Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 5 al 10 dicembre 2022)

Una settimana di notizie sui media: come e quando si parla di donne? GiULiA prosegue con il suo osservatorio su giornali e web in ottica di genere

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 5 al 10 dicembre 2022)
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Barbara Consarino Modifica articolo

11 Dicembre 2022 - 17.31


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Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, L’Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Il Manifesto, Il Sole 24 ore, Qn, La Verità, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport

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Dal 5 al 10 dicembre 2022
I numeri: firme in prima pagina 725  uomini e 215 donne; commenti 118 uomini, 31 donne. Interviste 178 uomini, donne 60.

Donne, vita, libertà La rinuncia del regime iraniano alla polizia morale è stata la notizia principale di questi giorni. Repubblica, La Stampa, Il Corriere, il Qn e il Messaggero hanno dedicato almeno due pagine all’argomento per tutta la settimana. Prevale, nei servizi e nei commenti, lo scetticismo per quella che si configura come la prima concessione alla rivolta, partita dalle ragazze nel Kurdistan iraniano, poi dilagata in tutte le province. E i fatti successivi daranno ragione ai diffidenti. Il regime abolirà sì la polizia morale, ma ha intenzione di varare norme più stringenti sul velo, con la possibilità di bloccare i conti in banca alle disobbedienti. Accanto alla repressione 2.0 c’è quella feroce della piazza: il governo ammette 200 morti fra dimostranti e forze dell’ordine (ma secondo altre fonti sarebbero più del doppio), ma sono state eseguite e pubblicizzate quattro esecuzioni capitali di quattro presunte spie israeliane, un altro giovane è stato impiccato e il Guardian ha raccolto la testimonianza di alcuni medici che hanno soccorso donne ferite agli occhi, al petto e ai genitali, tanto per sottolineare il disprezzo nel confronto dei loro corpi e la volontà di marchiarle per sempre. Sulla delicata questione iraniana e sulle sue implicazioni e intrecci di guerra (per l’aiuto dato a Mosca) abbiamo letto anche interviste e commenti al femminile. Sulla Stampa e sul Messaggero di lunedì 5 Farian Sabahi, docente universitaria e scrittrice, mette in guardia pure lei dai facili entusiasmi: le donne continueranno a essere controllate dai pasdaran, dalla polizia e da milizie varie. «Il clero sciita – dice Sabahi al Messaggero non ha voluto crescere una nuova generazione di teologi a cui passare il testimone. Si rischia la transizione da una repubblica islamica a una repubblica militare con a capo i pasdaran che son già in politica, nel parlamento e non solo e controllano apparati di sicurezza ed economia per via delle sanzioni». Sabahi verrà intervistata anche dal Qn di venerdì. Sempre nello stesso giorno Repubblica, a firma del direttore Maurizio Molinari intervista alla scrittrice iraniana Nazar Afisi: «L’Iran di oggi è come il Sudafrica dell’apartheid, il razzismo lì era contro i neri, in Iran contro le donne. Ci sono migliaia di persone che scendono in piazza e non puoi certo ucciderle tutte. E anche se ne uccidi qualcuna ce ne saranno ancora altre. E in questo modo il regime sta spingendo sé stesso contro il muro. Non può farcela, imploderà come avvenuto con il Sudafrica».

