Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 7 al 12 ottobre 2024)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 7 al 12 ottobre 2024)
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Barbara Consarino Modifica articolo

13 Ottobre 2024 - 15.06


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Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport

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Dal 7 al 12 ottobre 2024
Firme in prima pagina: 963 uomini, 268 donne
Editoriali e commenti in prima pagina: 154 uomini e 19
 donne
Interviste:   222
  uomini e 69 donne

Questa settimana il cui inizio coincide con il 7 ottobre 2023, data del blitz di Hamas, nei territori a ridosso di Gaza, ha prodotto un grande investimento da parte dei quotidiani più diffusi sulla questione israelo-palestinese. A questo sforzo, concretizzato in decine e decine di pagine, hanno partecipato molte giornaliste, inviate e collaboratrici dai luoghi del conflitto. I commenti restano territorio maschile, come sempre, ma le redazioni hanno prodotto testimonianze dall’una e dall’altra parte della barricata e interviste di spessore a donne. Sul Sole 24 ore dell’8, martedì, le parole della scrittrice israeliana  Zeruya Shalev, rimasta ferita in un attentato kamikaze nel 2004: «I traumi per quanto dolorosi, si possono superare. Ma per parlare di pace ci vuole coraggio. Netanyahu ha dimostrato di non averne. Ritengo tuttavia che il problema non sia soltanto il trauma generato dal 7 ottobre. È tutto ciò che è accaduto dopo. Il premier Netanyahu ha creato tanti traumi. Il modo in cui ha trascurato gli ostaggi, il modo in cui ha messo la sua sopravvivenza politica davanti agli interessi del Paese, il modo in cui ha portato avanti le operazioni militari. La responsabilità della guerra è di Hamas. I palestinesi di Gaza sono stati le vittime del suo fondamentalismo come lo siamo stati noi. Hamas li ha usati come scudi umani, ha scavato i tunnel sotto le loro case. Forse la soluzione per superare il trauma, è di restare uniti, di provare a vivere insieme. So che ora è molto presto. Ci vorrà del tempo. Ma bisognerà sforzarsi».

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Le cronache da Israele e da Gaza ci dicono quanto sia lacerante questo percorso.Va detto poi che più il conflitto si è esteso, per esempio con l’annunciato attacco all’Iran o con l’aggressione alle truppe Unifil da parte di Israele più la presenza delle donne nelle prime pagine è diminuita, così come era accaduto con l’inizio della guerra fra Ucraina e Russia.

Per il resto in settimana molto si è parlato di manovra economica e pure di intrighi e dossieraggi e di rapporti difficili fra i partiti della maggioranza. Foto sempre più corrucciate della premier e della sorella Arianna, un palco di Pontida senza neppure una donna, mentre invece sale su un palco vero la segretaria del Pd Elly Schlein che duetta con il rapper J-Ax attirandosi commenti non benevoli su quasi tutti giornali e fra i titoli quello del Corriere: Il rap, la Playstation e il sogno di fare la regista, il favoloso mondo di Elly, con un servizio dove non le viene risparmiato nulla, dall’arcinota armocromia d’inizio, all’abbraccio con Matteo Renzi. Unica bella notizia, il conferimento a una donna, la sud coreana Han Kang del premio Nobel per la Letteratura. Han, che ha festeggiato insieme al figlio, sorseggiando una tazza di tè: è la prima asiatica ad ottenere il riconoscimento e l’unica donna di questa tornata. Su di lei abbiamo letto belle pagine, soprattutto su Repubblica e sul Manifesto, dove si spiega come questo suo successo sia legato anche alla scoperta della cultura coreana nel suo complesso.  

Il nostro sangue

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Han che racconta le violenze del patriarcato con le sue delicate metafore ci conduce purtroppo a raccontare delle tre  donne uccise in ambito familiare e con modalità particolarmente efferate, a dimostrare che le cose possono sempre peggiorare: ad Arezzo, confessa Irfan Ranamohaned, ex fidanzato della figlia di Letizia Girolamo psicoterapeuta di 72 anni rinvenuta senza vita nel campo vicino a casa con un colpo in testa. Si ipotizza una lite degenerata, non si trova ancora l’arma del delitto. A Gravina di Puglia Maria Arcangela Turturro, 60 anni, viene data alle fiamme nella sua auto dal marito. La donna riesce a fuggire ma l’uomo la rincorre per strada e le preme con forza le mani sullo sterno bloccandole il respiro. Soccorsa e trasportata d’urgenza in ospedale prima di morire riesce a parlare con la figlia, accusando il marito che invece tenta di depistare dicendo che la macchina aveva preso improvvisamente fuoco. La donna lo aveva più volte denunciato per maltrattamenti.

