Commissione Segre: l'informazione delle giornaliste sotto attacco | Giulia
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Commissione Segre: l'informazione delle giornaliste sotto attacco

Audizione di GiULiA alla Commissione parlamentare per il contrasto ai fenomeni di intolleranza e di istigazione all'odio e alla violenza. Le dimensioni del fenomeno

Commissione Segre: l'informazione delle giornaliste sotto attacco
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Paola Rizzi Modifica articolo

19 Novembre 2021 - 15.55


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L’audizione di GiULiA si è tenuta il 18 novembre alla Sesta Commissione del Senato, presidente Liliana Segre. Trasmessa sulla web tv del Senato, si può rivedere a questo link:
https://webtv.senato.it/webtv_comm_hq?video_evento=239089

Nelle conclusioni è stato ribadito:

“Come associazione Giulia quello che ci preme è l’aspetto culturale: il linguaggio d’odio si nutre di stereotipi, nel caso delle giornaliste si tratta di stereotipi sessisti e misogini, alimentato sui social da una sempre maggiore polarizzazione e radicalizzazione del linguaggio.

 

Occorre una rete che sostenga le vittime e una battaglia culturale sulla contro narrazione: parole buone, non buoniste, ma corrette, contro le parole cattive.  Questa è l’esperienza per esempio delle scorte mediatiche, gruppi che intervengono sui social per controbilanciare i commenti negativi e costituire una sorta di scudo difensivo. Ma non basta.

 

Secondo noi emerge il grandissimo tema della moderazione, in cui sono molti i soggetti ad avere responsabilità: oltre ai grandi monopolisti, tutti gli influencer in senso lato, tra cui anche il mondo politico e gli stessi media, che contribuiscono ad una polarizzazione del dibattito pubblico in cui viene premiato chi alza di più la voce e attacca più violentemente. Non si tratta di limitare la libertà di espressione ma di un’etica della responsabilità sulla base della consapevolezza che le parole hanno conseguenze e che la violenza verbale basata sulla discriminazione di genere si configura come una violazione dei diritti umani la cui tutela deve diventare prioritaria anche nell’agenda politica.

 

Per garantire una buona informazione, serve anche un lavoro in difesa dei diritti di chi fa informazione.”

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