Lui l’amava l’amava l’amava… e così l’ha ammazzata
Quasi tutti i media raccontando il femminicidio di Piacenza hanno dato sfogo a una informazione superficiale, zeppa di stereotipi. Eppure in tanti - anche direttori - hanno firmato il Manifesto di Venezia

Dal profilo Facebook di Massimo Sebastiani
Le Commissioni Pari Opportunità di Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale Ordine dei Giornalisti e Usigrai e l'associazione Giulia Giornaliste denunciano, ancora una volta, la mancata applicazione del Manifesto di Venezia: le cronache di oggi, e dei molti casi, purtroppo quasi quotidiani, sono in palese, pericoloso contrasto con una informazione “attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere”. Articoli zeppi di stereotipi e pregiudizi, che sembrano negare l'esigenza di un profondo cambiamento culturale, che deve partire dall'informazione. L'uso di termini come raptus e amore ha il solo effetto di fornire una cronaca distorta di crimini efferati dettati solo dalla volontà di annientamento.
Cpo Fnsi, Cpo Cnog, Cpo Usigrai e Giulia si impegnano ancora di più per una formazione sui contenuti del Manifesto di Venezia, sottoscritto da centinaia di colleghe e colleghi - per quello che riguarda il servizio pubblico, inserito nel contratto giornalistico della Rai - ma ancora scarsamente conosciuto e applicato. Il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso e in uno sfruttamento a fini 'commerciali', per qualche copia o qualche clic in più: l'attivazione dell'Osservatorio sul Manifesto e i corsi devono essere accompagnati da una diversa sensibilità nel racconto dei femminicidi, senza trasformare l'informazione in sensazionalismo, causa principale di una perdurante asimmetria di genere.