che impediscono l'accesso alle donne

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28 Marzo 2019 - 15.33


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di Federica Ginesu

Al tavolo delle consultazioni con il neoeletto Governatore della Sardegna, Christian Solinas, per la composizione della nuova giunta regionale tenuto lo scorso weekend, dicono le cronache, si sono seduti 21 uomini e una sola donna. Neppure i numeri che arrivano dai dati definitivi delle elezioni del 24 febbraio scorso, le prime con le liste paritarie e con l’introduzione della doppia preferenza di genere, sono incoraggianti. In Consiglio regionale entreranno 8 consigliere in un’assemblea che conta 60 posti. A livello nazionale non va meglio. Gli uomini eletti nei Consigli delle regioni italiane rappresentano l’80% del totale.

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È un voto, quello in terra sarda, che va analizzato per capire quali siano i meccanismi che ostacolano le donne nella partecipazione attiva ai processi decisionali.
Un primo bilancio è stato tracciato durante il convegno organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari in collaborazione con le associazioni GiULiA Giornaliste Sardegna e Coordinamento 3 dal titolo Elezioni regionali 2019 e parità di genere. Presenti all’incontro moderato da Mario Cabasino, presidente Corecom Sardegna, Susi Ronchi coordinatrice di GiULiA per la Sardegna, la rettrice dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo, il direttore del Dipartimento Cristiano Cicero, Andrea Deffenu, docente di Diritto Pubblico alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, Luisa Marilotti (Coordinamento 3), Stefania Cecchini (Università di Cagliari) e Claudia Onnis (Corecom). Conclusioni affidate a Pietro Ciarlo, docente di Diritto costituzionale e prorettore delegato per la semplificazione e l’innovazione amministrativa. Docenti ed esperte hanno discusso a partire da un’analisi sulle misure legislative che promuovono la partecipazione politica femminile.

GiULiA  Giornaliste Sardegna ha presentato al convegno un piccolo studio sperimentale sulla copertura mediatica delle elezioni con un focus sull’uguaglianza di genere. I due più importanti quotidiani locali, L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna, hanno riservato pari spazio alle candidate e ai candidati consiglieri, anche se nelle interviste rilasciate la differenza salariale di genere, lavoro e famiglia, affidi, denatalità, gap di rappresentanza politica sono stati temi trattati solo dalle donne. È andata peggio nelle tribune politiche dove i partiti in larga misura hanno mandato in video una grande percentuale di rappresentati uomini.

«L’insuccesso non è stato delle donne, nonostante siano entrate in numero esiguo in Consiglio regionale. È la sconfitta della politica dei partiti. Sono ancora troppi i paletti che impediscono alle donne laccesso alla politica. C’è un vero e proprio blocco culturale. I media possono contribuire ad abbattere questo muro. L’informazione deve insistere, cercare di veicolare messaggi e contenuti che siano totalmente privi di ogni forma di stereotipo e di condizionamento nei confronti delle donne, e dare sempre più visibilità alle donne che portino opinioni politiche», ha dichiarato all’Agi Ronchi.

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Strumenti come la doppia preferenza di genere, che dà la possibilità all’elettorato di poter esprimere due preferenze per i candidati e le candidate alla carica di consigliere e consigliera purché di genere diverso e appartenenti alla stessa lista, possono aiutare le donne nella corsa elettorale, ma senza una reale presa di coscienza dei partiti non hanno gli effetti sperati.

«Chiamiamo queste leggi nel modo giusto. Forse è ora di smetterla di parlare di quote rosa, bisognerebbe parlare di norme antimonopolistiche contro le quote celesti», ha sottolineato Marilotti dell’associazione “Coordinamento 3 e coautrice insieme a Maria Francesca Mandis della pubblicazione Amministrative Sarde 2017. La doppia preferenza di genere, risultati e prospettive. Uno studio che ha evidenziato come nei comuni superiori ai 5 mila abitanti, dove si è votato con la doppia preferenza di genere per le amministrative del 2017, le donne consigliere comunali elette hanno rappresentato il 42,58%.

«Per le regionali, invece – ha aggiunto -, la norma non ha dato gli esiti sperati. I candidati alla carica di Governatore erano tutti uomini e le donne, ancora poche ai vertici, di fatto sono rimaste escluse da tavoli in cui si scrivevano i programmi e da trattative che siglavano accordi. Alcune sono state inserite all’ultimo per riempire le liste. Altre invece in campagna elettorale sono state abbinate a un unico candidato uomo. Quello che è stato definito “effetto harem” ha trasformato le candidate in portatrici di preferenze altrui. Anche la comunicazione durante le elezioni, soprattutto riguarda alla novità della doppia preferenza, non ha aiutato. Non è stata chiara e ha generato confusione».

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«Serve un profondo cambio di mentalità nella nostra società», ha affermato la rettrice Maria Del Zompo che ha aggiunto: «È importante insistere. Quando mi sono proposta per diventare rettrice alcuni si sono domandati se ero pazza. È necessario spazzare via queste credenze errate, rompere gli indugi, essere determinate, non mollare e non fare passi indietro. Dobbiamo essere ambiziose. Non è facile. Bisogna fare squadra e sostenerci».

La forza delle donne può essere senz’altro decisiva, ma ci vuole anche quello di cui ha parlato il protettore Pietro Ciarlo: «una nuova era, un’alleanza tra i gener per costruire una democrazia che sia degna di questa nome: equa, partecipata e inclusiva.

 

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