Nel 2019 un rapporto dell’Fnsi aveva svelato che l’85% delle giornaliste italiane dichiarava di aver subito molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Un dato drammatico ma non sorprendente, purtroppo. Ora un’ inchiesta giornalistica di IrpiMedia, che ha interpellato 239 studentesse e studenti e quattro fonti interne ai dieci master di giornalismo attivi riconosciuti dall’Ordine, svela che le molestie sessuali iniziano ben prima, nelle scuole di formazione, nei master universitari, negli stage, dove le giornaliste sono ancora più ricattabili: la metà delle persone sentite ha riferito di aver assistito o saputo di molestie sessuali e verbali, tentate violenze sessuali, atti persecutori, stalking, ricatti e discriminazioni di genere.
Il sessismo e le discriminazioni si presentano proprio laddove si formano le future generazioni di giornaliste e giornalisti, riproducendo il paradigma che al contrario un giornalismo fondato su precisi doveri deontologici dovrebbe contrastare con ogni mezzo.
La buona notizia è che tutti i vertici delle scuole e degli ordini hanno preso molto sul serio le denunce contenute nell’inchiesta di IrpiMedia. La cattiva notizia è che nessuna delle vittime di abusi è riuscita a denunciare. Un segnale della paura e dello stigma che ancora circonda il tema delle molestie. Per questo come GiULiA giornaliste e Cpo Usigrai siamo naturalmente a fianco delle vittime e chiediamo che gli ordini e le scuole si attivino con sempre maggiore impegno per creare più efficaci canali di sostegno per chiunque intenda denunciare abusi. Inoltre pensiamo che sarebbe uno strumento utile nell’azione di contrasto di abusi e discriminazioni sessiste aumentare la presenza della componente femminile tra i docenti delle scuole di formazione, per favorire un pluralismo di prospettive, inclusa quella di genere.