«Quell’abbraccio con la mamma di Sara, abbiamo lo stesso dolore»

Ci scrive la madre di Federico Barakat, il bambino ucciso dal padre in ambiente protetto e ancora in cerca di giustizia [di Antonella Penati]

«Quell’abbraccio con la mamma di Sara, abbiamo lo stesso dolore»
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16 Settembre 2019 - 22.41


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di Antonella Penati

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Quando ho appreso della sentenza di condanna all’ergastolo di colui che pose fine alla giovane vita di Sara Di Pietrantonio, ho tirato un sospiro pesante, come se un macigno mi uscisse dalla bocca al posto di un grande urlo di rabbia mista a dolore, e nello stesso tempo mi sentii in parte sollevata. Almeno Sara ha avuto giustizia pensai.

Conosco la madre di Sara, conosco il dolore che ogni giorno deve sopportare, dolore cagionato da una perdita così grande, avvenuta con modalità raccapriccianti; dolore che come lei provo ogni secondo della mia esistenza. Entrambe siamo “sopravvissute” in qualche modo (direi innaturale per una madre) alla tragica morte di un figlio/a avvenuta per opera di una PERSONA VIOLENTA , ed entrambe abbiamo chiesto allo STATO almeno giustizia. 

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Conobbi Concetta Raccuia, la mamma di Sara, il 25 Novembre 2017 in occasione dell’Incontro a Montecitorio dove feci un discorso in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Al termine del mio intervento alla Camera dei deputati uscendo, per andare all’incontro con il Presidente Sergio Mattarella, si avvicinò la mamma di Sara Di Pietrantonio, ci abbracciammo, i nostri sguardi commossi e stanchi si incontrarono e quasi all’unisono ci dicemmo: «Non abbiamo bisogno di tante parole tra noi, sappiamo troppo bene cosa significa l’uccisione del proprio figlio/a e cosa significhi sopravvivere ad un lutto così grande, come conosciamo Il peso dell’attesa di una giustizia che tarda ad arrivare».

Avevo appena annunciato in Parlamento che la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo aveva iniziato la procedura contro il governo Italiano per l’uccisione del mio bambino, avvenuto in ambito protetto davanti a coloro che dovevano proteggerlo e salvarlo; tutti gli operatori sociali, l’educatore che doveva presenziare all’incontro di mio figlio con il padre, erano stati assolti perché secondo la Cassazione «non avevano l’obbligo di protezione di un minore in ambito protetto…». Un’assurdità mai vista in uno Stato di diritto o supposto tale. Come Concetta, ho cercato di dare giustizia a mio figlio, ma tutti gli indagati sono stati assolti. Il caso di Federico (unico in tutto l’occidente) perché avvenuto in ambito protetto sotto la custodia di un Ente dello Stato, pur essendo di una gravità istituzionale enorme , in questi 10 anni le istituzioni hanno cercato in tutti i modi di mettere a tacere e le responsabilità negate e occultate . L’omicidio di mio figlio fu fatto passare con le solite assurde e scandalose giustificazioni mediatica: raptus, incapacità di accettare la fine del rapporto, gelosia , fatto imprevedibile, mentre la realtà è altra. Non solo lo Stato non ha saputo proteggere Federico, da un uomo violento malato psichiatrico, aggressivo e pericoloso ma la superficialità del sistema ha fatto sì che un bambino di soli 8 anni (affidato ad un ENTE dello Stato ) venisse massacrato in un ambito protetto, all’interno di una ASL alle 16,30 del pomeriggio, davanti agli assistenti sociali incaricati dal tribunale dei minori di Milano di tutelare il bambino.  Federico venne ucciso con 37 coltellate, un colpo di pistola, nonostante lo avessi denunciato 8 volte. Tutti gli indicatori di rischio erano presenti, ma fu lasciato solo con il padre e lasciato a dissanguare per 57 minuti, l’esecutore materiale ebbe tutto il tempo di suicidarsi sopra mio figlio, eppure tutti assolti!! Neanche una condanna di culpa in vigilando.  Federico fu lasciato in balia del suo assassino. Il mio bellissimo bambino si è dovuto difendere da solo (in un ambito protetto). Il Tribunale di Italiano e la Cassazione hanno assolto tutti gli assistenti sociali e l’educatore coinvolti nel caso. Federico NON AVRA’ MAI giustizia almeno per volontà del nostro Stato.  Forse Strasburgo, ma anche qui tarda ad arrivare la sentenza. 

Sono certa che la mamma di Sara senta oggi lo stesso dolore e la mancanza della sua bellissima Sara, ma avrà almeno, a differenza di me, il cuore un po’ meno pesante, meno oppresso dalla terribile e sgradevole sensazione di aver subito anche un ulteriore l’ingiustizia da parte delle Stato, fortunatamente nel suo caso lo Stato ha risposto con giustizia e non ha permesso che occultassero la verità come hanno fatto per Federico.  Cosa che mi fa ancora più rabbia è la sentenza di “CASSAZIONE Federico Barakat”, questa sentenza ha creato un grave precedente ovvero ha stabilito una sorta di intoccabilità degli operatori sociali decretando quanto segue: «Nonostante la morte stessa del piccolo Federico dimostri l’inefficacia dell’operato degli assistenti sociali , si assolvono in quanto non avevano l’obbligo della protezione del minore in ambito protetto».  Ogni commento non troverebbe spazio nel bestiario umano, posso solo dire che rappresenta il momento più basso toccato dalla giustizia italiana , una sentenza che offende la memoria di mio figlio nonché uno schiaffo ad ogni principio costituzionale. 

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Sono comunque in parte sollevata per la madre di Sara ma nello stesso tempo sono preoccupata per tutti gli altri parenti delle vittime di femminicidio, figlicidio ai quali lo Stato non ha riconosciuto nulla, e molto preoccupata per tutte le vittime di violenza perché attualmente il sistema di protezione delle donne e dei minori fa acqua da tutte le parti. 

Finalmente, Vincenzo Paduano, l’assassino di Sara è stato condannato all’ergastolo! Una sentenza importante per tutte le donne che devono sentire la vicinanza e l’impegno dello Stato, che a mio avviso applicare in modo serio le leggi a tutela delle donne e dei bambini. Abbiamo bisogno urgente di un ordinamento che non conceda alcuna attenuante e tanto meno scusanti a coloro che agiscono violenza.  Abbiamo bisogno che nei tribunali italiani sia fatta piazza pulita della nefasta e infondata teoria della PAS, che venga applicata la Convenzione di Istanbul, che la bigenitorialità ovvero la legge 54, non sia imposta in caso di violenza e maltrattamento in famiglia.  Non abbiamo più tempo, non possiamo aspettare perché ogni giorno in Italia si muore sempre di più di morte violenta. Non è accertabile che i media continuino a parlare di raptus, o leggere frasi come “uccise per troppo amore”, o “il gigante buono”, perché è di Violenza che si tratta e non di capricci amorosi.

Federico ed io stiamo ancora aspettando Giustizia, nel frattempo continuo a sperare in un radicale cambiamento anche dei media non solo dalla società civile. Federico sta ancora aspettando e vi chiede: come potete stare a guardare mentre donne e bimbi vengono uccisi ogni giorno in Italia ?

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