Altro femminicidio in questa settimana: Lulzim Toci bracciante agricolo di 30 anni, incensurato, strangola nel letto la moglie Eleonor di 24 anni. Straziante la vicenda dei due figlioletti di 6 e 4 anni, presenti al momento del delitto: la zia aveva videochiamato perché aveva dei sospetti e a rispondere è stato il bimbo più grande che ha mostrato il corpo senza vita della mamma. L’assassino dopo aver ucciso la compagna si era allontanato da casa lasciando soli in casa i due bimbi. Il fatto è avvenuto a San Felice a Cancello, provincia di Caserta. Quasi tutti i giornali ne hanno dato notizia con ampie aperture, anche per via del tremendo particolare della videochiamata. La Stampa offre un approfondimento intervistando una psicologa, Eleonora Lozzi, che affronta il tema del futuro di questi bambini: le femmine diventate grandi temono di incontrare l’uomo violento, con la paura di non riuscire a identificare in tempo i segnali di allarme; i maschi, invece, hanno paura soprattutto di poter replicare un giorno i comportamenti violenti paterni. Per tutti un grande senso di solitudine e di abbandono. Lozzi, con altre due colleghe, lavora nel Centro Veneto progetti donna che offre alle vittime collaterali di femminicidio assistenza psicologica e legale, quest’ultima legata soprattutto ai cambi di cognome, ma non solo. Sul perché certi uomini uccidono le compagne davanti ai figli, la dottoressa spende poche parole: un uomo che pensa di poter disporre della partner fino alla morte non si pone problemi sulla presenza dei figli.

Intanto le cronache tornano sulle vicende di altre donne: la triestina Liliana Resinovich, la romena Maria Campai uccisa in provincia di Mantova, a Viadana da un ragazzo di 17 anni, l’anziana Pierina Paganelli, anche lei eliminata in un garage a Rimini, della quale si sta occupando con continuità Qn. Sui reati contro le donne un gruppo trasversale di parlamentari ha chiesto una deroga al tetto di 45 giorni sulle intercettazioni in caso di indagini su stalking, violenze domestiche e violenze di genere che spesso  sono l’anticamera del femminicidio. Firmatarie Michela Brambilla, Mara Carfagna, Ilaria Cavo e Martina Semenzato. Il Corriere della Sera di sabato apre con la sua foto centrale sulla vicenda di Makka Sulaev, una ragazza di 19 anni a processo dopo aver ucciso il padre violento per difendere la mamma. L’intervista alla giovane, sotto processo in questi giorni in Piemonte, realizzata da Giusi Fasano, rende bene lo strazio di chi ha subito soprusi e maltrattamenti ed infine ha reagito nell’unico modo che conosce: vorrebbe tornare indietro e spera che i suoi giudici la comprendano. 

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Avvocate

Sul Sole 24 ore un articolo ricorda la costituzione della fondazione Tina Lagostena Bassi che raccoglie l’archivio dell’avvocata che negli anni 70-80 difese le donne vittime di violenza in processi eclatanti (come quello della sopravvissuta del Circeo, Donatella Colasanti, ma non solo). I toni delle sue arringhe erano secchi, severi, mai velati di vittimismo, sostanziati dal rifiuto della colpevolizzazione delle donne, spesso oggetto di interrogatori e insinuazioni che le rendevano due volte vittime. Una fondazione voluta dal figlio Raimondo e affidata ad Andrea Catizone, che si propone  di classificare e digitalizzare la mole di documenti, cuore del lavoro di Lagostena Bassi (1926-2008), che è stata militante socialista, parlamentare della Repubblica nel 1994 eletta nelle liste Forza Italia, in campo dalla prima ora per una legge che identificasse la violenza sessuale quale reato contro la persona e non – come da suddivisione del codice Rocco – contro “la moralità pubblica e il buon costume” (ci si arrivò solo nel 1996, dopo diverse proposte, affossamenti e resistenze nel corso di cinque legislature: decisiva fu la capacità di trovare un punto d’incontro tra le donne di tutti gli schieramenti dell’arco parlamentare). Inoltre l’idea è impegnarsi sulla prevenzione e sulla formazione.  

Su Avvenire si scrive sul dossier di Terres des Hommes presentato a Montecitorio sui reati contro i minori : nel 2023 19 reati al giorno in Italia( +34 % in 10 anni). La violenza si consuma sempre di più sul corpo delle ragazze . Il  dossier annuale In-difesa 2024 di  Terres Des Hommes si intitola “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo “. Crescono i numeri perché crescono le denunce; c’è più consapevolezza ma al tempo stesso il pensiero va a chi ancora non riesce a denunciare. Dalle 112 pagine del dossier – con un focus  su mutilazione genitale femminile e sulla condizione dei minori nei teatri di guerra – emerge che bambine e ragazze sono le più colpite: 61% dei casi. A far crescere i numeri sono la violenza sessuale e la violenza sessuale aggravata (89 e 85 % su femmine), poi atti sessuali con minorenni (79 % di ragazze), detenzione materiale pedopornografico con corruzione di minorenne (78% vittime femminili). Unico dato in calo nel nostro Paese la prostituzione minorile (meno 65% in 10 anni).