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Per Fiamma Nirenstein, sul Giornale, la notizia dimostra che il regime, sempre più indebolito all’interno e isolato a livello internazionale, prova a fare concessioni perché impaurito dall’avanzare della rivolta. Lo stesso concetto lo ritroviamo nel Qn in una analisi di Cesare De Carlo e pure in un commento di Marta Ottaviani. Intanto la rivolta dilaga e ai dimostranti si sono uniti i commercianti in un lungo sciopero generale, segno che anche la middle class sulla quale il regime contava tanto sta voltando le spalle alla teocrazia. Giovedì quasi tutti i giornali hanno dato la notizia della condanna a 3 anni di prigione di una nipote di Khamenei, Farideh Muradkhani, mentre Badri, la sorella dell’ayatollah, ha preso posizione contro di lui. La lettera integrale è stata pubblicata dalla Stampa, accompagnata dalla foto di Badri Hossein Khamenei, una donna col capo coperto da un velo scuro. Ma l’invettiva contro il fratello, in aiuto ai rivoltosi, è fortissima. Il quotidiano di Torino sta pure appoggiando una petizione di Change.org  per salvare dalla pena capitale Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e mamma di tre bambini molto piccoli, in carcere da un mese e mezzo, accusata di aver dato un calcio a un pasdaran durante una protesta. Fahimeh è stata per 34 giorni la compagna di cella dell’italiana Alessia Piperno, la travel blogger liberata un mese fa, che ne ricorda la disperazione lontana dai suoi figli: «Ti canto Bella ciao e tu ti metti a piangere, altre volte mi batti le mani…». Mentre le donne soffrono nelle piazze e nelle carceri, sembra che diversi esponenti del regime stiano trattando con il governo del Venezuela per chiedere asilo politico nel caso le cose si mettano davvero male per loro.

Squilli di rivolta anche in Cina, dove, dalla città di Urumqui sono filtrate le immagini dei manifestanti contro il lockdown, ragazze e ragazzi, con i fogli bianchi in mano: stavolta è merito dei social se ne abbiamo avuto notizia, certo è che le giovani generazioni sono così riuscite ad aggirare la censura. Ne scrive Jennifer Conrad su Wired e pure Jenny Chang sul Fatto Quotidiano. Chang, docente all’università di Hong Kong è una studiosa dell’area delle fabbriche di Foxcon da cui è partita la protesta e ne racconta il funzionamento molto orizzontale e senza leader, grazie, appunto, all’uso dei social.

Mondo inquieto Sulla Stampa Nathalie Tocci racconta un suo viaggio a Taiwan, possibile e temibile futuro fronte di guerra e fa dei paralleli con l’Ucraina, dove, fatte salve le somiglianze culturali, linguistiche e storiche, rispettivamente con Cina e Russia, l’identità ucraina e taiwanese si fonda sulla democrazia. A Taipei, per esempio, le donne sono il 50 per cento nel parlamento, mentre sui diritti civili e Lgbtq+, sono anni luce avanti a noi. Secondo Tocci l’Occidente dovrebbe sostenere Taiwan proprio per scongiurare il ripetersi di una situazione sul modello dell’Ucraina.

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In Indonesia diventa reato il sesso fuori dal matrimonio, la restrizione vale per tutti, cittadini residenti e turisti. Un approfondimento sulla Stampa è l’intervista alla scrittrice indonesiana Ayu Utami, secondo la quale la nuova legge sarebbe frutto di un compromesso, cioè poteva finire pure peggio: per procedere ci vuole la querela di un parente, quindi non è un automatismo. Da anni è in corso una battaglia tra chi chiede più diritti e chi vuole più controlli sui diritti dei cittadini. Nella fino a ieri tollerante Indonesia, segnala ancora la scrittrice, sono stati fatti passi avanti sulla repressione degli abusi domestici e molti passi indietro sui diritti Lbgtq+. E la situazione sembra destinata a peggiorare con le nuove leggi.

In Sudafrica, invece, si pensa a depenalizzare la prostituzione per arginare l’ondata di femminicidi che in pochi mesi, fra luglio a settembre, ha fatto un migliaio di vittime, una cifra enorme, se pensiamo che il Sudafrica ha 60 milioni di abitanti. La parola ora passa al Parlamento. Avvenire è il solo quotidiano a dare questa notizia.

