Iran, la mattanza delle donne

Le donne sono il 65% degli universitari, sono presenti in tutti i settori professionali, ma soprattutto in alcune zone non hanno libertà fondamentali, neanche quella della vita. [di Tiziana Ciavardini]

Iran, la mattanza delle donne
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Tiziana Ciavardini Modifica articolo

17 Giugno 2020 - 22.31


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Mai come in queste ultime settimane ci siamo ritrovate a scrivere di donne in Iran accomunate tutte da un triste destino. Non riusciamo a seguire ed approfondire un caso di femminicidio che mi arrivano notizie di altri destini interrotti. É difficile trattare queste vicende ed ancora piú complicato trovarne una logica, perché non può esserci logica a questa atroce ‘escalation’ .

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Qualche settimana fa l’opinione pubblica è stata sconvolta dalla notizia di Romina Ashrafi la ragazzina decapitata la notte del 21 maggio scorso da suo padre dopo settimane di litigi perché aveva deciso di sposare un uomo più grande di lei. Il padre, che in Iran é considerato il “guardiano” della figlia, aveva sporto denuncia e una volta convocata dalla polizia, Romina aveva implorato il Giudice di non rimandarla a casa perché sapeva che suo padre l’avrebbe uccisa.
Aveva solo 14 anni e la sua vicenda é stata molto dibattuta in Iran riportando alla luce, il ‘delitto d’onore’. Infatti ai sensi dell’Art.220 del vecchio codice penale islamico, ora Art. 301 del nuovo il padre o il nonno paterno che uccide il figlio/nipote, non può essere punito con la pena di morte come di consuetudine per i casi di omicidio e quindi la pena viene convertita in ‘pena pecuniaria’ ovvero nel pagamento di una somma di denaro. Inoltre secondo l’Art. 612 si cita “Chiunque ha commesso un omicidio doloso e non è stato denunciato, ovvero è stato denunciato ma per qualsiasi motivo non è condannato al qesas, nel caso in cui la sua azione offenda l’ordine o la coscienza o la sicurezza pubblica/sociale o provochi paura di chi lo ha posto in essere o di altri, viene condannato dal tribunale al carcere da 3 a 10 anni”.

La notizia della morte della giovane ragazza aveva sconvolto l’Iran tanto che si era giá pensato ad approvare una legge sulla tutela dei minori in cui viene ora definito ‘reato’ l’abbandono e/o l’abuso sia psicologico che fisico su un minore. Si é anche pensato di chiamarla Legge Romina. Evidentemente il clamore mediatico soprattutto all’interno dell’Iran su questo caso non é servito a fermare la crudeltà di padri, mariti, fratelli che continuano a pensare che una delle donne della famiglia sia una scontata assoluta proprietà.

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Uno degli ultimi casi racconta di una giovane donna di 18 anni nella città di Rasht al centro dell’Iran, bruciata viva dopo che suo fratello ha appiccato il fuoco nella casa dove abitava insieme a suo marito di 30 anni. La ragazza è morta dopo una settimana di sofferenze.  

Sono invece di ieri due notizie raccapriccianti. La prima é la storia di Fatemeh Barahi una ragazza di 19 anni costretta a sposare suo cugino all’età di 17 anni. Da un po’ di tempo Fatemeh aveva deciso, dopo molteplici violenze subite, di lasciarlo e di crearsi una nuova vita. Per questo è stata decapitata da suo marito con l’aiuto dei suoi stessi genitori.

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L’altra storia é quella di Reyhaneh Ameri, di 22 anni, che è stata aggredita il 15 giugno da suo padre con un’ascia e lasciata morire dissanguata a pochi passi dal villaggio di Ekhtiar, in Iran. Il delitto era nato da una lite scoppiata con suo padre che si era arrabbiato perché la ragazza era rincasata tardi. É stata sua sorella a scoprire il cadavere. La mattina successiva all’omicidio la sorella di Reyhaneh era andata a casa dei suoi genitori ed aveva notato che una stanza era chiusa a chiave.  Ha bussato più volte, senza ottenere risposta. Quando finalmente il padre ha aperto la porta ha trovato Reyhaneh a terra in una pozza scura di sangue. Il padre l’aveva uccisa con un’ascia e lasciata a terra nel suo stesso sangue.

La situazione per le donne in Iran alla luce di questi ultimi casi continua ad essere drammatica, inquietante e necessita l’urgenza di investigazioni internazionali.

Sebbene oggi le donne costituiscano il 65% degli universitari del Paese e siano presenti in tutti i settori professionali sul piano dei diritti specialmente in alcune zone del paese c’è ancora molta strada da fare.

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Oggi ci chiediamo se questa ‘escalation’ non sia il risultato di un effetto emulazione. In tutti i casi che abbiamo osservato le vittime sono donne giovani uccise da familiari rigorosamente MASCHI che in qualità di ‘tutori’ o ‘guardiani’ della vittima accedono a quello che è il delitto d’onore ancora in vigore nel paese.  

La nostra unica speranza è che presto possano cambiare definitivamente quelle leggi orribili che permettono ancora certe atrocità senza neppure la garanzia di una pena certa.

 

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