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Famiglie

Su Domani di martedì  si riportano i dati di una indagine tra 5.000 neopapà italiani realizzata dal progetto europeo 4E -Parent. In linea di massima emerge il desiderio di avere un congedo parentale retribuito uguale a quello delle donne.  Ciò darebbe la possibilità di suddividere equamente il carico di lavoro, creare un equilibrio maggiore tra vita privata e lavorativa e non ultimo la possibilità di fare più figli e evitare o per lo meno ridurre l’abbandono del posto di lavoro da parte delle donne, che ad oggi, nel 63 % dei casi, dà le dimissioni per impossibilità di conciliare accudimento e lavoro. In Italia il divario tra i congedi per maternità è alto: 16 settimane per le donne e 10 giorni per gli uomini con lavoro dipendente (gli autonomi non ne hanno diritto). I padri però spesso evitano di chiederlo o perché non lo sanno o per non avere problemi al lavoro o perché tanto a casa c’è la partner.
La 4E Parent ha portato all’attenzione della politica questa situazione. Servono soldi, e c’è la legge di Bilancio in vista. Ma i soldi per favorire una genitorialità condivisa non ci sono.

Lavoro

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 Sul Sole un articolo “Formazione ad hoc per promuovere nei cda la presenza delle donne”.Tra le 225mila società di capitale italiane con oltre 1 milione di euro di fatturato il 66,7% ha un consiglio d’amministrazione composto di soli uomini, il 33,3% ha almeno una donna nel Cda, tra queste il 10,9% è composto di sole donne. Di fatto solo il 20,2% del totale dei componenti dei Cda italiani è donna. L’indagine condotta da Manageritalia su dati Modefinance è stata illustrata alla Camera, in contemporanea al lancio del progetto “Women on Board” per «favorire l’inserimento delle donne nei Cda, non per legge o per quote rosa, ma per meriti e competenze». Giunto alla terza edizione, Wob è un percorso formativo già seguito da oltre 1.700 professioniste, ideato e promosso, sin dal 2022, da Manageritalia, Federmanager, Aidp e Hub del Territorio Ets.

Dal mondo

Prigioniere

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Maria Kalesnikava nel 2020. Da Wikipedia.

Su Avvenire Antonella Mariani nella sua rubrica Protagoniste racconta la storia di una musicista e direttrice  d’orchestra bielorussa. Dallo scorso settembre Lukashenko ha liberato 131 prigionieri politici ma non lei. Maria Kalesnikava, 42 anni, arrestata a Minsk durante una protesta nel 2020 (durante la campagna elettorale) è stata portata a forza al confine con l’Ucraina perché lasciasse il Paese. Ma lei si è opposta all’esilio e ha stracciato il suo passaporto, ha scelto di affrontare il processo ed è stata condannata a 11 anni con l’accusa di cospirazione. Da 4 anni giace nella colonia penale di Homel senza mai poter avere contatti con la famiglia. L’artista ha vinto il Premio Sakarov nel 2020 per la libertà di pensiero. Ed è diventata un simbolo dell’opposizione in Bielorussia. Oggi la sorella Tatiana lancia un appello perché l’ultima lettera ricevuta risale al 2022, mentre quelle a lei indirizzate vengono strappate in sua presenza. Tatiana ha saputo che la sorella è malata, che pesa 45 chili, troppo pochi per il suo metro e 75 e ha capito che versa in una situazione critica. Da informazioni racimolate anche da compagne di detenzione si sa che è rinchiusa in una cella molto piccola con un buco a terra come toilette. Nelle carceri bielorusse sono rinchiusi circa 1200 oppositori del regime. Tra le figure note oltre a lei c’è il premio Nobel per la pace 2022 Ales Bialiatski. Tutti i rilasciati hanno presentato domanda di grazia. Maria Kalesnikava scenderebbe mai a patti? La sorella Tatiana – che guida un Comitato di rappresentanza dei prigionieri politici – non ne è sicura: «Ma spero che se ci fosse questa opportunità lei ne approfitti». E ha lanciato una campagna di scrittura di lettere per Maria. Sperando che stavolta le vengano consegnate.