La Ue chiederà di riconoscere pari diritti ai figli delle coppie gay in tutti gli stati europei per garantirne la protezione giuridica e scongiurare le disparità di trattamento. Secondo il commissario alla Giustizia, il belga Didier Reynders, l’obiettivo è semplicemente di garantire pieni diritti a 2 milioni di bambini attualmente a rischio discriminazione a cominciare da quello alla libera circolazione, ma pure in campi quali la successione, gli obblighi alimentari, le questioni scolastiche o sanitarie, il diritto di custodia. La Ue dei 27 dovrà approvare all’unanimità e non sarà facile. Spiegato molto bene sul Sole24 ore da Beda Romano, ripreso da tutti i giornali, ovviamente con accenti diversi. Da parte sua la ministra Eugenia Roccella ha ribadito che la famiglia italiana è quella tradizionale, quindi i problemi non verranno solo dall’Est. 

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Ma i giornali italiani sono ovviamente impegnati anche sul fronte interno. Titoloni lunedì scorso per gli appunti di Giorgia, la nuova rubrica varata dalla premier su Facebook, un appuntamento settimanale con gli italiani e altrettanti per Elly Schlein che si è candidata ufficialmente alla segreteria del Pd. Interviste, interventi e commenti su pregi e difetti della candidata che si contrappone al governatore Bonaccini, mappe con i leader di riferimento delle varie correnti e in ultima battuta una intervista a Paola De Micheli, la prima a scendere in campo per la segreteria: si è autodefinita l’unica scelta possibile anche per la sua approfondita conoscenza dei meccanismi di partito e perché non è supportata dalle correnti ma dai circoli. 

L’apertura della stagione a Milano con la Prima della Scala, segna il debutto di Giorgia Meloni che non era mai entrata nel tempio della lirica. Si temevano contestazioni, invece nulla è accaduto, visto che la platea era impegnata nella lunghissima ovazione al presidente Mattarella. Niente di nuovo sul fronte delle cronache dell’indomani, lodi e critiche all’abito della premier e alla sua acconciatura. Come da copione. Eppure su quel palco c’erano due delle 100 donne più influenti della Terra, secondo la classifica annuale di Forbes: Ursula von derLeyen al primo posto e Meloni che nella graduatoria si colloca al settimo.

Lavoro Delega delle procure della Repubblica agli ispettori del lavoro per le indagini in caso di lesioni personali da mobbing, molestie, violenze e minacce nel contesto lavorativo e aborto colposo per causa di lavoro. Si tratta di alcune ipotesi contenute nel protocollo quadro posto a base della collaborazione tra procure e ispettorati del lavoro territoriale. Notizia letta sul Sole24 ore del 6 dicembre. Intese raggiunte tra gli ispettorati e la procura generale presso la Corte di Cassazione, al fine di assicurare interventi omogenei su tutto il territorio.

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Sul Messaggero ampia intervista a Katherine Moos, manager inglese fondatrice di Ollmoo, una community di 75 nazionalità che parla 57 lingue. La sua missione, da ex reclutatrice di personale, è trovare ragazze di talento da avviare a posizioni di leadership nelle aziende. Moos, 55 anni si muove tra Londra e Roma. Ollmoo mette in contatto domanda e offerta in tutto il mondo, organizza corsi gratuiti, fornisce consulenze e soprattutto invia messaggi positivi alle più giovani.

Serie nera Speravamo di poterne fare a meno, ma anche in questi giorni dobbiamo parlare di un femminicidio, quello di Cinzia Luison di 60 anni uccisa a bottigliate dal marito Giuseppe Pitteri di 65. La coppia abitava a San Stino di Livenza nel Veneziano.  I quotidiani che abbiamo esaminato non hanno dato particolare risalto alla morte della donna e forse per questo Avvenire mette nello stesso pezzo il femminicidio e altre due donne vittime di incidenti stradali, una travolta da un tir e l’altra da uno scuolabus. Comunque è una strana scelta.

Saman Abbas è stata uccisa probabilmente con una coltellata alla gola. Sul corpo della ragazzina pakistana scomparsa nel 2021 a Novellara, Reggio Emilia, nel 2021, non ci sarebbero altri segni di violenza. Saman Abbas, che rifiutava il matrimonio combinato dai suoi parenti, era vestita con gli stessi abiti che indossava la sera in cui, cadendo in un tranello familiare, fu attirata nel luogo della sua esecuzione. Suoi anche due braccialetti e orecchini ritrovati nella fossa. L’autopsia la sta facendo l’anatomopatologa Cristina Cattaneo del Labanof di Milano. 

