Molestie sessuali sul lavoro, time’s up! Un manifesto per dirlo

Promosso dalla consigliera di parità della Puglia, raccoglie molte adesioni. Assenti fra i firmatari le associazioni datoriali [di Marilù Mastrogiovanni]

Molestie sessuali sul lavoro, time’s up! Un manifesto per dirlo
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7 Marzo 2018 - 21.29


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Il tempo è scaduto: time’s up. E’ scaduto per le molestie sessuali sul posto di lavoro, per le discriminazioni, per la disparità di trattamento economico tra uomini e donne, per i sessismi.

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La consigliera di parità regionale e nazionale supplente Serenella Molendini chiama a raccolta tutti gli ordini professionali, i sindacati, il Garante regionale, i CUG di enti pubblici e università, le associazioni professionali per dire “basta” alle molestie sessuali sul posto di lavoro e a ciò che rappresentano. Presenta un manifesto sottoscritto da 50 soggetti di diritto pubblico e privato, tra cui Giulia Puglia, per esprimere solidarietà verso chi è stata molestata sul luogo di lavoro o peggio ha subito violenza, per invitare tutte le donne a denunciare, sapendo di avere dalla loro una ufficiale pubblica – è tale la figura della consigliera di parità – che agisce d’ufficio di fronte alla denuncia di una discriminazione sessuale.

E tali sono le molestie. Il manifesto che è stato presentato oggi presso l’Ordine degli avvocati di Bari, fornisce una serie di dati per inquadrare il fenomeno in Italia: sono un milione 404 mila le donne che in Italia hanno subito molestie o ricatti sessuali nella loro vita lavorativa o da parte di un collega o da parte del datore di lavoro. Sono 425 mila le donne che hanno subito tali discriminazioni tra il 2013 e il 2016 (fonte: Istat). Soprattutto giovani donne, più istruite e spesso separate. E, naturalmente, sono uomini i molestatori.
Le molestie sessuali, infatti, non sono un gioco di seduzione accettato da entrambe le parti, ma sono discriminazioni di genere, “ovvero quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale e non verbale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice (o di un lavoratore) e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo”(dal Codice Pari Opportunità Dlgs.198/2006 e successive integrazioni art. 26 comma 2bis). Le molestie sessuali fanno parte di quel sistema patriarcale che ha sempre mercificato ed usato il corpo delle donne.

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Col manifesto di oggi le firmatarie vogliono:

– “chiedere alle donne di denunciare, promettendo loro che non verranno più lasciate sole e troveranno, nelle OO.SS. e negli Organismi istituzionali di parità che sono presidio contro le discriminazioni, ascolto e, nel caso dell’Ufficio delle Consigliere di Parità, anche tutela gratuita;

– sollecitare Confindustria e tutte le Associazioni datoriali a firmare ed attuare il Protocollo d’Intesa firmato a livello Nazionale nel gennaio 2016 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria che recepisce l’Accordo Quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro raggiunto il 26 aprile del 2007 dalle rispettive rappresentanze a livello europeo Businesseurope, CEEP, UEAPME e ETUC. In coerenza con i principi enunciati nell’Accordo Quadro, l’intesa riafferma che le molestie o la violenza nei luoghi di lavoro sono inaccettabili e vanno denunciate, sottolineando che le imprese e i lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali;

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– sollecitare la Regione Puglia a dare continuità e attuazione alla Legge Regionale n°8/2014 “Norme per la sicurezza, la qualità̀e il benessere sul lavoro”;

– chiedere a tutti i politici che siederanno in Parlamento e a chi oggi siede nel Consiglio Regionale e nei Consigli Comunali e Provinciali;

– dare finalmente corso ad una grande svolta culturale in questo Paese che continua a perpetrare processi di esclusione nei confronti delle donne e che rende “sistema” le discriminazioni in tutti gli ambiti, da quelli economici a quelli sociali a quelli politici;

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– rafforzare gli Organismi di Parità nelle loro funzioni al fine di garantire benessere e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori nei luoghi di lavoro. Perché ciò sia possibile è necessario soprattutto che i datori di lavoro accolgano le richieste che gli stessi Organismi fanno con assunzione di responsabilità da parte di tutte le rappresentanze;

– dotare gli Uffici delle Consigliere di Parità, ai vari livelli, di fondi adeguati per la tutela gratuita antidiscriminatoria così come previsto dal Codice Pari Opportunità (Dlgs. 198/2006 e successive modifiche), ripristinando il finanziamento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali al fine di poter essere più autonome nei confronti di Regioni e Comuni che spesso pongono in essere atti discriminatori.

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