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Voce alle iniziative delle donne

In migliaia in piazza con Non una di meno. Lo slogan è "Contro la violenza economica, lo sfruttamento e la precarietà, dal #Metoo al #Wetoogether"

Voce alle iniziative delle donne
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6 Marzo 2018 - 17.57


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Strumenti diversi per un obiettivo comune: denunciare il gap economico e di poteri che ci divide dagli uomini. Per questo chiediamo a colleghe (e a colleghi attenti all’evoluzione sociale) di dare voce e visibilità alle iniziative che l’8 marzo porteranno in piazza, da Milano a Roma ed in decine di altre città, migliaia di donne in risposta all’appello di Non una dimeno con altre associazioni territoriali. E così in altri Paesi. Conta, ai fini del cambiamento, tanto testimoniare in piazza quando presidiare la redazione per informare. Un impegno di cronaca ed approfondimento che per noi giornaliste è quotidiano e che prosegue oltre le pur utilissime giornate simboliche di denuncia, dall’8 marzo al 25 novembre. Lo slogan è “Contro la violenza economica, lo sfruttamento e la precarietà, dal #Metoo al #Wetoogether” e gli appuntamenti si possono trovare su https://nonunadimeno.wordpress.com.
Un po’ di dati dal comunicato stampa di Nonunadimeno:
Molestie sessuali sul lavoro
(Fonte www.istat.it e www.ingenere.it)
8 milioni 816mila (43,6%) le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale.
1 milione 404mila donne, ovvero il 9% delle donne italiane, ha subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro tra il 2015 e il 2016.
1 milione 173mila le donne che in Italia dichiarano di essere state ricattate sessualmente nel corso della propria carriera per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni.
Gli autori delle molestie a sfondo sessuale risultano in larga prevalenza uomini: lo sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% delle vittime uomini.

Occupazione, lavoro di cura, uso del tempo
(Fonte www.istat.it e www.ingenere.it)

In Italia, nel 2015, solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro (dipendente o autonomo) rispetto al 62% dei maschi.
Nel 2014, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro); tale differenza è diminuita dal 2008, quando era del 28%.
L’85% delle famiglie monoparentali in condizione di povertà assoluta ha come persona di riferimento una donna.
Nel 2016 l’occupazione femminile Italia è al 48,9% media europea (65,3%). Tra i paesi Ocse l’Italia è al quarantunesimo posto per partecipazione femminile al mercato del lavoro e al terzo per tasso di inattività (dati 2016).
Nel 2016, il 78% delle dimissioni volontarie ha riguardato le lavoratrici madri, e solo il 22% i lavoratori padri.
Le difficoltà nel conciliare la cura dei figli con il lavoro nel 2016 è stata infatti alla base di 13.854 dimissioni – il 44% in più rispetto a quelle rilevate nel 2015. Nel 98% dei casi questo ha riguardato le donne.
Il 30% delle madri che hanno un lavoro lo interrompe alla nascita del figlio (Agenzia italiana per lo sviluppo sostenibile).
Solo un bambino su quattro tra gli zero e i due anni in Italia è affidato alle cure di servizi formali di assistenza all’infanzia (Ocse, 2017).
Il lavoro familiare rappresenta il 21,7% della giornata media delle donne (5h13′), contro il 7,6% di quella degli uomini (1 ora e 50 minuti) (età compresa fra i 25 e i 64 anni, in Italia, nel 2014)Il lavoro retribuito occupa il 19,4% del giorno medio degli uomini (4h39′), contro il 9,9% di quello delle donne (2h23′) (età compresa fra i 25 e i 64 anni, in Italia, nel 2014).
Tra gli occupati e le occupate, gli uomini dedicano mediamente più tempo al lavoro retribuito (24,8% contro il 19%), ma le lavoratrici aggiungono alla giornata lavorativa un altro 16,1% di carico familiare (3h52’).
Il tempo libero delle occupate si comprime al 13,5% della giornata (3h15’) contro il 17% di quello maschile (4h05’), con una differenza di 50 minuti in meno al giorno.
Fra il 2009 e il 2014 l’asimmetria di genere nel lavoro totale è diminuita sia nel lavoro retribuito che nel lavoro familiare all’interno delle coppie. Il fenomeno ha riguardato in particolare le coppie con figli, sia in quelle in cui lei ha 25-44 anni che in quelle in cui lei ne ha 45-64.

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