"No women? No grazie": un dovere (in più) per la Next Generation Eu

Il seminario (on line) con la ministra Elena Bonetti, la direttrice di Radio Rai Simona Sala, la presidente della Commissione parità del Parlamento europeo Evelyn Regner. [di Chiara Balestrazzi]

"No women? No grazie": un dovere (in più) per la Next Generation Eu
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23 Marzo 2021 - 19.03


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E’ stato ricco di stimoli, il webinar sul tema “Next Generation EU: politiche per la parità di genere e ‘No Women No Panel’”, iniziativa promossa da Rai Radio1 e Giornale Radio con la direttrice Simona Sala, in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europa, che rilancia la campagna intrapresa nel 2018 dalla Commissaria europea Mariya Gabriel, per l’equilibrio di genere nei dibattiti pubblici.

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La parità di genere “è un passaggio di civiltà”, ha detto la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, che ha sottolineato come la parola alle donne non si conceda, costituendo invece uno strumento per esercitare la democrazia. Le sfide lanciate da Next Generation Eu sono tante e riguarderanno in modo particolare i campi educativi, Stem e digitali. L’obiettivo è portare gli asili nido al 50%, mentre per ora la media europea è ferma al 33%. In ogni caso, ha detto la Bonetti, il problema della cura delle famiglie non può continuare a rimanere unicamente sulle spalle delle donne ed è un problema culturale e sociale da affrontare con un apposito Family Act.

L’aspetto culturale sottende l’intera tematica del gender gap perché, come – ha fatto notare la direttrice Simona Sala, socia di GIULIA – “gli stereotipi allignano anche in noi e la prima idea che ci viene in mente quando dobbiamo organizzare un dibattito è un uomo esperto, anche perché sono di più gli uomini in ruoli apicali rispetto alle donne, come per esempio i direttori di giornale. Occorre invece rompere questo automatismo. La pandemia, per esempio, ci ha permesso di individuare delle scienziate bravissime da invitare nei dibattiti”.

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Perché sia rispettata un’equa rappresentanza di genere, il manifesto di “No women no panel” ricorda come, nel caso di inviti a eventi pubblici senza una presenza quanto più possibile paritaria, sia sempre possibile dire ‘no grazie’.

Insomma, senza donne non se ne parla, perché sarebbe una rappresentazione falsata della realtà, che è fatta di uomini e di donne. E se questa attenzione nel formare la composizione degli eventi pubblici diventerà una regola, domani si imporrà come un criterio, da dare quasi per scontato.

La disparità, tuttavia, ha radici antiche e propaggini lunghissime che toccano la disuguaglianza salariale tra uomini e donne, nonché l’accesso alle carriere. A questo proposito la presidente della Commissione per i diritti delle donne e l’Uguaglianza di genere del Parlamento europeo, Evelyn Regner, ha evidenziato la necessità di intervenire presso le banche per dare fiducia all’imprenditoria femminile. Alla Regner ha fatto eco il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che ha rimarcato come con la pandemia, che ha penalizzato soprattutto le donne nei vari risvolti sociali ed economici, sia purtroppo aumentata ancora di più la disparità di genere.

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Il webinar, che è stato moderato da Emma D’Aquino, giornalista del Tg1, si è chiuso con un video che raccoglie le adesioni di alcuni dei tanti testimonial della campagna “No women no panel”, come Salvatore Accardo e Laura Gorna, Paolo Fresu e Daniela Brancati, prima donna a dirigere un telegiornale.

 

 

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