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Quando le "signorine" facevano muovere la finanza

Ad "Archivissima" di Torino una storia di donne che arriva degli archivi delle banche: chiamate a sostituire gli uomini in guerra, sottopagate e poi... licenziate. [di Stefanella Campana]

Quando le "signorine" facevano muovere la finanza
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Stefanella Campana Modifica articolo

12 Giugno 2020 - 18.25


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Maggio 1915, l’Italia entra in guerra e a sostituire nei luoghi di lavoro gli uomini andati al fronte arrivano le donne. Succede ovunque. Anche alla Banca Commerciale Italiana: i 1700 impiegati diventati soldati vengono sostituiti da 1300 donne, le “signorine”, come sono definite  nei documenti ufficiali, anche perché vietato sposarsi.
Lavorano con contratti provvisori e nessun diritto da accampare, rigorosamente vestite con grembiuli tutti uguali e senza alcuna concessione alla femminilità.

Attingendo a fonti, molte inedite, fascicoli del personale, regolamenti interni, lettere, contratti di lavoro, verbali, carte sindacali custoditi nell’archivio storico di Intesa San Paolo, la direttrice Barbara Costa ha ricostruito la presenza femminile nelle banche dalla grande guerra agli anni Sessanta, una realtà di terribili discriminazioni.  

E’ uno degli oltre 200 archivi che hanno partecipato alla quinta edizione di Archivissima dedicata quest’anno alle donne, al loro protagonismo, alle conquiste sociali e ai mutamenti di costume, all’evoluzione dei ruoli familiari e dei rapporti personali.  Per la prima volta in digitale, Archivissima è un’iniziativa torinese diventata di livello nazionale, unica nel suo genere, che consente di esplorare attraverso gli archivi aperti a tutti  la memoria di persone, istituzioni, territori. Interessante il programma che si poteva seguire on line, arricchito da 80 podcast  e la mostra Epoché sulla figura femminile negli archivi. Non mancano le fotografie, quelle che rivelano un certo orgoglio di donne lavoratrici o quella di una nuova figura femminile al volante della Fiat 500.

Grazie alle ricerche, soprattutto di alcune storiche, sappiamo quanto sia stata dura per le donne, e ancora lo è purtroppo, conquistarsi pari diritti sul lavoro. E quello che esce dagli archivi è una costante conferma, pure in settori come quello bancario che forse si pensava meno problematico. Anche nelle banche infatti, come nelle fabbriche e in altri luoghi di lavoro, le donne che durante le due guerre mondiali avevano sostituito gli uomini, devono tornare a casa o sono relegate in ruoli marginali. Non importa se alcune hanno un diploma da ragioniera o maestra. Tutte devono accontentarsi di lavorare come dattilografe, centraliniste o impiegate, “silenziose e ordinate”, come si legge su un cartello affisso in un ufficio.

Secondo un regolamento del 1921 le impiegate di prima categoria sono pagate molto meno degli uomini, equiparate ai ragazzi minori di diciotto anni. Una legge del 1927 prevede il licenziamento in caso di matrimonio, abrogata solo nel ’29, ma rimarrà in uso perché  ai capi si raccomanda  di fare opera di dissuasione nei confronti delle lavoratrici (sarà poi una legge del 1963 a dichiarare nulle le risoluzioni del rapporto di lavoro in conseguenza di matrimonio per tutti contratti individuali e collettivi). C’è chi, come Annamaria Bernardi, ragioniera al Banco Ambrosiano, stufa di non potersi sposare dopo un lungo fidanzamento, prova a ribellarsi chiedendo aiuto al sindacato autonomo dei bancari che a sua volta  chiede aiuto al cardinale Schuster, arcivescovo di Milano. Non arriverà alcuna risposta né dalla direzione del Banco Ambrosiano né dal cardinale nonostante Annamaria sia molto ben considerata sul lavoro e abbia a suo carico un padre paralitico e una vecchia zia.
Annamaria dovrà scrivere una lettera di dimissioni, costretta  a rinunciare a un impiego che ama e dove era stimata solo per volersi sposare.
Era l’agosto del 1954. Solo nel 1963 una legge vieterà questa ingiustizia (non dimentichiamo che solo pochi anni fa molte donne sono state costrette a licenziarsi in caso di maternità). Ed è solo  nel 1963 che finalmente alla Cariplo si festeggia Alda Agalbato per il suo nuovo ruolo di funzionaria, con l’auspicio, si legge nel bollettino interno, che altre “graziose e gentili come lei” possano seguire il suo esempio.

Sono passati alcuni decenni da quella data e per fortuna molte donne oggi ricoprono ruoli importanti e hanno fatto carriera ma la terribile pandemia ci ricorda come le conquiste delle donne sono sempre in pericolo e le prime a pagare sul fronte del lavoro. Gli archivi di questi ultimi decenni avranno altre storie di discriminazioni da ricordarci.

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