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Violenza sessuale Per essere dichiarata tale non richiede un dissenso esplicito della vittima, perché può esserci abuso anche di fronte al suo silenzio. Respingendo la richiesta di archiviazione della procura di Milano per una violenza sessuale da parte di un uomo di 32 anni ai danni di una ragazza di 5 anni più giovane e con fragilità psichiche, il gip ha argomentato che nella fattispecie di violenza sessuale non si richiede affatto un manifesto dissenso da parte della vittima. La ragazza, paralizzata prima dallo stupore e poi dallo spavento aveva infatti raccontato al pm di essere rimasta immobile per tutto il tempo per poi finalmente fuggire quando l’uomo si era addormentato. Da qui il magistrato aveva ipotizzato un fraintendimento da parte dell’uomo, chiedendone quindi il proscioglimento al quale il gip ha dato un motivato no. Il Corriere della sera colloca la notizia in nazionale, Repubblica nelle pagine locali. La giovane non saprà mai di questo epilogo, si è tolta la vita 8 mesi fa.

Condannato a 6 anni per violenza di gruppo il calciatore del Genoa Manolo Portanova, accusato da una studentessa di Siena. Portanova era imputato con giudizio abbreviato assieme allo zio Alessio Langella (stessa condanna) e a un amico, Alessandro Cappiello, che ha scelto il rito ordinario. Insieme a loro anche il fratello minore di Portanova che all’epoca, siamo nel maggio 2021, aveva 17 anni ed è ora indagato dal tribunale dei minori di Firenze. La ragazza sembra  sia stata incalzata dai difensori di Portanova e Langella per 7 ore di controinterrogatorio, senza però cambiare di una virgola il suo racconto. E questo la dice lunga sulla vittimizzazione secondaria delle donne nelle aule di giustizia e sul perché tante non denunciano. Il calciatore, che si professa innocente e farà appello, dovrà pagare una provvisionale di 100mila euro alla ragazza, 20mila alla madre di lei e, cosa inconsueta che leggiamo anche su Domani, 20mila euro all’associazione Donna chiama Donna che era stata ammessa come parte civile. La notizia è stata data con diverso rilievo di giornali, ma comunque tutti i quotidiani hanno sottolineato il comportamento della società calcistica genovese che ha ugualmente convocato il centrocampista nel match di giovedì contro il Sudtirol. Portanova però non ha giocato, è rimasto per tutto il tempo seduto in tribuna. A parte la presunzione di innocenza fino alla Cassazione, si porrebbe un problema legale per il club: se il centrocampista venisse successivamente assolto potrebbe far causa alla società. Del suo caso, comunque, si occuperà anche la giustizia sportiva, la procura federale della Federcalcio ha infatti richiesto gli atti al tribunale di Siena e aprirà un procedimento. Unica a salvare l’onore in questa brutta storia è stata la tifoseria genoana che, con forza, ha chiesto provvedimenti contro il calciatore. Ieri, infatti, contro l’Ascoli il genoano non è stato convocato. Poi si vedrà.

