Servono più donne e meno stereotipi. Il punto di vista di GiULiA sui media audiovisivi in Commissione

L'ex presidente di GiULiA giornaliste Silvia Garambois è stata audita dalle commissioni Cultura e Trasporti nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo del Testo unico dei servizi di media. Il testo integrale della sua relazione

Servono più donne e meno stereotipi. Il punto di vista di GiULiA sui media audiovisivi in Commissione
Foto di Kelly Sikkema su Unsplash
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Silvia Garambois Modifica articolo

8 Febbraio 2024 - 13.13


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Signor Presidente, Onorevoli,

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grazie per questo invito che ci permette di evidenziare alcune criticità del “Testo unico dei servizi di media audiovisivi” (TUSMA) rispetto a quello che è il nostro punto di vista e di osservazione in quanto Associazione di giornaliste – siamo circa 300 professioniste e pubbliciste in tutta Italia – impegnate nell’analisi sul rapporto donne e media.

QUI IL VIDEO DELL’AUDIZIONE

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Due sono gli aspetti su cui vorremmo principalmente fissare l’attenzione: la presenza femminile e delle sue eccellenze nei media radio e tv, nel rispetto del pluralismo più volte richiamato nel Testo, e l’attenzione nei confronti della violenza sulle donne, sui quali radio e tv possono contribuire a creare una cultura del rispetto.

Per quel che riguarda la rappresentazione dell’eccellenza femminile ci sono di supporto i dati dell’ultima analisi del Global Media Monitoring Project (2020) secondo cui solo il 12% degli “esperti” sui media italiani è donna (contro un pur risicato 26% del dato internazionale sui 114 Paesi presi in esame). Anche il Report 2022 sulla programmazione Rai testimonia che nei generi di informazione e factual – dai talk show all’infotainment – le opinioniste sono solo il 30% e le esperte solo il 23%.

In particolare il “Monitoraggio sulla rappresentazione della figura femminile, sulla capacità di garantire il pluralismo di temi, soggetti e linguaggi e contribuire alla creazione di coesione sociale nella programmazione Rai”, condotto da Isimm, testimonia come la presenza femminile sia più numerosa nella fascia del day time (con il 45,3% di presenze) per calare – o forse meglio: precipitare – al 34,5% (vs 64,4% di uomini) nella più ambita fascia serale. Pur in mancanza di dati di analisi, è palese come lo stesso meccanismo di riproduca anche nell’emittenza privata, con una scarsissima presenza femminile nelle trasmissioni di prima serata.  

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La presenza delle donne, e soprattutto la presenza nei ruoli principali (protagonista, co-protagonista), aumenta comunque nei generi fiction, in linea con la tendenza registrata per film e serie tv statunitensi. Quanto all’ambito, però, sembra sussistere una sorta di segregazione tematica: la presenza femminile è maggioritaria nei ruoli di cura della casa e della persona (85% del totale di questa tipologia) e dei ruoli familiari (65%), mentre è molto più ridotta tra le figure istituzionali, politiche e della pubblica amministrazione (19%).  

Secondo noi è inoltre necessario l’utilizzo di un linguaggio rispettoso delle donne, a partire da un uso della grammatica e delle sue declinazioni al maschile e al femminile che riconosca ruolo e impegno sociale delle donne: “nascondere” l’eccellenza femminile con un utilizzo improprio della lingua italiana comporta, a nostro modo di vedere, un’ulteriore discriminazione per il raggiungimento di quella parità effettiva indicata dalla nostra Costituzione.

Per il raggiungimento di un obiettivo paritario, valorizzando l’eccellenza femminile nei media radio e tv, ci sembra che sarebbe di sostanziale supporto un richiamo in questo senso all’art 4 del Testo – articolo in cui si approfondiscono i temi del pluralismo e della libertà degli utenti, e dove si sottolineano temi familiari a noi giornaliste e giornalisti come la necessità di “obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione”.

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Per quel che riguarda l’attenzione alla violenza contro le donne, tema che purtroppo rimane prioritario, la stessa AgCom nel suo regolamento richiama quanto scritto dal Parlamento europeo nel 2018 nella “Risoluzione sulla parità di genere nel settore dei media nell’Unione Europea”, ovvero che “l’erotizzazione della violenza e l’oggettualizzazione delle donne nei media si ripercuotono negativamente sulla lotta per l’eliminazione della violenza” nei loro confronti. AgCom tra l’altro denuncia come “i programmi di informazione e di intrattenimento non devono contenere espressioni verbali o para-verbali, immagini o elementi grafici suscettibili, in maniera diretta o indiretta, da istigare a commettere reati o effettuare apologia degli stessi nonché di diffondere, incitare, propagandare oppure di giustificare, minimizzare o in altro modo legittimare la violenza, l’odio o la discriminazione e offendere la dignità umana”.

Giornaliste e giornalisti hanno inserito nella loro Carta dei Doveri, dal 1 gennaio 2021, l’art. 5 bis sul “Rispetto delle differenze di genere”: “Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:  a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;
b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte”.

Ci si chiede, dunque, se il “Testo unico dei servizi di media audiovisivi”, oltre al richiamo all’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea contro l’istigazione alla violenza o all’odio, così come ha aumentato le tutele per i minori, non debba parimenti intervenire direttamente con un articolo che delinei il corretto approccio nel racconto e nel linguaggio della violenza contro le donne.  

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Le proposte di emendamento al TUSMA di GiULiA

Proposte emendamenti al TUSMA per una corretta rappresentazione delle donne sui media radio e tv e per il contrasto alla violenza sulle donne

All’art. 4 comma 1, si suggerisce di aggiungere:

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Valorizzazione della rappresentazione femminile e delle sue eccellenze, anche linguisticamente, per una più aderente rappresentazione della realtà, per contrastare una segregazione tematica delle donne e per favorire il riconoscimento sociale di effettiva parità.

All’art 42 (misure di tutela) si suggerisce di aggiungere:

(tutelare) il grande pubblico da programmi, video generati dagli utenti e comunicazioni commerciali audiovisive nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, evitando stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; prestando attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza; evitando espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso; con una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.

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