Sport e abusi sessuali, un libro inchiesta rompe un tabù

Daniela Simonetti con ‘Impunità di gregge’ affronta un tema sottaciuto: ma i casi sarebbero almeno 300. Nomi e documenti, per non guardare da un'altra parte. [di Mara Cinquepalmi]

Sport e abusi sessuali, un libro inchiesta rompe un tabù
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Mara Cinquepalmi Modifica articolo

13 Marzo 2021 - 17.27


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Un pugno nello stomaco, parole e storie che ti costringono a non girare la testa dall’altra parte. Il libro di Daniela Simonetti, ‘Impunità di gregge’ (Chiarelettere edizioni), ti prende per mano e ti accompagna in un viaggio da cui non si torna indietro. Quello di Simonetti, giornalista e fondatrice nel 2019 della prima associazione italiana contro gli abusi sessuali nello sport, è la prima inchiesta in Italia sugli abusi e sulle violenze nel mondo dello sport: pedofilia, abusi, molestie da parte di allenatori e dirigenti, quelli ai quali affidiamo i nostri figli e le nostre figlie per crescere in modo sano, talvolta inseguendo un sogno. Che molte volte si è trasformato in un incubo. Un mondo sommerso, coperto da omertà e da un gioco di squadra criminale.
In Italia, spiega Simonetti, non esiste un osservatorio del fenomeno, che conta numeri bassi rispetto alla popolazione sportiva. L’ultima relazione della Procura generale dello sport conta una novantina di casi tra il 2014 e il 2019, ma applicando il numero oscuro – un parametro criminologico – i casi sarebbero almeno trecento. Tutti ricordiamo la vicenda di Larry Nassar, il medico della Federazione americana di ginnastica, che per trent’anni ha molestato almeno 500 atlete ed è stato condannato a un massimo di trecentosessant’anni di carcere. Una pagina drammatica per lo sport, raccontata anche dal documentario ‘Atleta A’, sopravvissuta nel tempo grazie anche a omertà e insabbiamenti. Come quelli che hanno coperto gli scandali sessuali in Italia, per lo più sconosciuti al grande pubblico perché anche l’informazione ha una sua responsabilità.
Simonetti ha il merito di aver messo in fila fatti, nomi e documenti che poche volte abbiamo letto sui giornali perché c’è una parte dell’informazione che preferisce girare la testa dall’altra parte. Quello di Simonetti è un libro coraggioso, che ci inchioda davanti a storie che mai avremmo voluto leggere. Allenatori che, pur abusando di giovani atlete e atleti, continuano ad allenare perché una norma del codice di comportamento sportivo del Coni, ripresa dai regolamenti di giustizia sportiva delle federazioni, vincola i tesserati a non violare i principi di lealtà, correttezza, probità e rettitudine. Però possono tranquillamente abusare e violentare. Non hanno nemmeno l’obbligo di presentare alle società i certificati penali e dei carichi pendenti. Se da un lato la giustizia civile e penale fa il suo corso, pur se tra mille difficoltà, non è scontato che quella sportiva segua a ruota. Anzi. La politica sportiva, poi, non fa niente se non grandi proclami che si sgonfiano nel volgere di una notte.
Nel libro di Daniela Simonetti scorrono vicende avvenute nel mondo del calcio, del ciclismo e della scherma, solo per citarne alcune. Scorrono le storie di ragazzi e ragazze e delle loro famiglie abbandonate da quel mondo dello sport per cui hanno fatto sacrifici. A Simonetti, giornalista rigorosa, va dunque il merito di aver squarciato il velo dell’ipocrisia su fatti che ci riguardano tutti.

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