Hater Uno chef molto popolare, un giovane disoccupato di Siracusa, l’ex presidente della Croce Bianca dell’Emilia Romagna: tre personaggi molto diversi fra loro, accomunati dal fatto di essere messaggeri d’odio. Il primo, chef Rubio, è una delle 24 persone denunciate dalla senatrice Liliana Segre che, dopo anni di persecuzioni e minacce, ha deciso di portare gli odiatori in procura; l’uomo che ha insultato pesantemente e minacciato di morte Giorgia Meloni e sua figlia è un disoccupato di 27 anni, ha scritto quelle minacce alla premier per indurlaa non toccare il reddito di cittadinanza, ora è indagato per violenza privata aggravata; nel terzo caso, abbiamo una donna uccisa in agosto a Bologna dall’ex compagno. Si chiamava Alessandra Matteuzzi, aveva 56 anni, era bella e le piaceva essere sempre al meglio. Due nipoti di Silvana, impegnati a proteggerne la memoria, si sono mossi attraverso l’avvocata Chiara Rinaldi e hanno raccolto un dossier di 9 pagine nel quale si legge di tutto. Tra i messaggi c’è quello di Donatello Alberti, direttore, sospeso, della Croce bianca Emilia Romagna. Che si lamentava online per come la donna “andava conciata”. «Comportatevi più sobriamente come le nostre nonne, non siate scostumate e provocanti e gran parte delle aggressioni saranno evitate». I messaggi con insulti e allusioni al fatto che la colpa di esser stata uccisa è solo sua, sono al vaglio della Polizia postale. Purtroppo, a giudicare dai nickname scelti, molti sarebbero stati scritti da donne. La notizia dell’apertura delle indagini è stata data con risalto da Repubblica e dal Messaggero che l’ha portata in prima pagina con la foto di Silvana.  

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A maggior consolazione nostra la condanna confermata in Appello a Genova del sindaco leghista di Pontinvrea, Matteo Camiciottoli, che augurò a Laura Boldrini di trovarsi gli stupratori a casa. La notizia su Avvenire dell’8 dicembre fa capire che non è possibile farla sempre franca.

Liliane Murakateke, moglie di AboubakarSoumahoro è finita sui giornali in questi giorni non solo per lo scandalo delle cooperative che dovevano occuparsi di migranti, ma per una serie di foto in cui appare seminuda, scattate almeno 12 anni fa. Noi le abbiamo viste sulla Verità, il Corriere della sera, all’indomani ha ripreso la notizia pur non pubblicando le foto. Domanda: era proprio necessaria questa gogna?

Qatar e dintorni La settimana era iniziata molto bene con una interessante analisi di Franco Arturi sulla Gazzetta dello Sport con richiami sulle pari opportunità che non abitano in questo ambiente. Persistono ancora forti pregiudizi per cui se una ragazza vuole tirare di boxe o giocare a calcio viene subito etichettata in modo negativo. Malgrado ciò le ragazze italiane portano successi e medaglie con impegno e fatica. E per questo, conclude Arturi, dovrebbero essere aiutate e ascoltate anche quando raccontano capitoli dolorosi della loro vita, come è accaduto alle ginnaste. E a proposito di queste ultime, sono praticamente scomparse dai giornali, speriamo di averne notizia quando la loro Federazione presenterà i risultati dell’inchiesta sui maltrattamenti denunciati da decine di ragazze.

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Per il resto, a parte qualche piccola puntata sullo sci femminile, il resto è stato inghiottito dai mondiali di calcio in Qatar e, in senso molto negativo, con l’apertura a Bruxelles di un’inchiesta che coinvolge ex parlamentari del gruppo socialista fra cui l’italiano Antonio Panzeri, in un giro di mazzette che dovevano servire a ripulire l’immagine del Qatar assai offuscata dalla mancanza di diritti, anche elementari. Sacchetti pieni di banconote sarebbero stati trovati nelle abitazioni di Panzeri e in quella di Eva Kaili, la vicepresidente greca del Parlamento europeo accusata come Panzeri di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio. Insomma, un finale per niente sportivo.

Addio vecchia Barbie Su Domani Valeria Palermi scrive un pezzo sulla bambola più famosa del mondo che viene portata sul grande schermo dalla regista femminista Greta Gerwig. La zuccherosa e ormai ex ragazza dai mille vestiti, preferibilmente di colore rosa, diventa il simbolo di un femminismo irridente e sicuro, tanto da non aver neanche bisogno di essere aggressivo.

Questo è un lavoro di squadra, grazie come sempre per le segnalazioni a Caterina Caparello, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso e Maria Luisa Villa.

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