Nuove intimidazioni dal Sudan a Antonella Napoli

Dopo il colpo di stato militare dello scorso 25 ottobre. La collega, è già in regime di protezione da parte delle forze dell'ordine. La solidarietà di GiULiA e della Fnsi.

Nuove intimidazioni dal Sudan a Antonella Napoli
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Paola Rizzi Modifica articolo

2 Novembre 2021 - 17.26


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Nuove intimidazioni dal Sudan a Antonella Napoli, collega di GiULiA, direttrice della rivista Focus on Africa e nell’ufficio di presidenza di Articolo 21. Nelle ultime settimane si sono intensificati episodi “strani” (tra cui telefonate mute o con musica araba in sottofondo), che preoccupano considerato che sono stati rilasciati tanti estremisti del regime di Bashir.
Già lo scorso luglio Antonella Napoli aveva denunciato nuovi tantativi di frange estremiste del Sudan di silenziare il suo lavoro, anche se la notizia è stata diffusa solo oggi durante la riunione di Giunta della Federazione nazionale della stampa italiana, in cui il presidente Beppe Giulietti ha chiesto di tenere alta l’attenzione sulla vicenda.

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La giornalista esperta dell’area, dove nel 2019, a Khartoum, era stata anche fermata e trattenuta illegalmente dai servizi di sicurezza del regime, aveva denunciato in vari articoli le pulsioni islamiste che rischiavano di far deragliare il processo democratico in Sudan. Come poi è purtroppo avvenuto lo scorso 25 ottobre.

Non è la prima volta che la collega finisce nel mirino di questi estremisti.
“I Fratelli musulmani sono anche in Italia”, le avevano scritto in una lettera anonima inviata alla Fnsi il 31 maggio del 2019, arrivata via posta alla sede del sindacato a Roma.
Nella busta era contenuto un foglio A4 con su scritto in stampatello maiuscolo: “Continui a scrivere falsità sul Sudan pensando di essere al sicuro ma Fratelli musulmani sudanesi sono anche in Italia e ti conoscono bene. Stai attenta perché la prossima volta non ci limiteremo a una lettera”.

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Il 28 gennaio del 2019  una email, firmata “Fratelli Musulmani del Sud”, con minacce alla giornalista fu inviata all’indirizzo di posta dell’associazione Italians For Darfur, di cui la Napoli è presidente onoraria.
“Sei il nemico del Sudan. Non sei la benvenuta nel nostro Paese. Se non ci ascolterai e tornerai qui, te ne pentirai. Ma sarà troppo tardi”, le avevano scritto in arabo. In seguito a quelle minacce la prefettura di Roma, da marzo 2019, ha disposto una protezione per la giornalista che è, tecnicamente, sottoposta a una misura di vigilanza.

Su decisione della Prefettura dopo le minacce del gruppo “Fratelli Musulmani del Sud”, che vietavano alla cronista di tornare in Sudan, dal 27 marzo 2019 una pattuglia delle forze dell’ordine passerà tre volte al giorno sotto l’abitazione romana della giornalista per assicurarsi che non sia in pericolo.

Questa misura di protezione (tecnicamente definita “sorveglianza”) è stata adottata su disposizione del Comitato / osservatorio di tutela  dei giornalisti minacciati.

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La giornalista è stata più volte attaccata anche sui social con insulti sessisti e minacce di stupro.

L’ultimo episodio risale al mese scorso in merito ai temi dell’immigrazione e del vaccino per il Covid 19.
La colpa della nostra collega? Aver denunciato l’uso strumentale da una certa parte politica delle tragedie umanitarie di chi scappa da fame e guerra per una speranza di vita migliore, mettendole in parallelo con le sanzioni su comportamenti scellerati nell’emergenza Covid 19 delle frange novax e nogreenpass.
Ad Antonella la solidarietà della nostra associazione che continuerà a starle accanto anche in sede giudiziaria contro gli autori delle minacce che si spera vengano individuati al più presto.

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