Le donne (italiane) vanno al G20. E c'è anche GiULiA

Iniziate le audizione del team - capitanato da Linda Laura Sabbadini - che presenterà le proposte ai "grandi della Terra". Lavoro, digitale, violenza, stereotipi i temi principali su cui lavorare.

Le donne (italiane) vanno al G20. E c'è anche GiULiA
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28 Dicembre 2020 - 18.51


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GiULiA giornaliste è stata invitata alla consultazione di Women20 (W20), l’engagement group ufficiale del G20 sulla parità di genere, per delineare gli obiettivi prioritari sui quali concentrare le azioni di Women20 in relazione alla Presidenza italiana del G20.

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Il W20, che persegue l’obiettivo di elaborare proposte di policy e raccomandazioni ai leader dei paesi membri del G20 è composto da 70 delegate di 20 paesi. Dal 12 dicembre, l’Italia ha la leadership del movimento a livello internazionale:

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quest’anno Chair di W20 è Linda Laura Sabbadini, mentre Sherpa è Martina Rogato, insieme a un team di donne (di cui fa parte anche la nostra GiULiA Daniela Colombo)

 

Le macro-aree sulle quali lavora il W20 a guida italiana sono: donne e lavoro; inclusione finanziaria e imprenditoria; parità di genere digitale; violenza di genere; superamento degli stereotipi. 

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Sono cioè tutti temi – come ha sottolineato la presidente di GiULiA Silvia Garambois, nel corso dell’incontro – che attraversano l’informazione, e che dall’informazione devono essere valorizzati. “Il punto di vista delle donne passa anche attraverso la penna delle donne, cioè delle giornaliste: una realtà massiccia, che nelle redazioni supera il 40%, ma l’assenza di direttrici nei telegiornali nazionali, la presenza di due sole direttrici nei maggiori quotidiani – il manifesto e la Nazione -, la piramide al maschile nella dirigenza dei giornali, di fatto non permette la valorizzazione della realtà femminile. Problema, questo, non solo italiano”.

 

Un tema centrale da portare al G20, secondo GiULiA, è ora più che mai quello del lavoro delle donne, perché la pandemia e l’adozione massiva dello smart working, non solo ha allontanato dai luoghi di lavoro (e per noi dai giornali) soprattutto le donne, ma anche la forbice delle differenze salariali rischia di allargarsi. “Ma per le giornaliste, e non solo in Italia – ha aggiunto Garambois – quello che è esploso come fenomeno degli ultimi tempi, è l’attacco del linguaggio d’odio e sessista sui social: minacce violente, che rischiano di rappresentare vera censura psicologica, soprattutto per le giornaliste che si occupano di temi sensibili, dalla politica ai migranti. Una nuova minaccia alla libertà di informazione su cui è tempo intervenga la politica ai maggiori livelli”.

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Le associazioni di donne che saranno interpellate dal team del W20 italiano sono oltre 120, e una ventina di queste – delle più diverse estrazioni – ha partecipato all’incontro insieme a GiULiA.    

 

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Nelle conclusioni dell’incontro Linda Laura Sabbadini ha commentato: 

“C’erano vari modi di fare questa consultazione, primo passo del nostro lavoro, arricchente per tutte: interagire direttamente è molto fruttifero.

 

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La cosa che mi colpisce, anche delle precedenti riunioni, è la fortissima contraddizione tra la frammentazione dell’associazionismo femminile, e insieme la profonda unità di intenti nel momento in cui dobbiamo metterci d’accordo su questioni fondamentali, ognuna col suo punto di vista. Quelli identificati come punti cardine trovano l’accordo di tutte.

 

C’è il dato delle giornaliste, che dovremo trovare modo di esplicitare bene, così come i contributi sul green, e sulla multidisciplinarietà degli approcci. L’ “education” a tutto tondo, fondamentale: dai nidi all’università, che poi significa essenzialmente educazione alla cultura del rispetto e contro gli stereotipi di genere. Così come la questione delle Pmi: la sfida è tener conto della dimensione delle grandi imprese e della dimensione fondamentale delle piccole e medie imprese; nel G20 abbiamo una serie di Pesi dove la piccola imprenditorialità per le donne è assolutamente cruciale.

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Dobbiamo mettere in agenda non la diminuzione del gap femminile per i prossimi anni, perché è un indicatore relativo (per esempio se c’è il crollo dell’occupazione maschile e una minore diminuzione di quella femminile, il gap si riduce), ma la crescita dell’occupazione femminile. Così come non dovremmo più parlare di forza lavoro, che comprende occupate e disoccupate, ma di occupazione.

Insomma: al G20 dobbiamo portare obiettivi concreti”.

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