E dalle carceri russe la notizia della morte della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna, 28 anni, scomparsa nell’agosto 2023 durante un reportage nei territori occupati dai russi. Morte assai misteriosa, alla vigilia di uno scambio di prigionieri che doveva riportarla a casa. Sulla Stampa un commento di Anna Zafesova. Un’inchiesta indipendente che accerti le cause della morte della giovane collega è stata chiesta da GiULiA giornaliste. Intanto ricordiamo che le autorità russe hanno emesso il preannunciato mandato di cattura per l’inviata speciale Rai Stefania Battistini e il collega cameraman  Simone Traini, accusati di essere entrati illegalmente in territorio russo.

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Dal carcere iraniano di Evin arrivano al Corriere della Sera le parole di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, detenuta con una condanna a 11 anni. Non sente la voce dei suoi figli al telefono da 3 anni e racconta che le restrizioni nei suoi confronti sono aumentate dopo aver ricevuto il premio. Durissimo, malgrado il pericolo che corre a dirlo, il suo giudizio sul regime iraniano.

Su Libero un pezzo di Dario Mazzocchi su Kamala Harris che secondo i sondaggi non decolla e si cita Obama che ha detto di votarla perché è nera, non tanto perché è donna, dato il sessismo degli afroamericani. Harris è comparsa su Vogue come Schlein, la sinistra prova a piacere, scrive Mazzocchi, in senso estetico: si punta sull’armocromia mentre il rischio vero è non sfondare in stati come la Pennsylvania e il Michigan decisivi per la vittoria.

Sul Sole 24 ore drammatico reportage di Alberto Magnani dal Congo dove alle atrocità commesse dalle diverse milizie che si contendono le risorse minerarie si è aggiunta l’epidemia di vaiolo delle scimmie, mentre centinaia di migliaia di sfollati si affollano nei campi profughi nel nord Kivu. In tutto questo le donne pagano il prezzo più alto. La Ong Medici senza frontiere ha dichiarato di aver assistito nel solo 2023 almeno 25.166 donne vittime di violenza, in un caso su 10 sotto la soglia della maggiore età: un orrore che può contribuire a sua volta alla proliferazione dell’epidemia di Mpox, spiega la capo-progetto locale di Msf Natalie Torrent:  la fame, la cosiddetta «insicurezza alimentare» incombe su circa un congolese su quattro. Se il grosso del patrimonio naturale va a beneficio altrui, le sue briciole assicurano una sopravvivenza ancora più inaccessibile.

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Sport

Nel solito nulla dei quotidiani sportivi e del web spiccano alcune notizie che per motivi diversi non si potevano ignorare: Dorotea figlia quindicenne di Alex Del Piero diventa giocatrice delle Women Juve Under 17 per continuare la tradizione di famiglia. Su tutti i giornali e con un certo rilievo, visto il cognome della calciatrice. Intanto le ragazze della squadra maggiore vivono un periodo da sogno avendo conquistato in campionato 7 vittorie su 7. Due belle interviste rispettivamente sulla Repubblica e sul Messaggero a Martina Morandi, stella nascente del volley che racconta come la pallavolo l’abbia salvata dai suoi problemi di dislessia, e ad Alice D’Amato, ginnasta medaglia d’oro alla trave alle Olimpiadi di Parigi. Alice, racconta come lei e la sorella Asia, bambine, a dieci anni erano già lontane dalla famiglia, trasferite da Genova a Brescia per allenarsi. Il periodo più duro fu il lockdown, però nessun rimpianto e Alice non si sente una che si è sacrificata.

Ampio spazio anche al ritiro dalle scene sportive della ginnasta Vanessa Ferrari, certo niente in confronto agli omaggi tributati dai giornali tutti al tennista Rafa Nadal che ha annunciato il suo addio alla racchetta.

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Per il padel ci sono due interviste su giornali sportivi all’argentina Julieta Bidahorria pronta a tornare al top dopo un grave infortunio. Sul Corriere dello sport intervista a Lisa Vittozzi, vincitrice della Coppa del mondo di biathlon che dopo un periodo buio è fortemente motivata a ricominciare grazie all’aiuto di uno psicologo. E non molla neanche Sofia Goggia che, su diversi giornali racconta la grande paura dopo l’ultimo infortunio e la voglia di tornare in pista. Infine, le notizie sulle donne sportive che non si trovano sui giornali, a cura della nostra Caterina Caparello: la vittoria della ciclista Gaia Tormena agli europei XC eliminator. Sesto titolo per l’azzurra; per la Coppa America vela femminile, la squadra della Luna Rossa vince 3 delle 5 regate disputate. A parte un breve servizio televisivo, i giornali non ne parlano. Ultima considerazione sui quotidiani sportivi: nella settimana le firme maschili sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport sono state 66, quelle femminili 10; firme femminili zero sulla prima di Tuttosport; ancora peggio il Corriere dello Sport con 56 firme maschili e zero femminili.

Fiabe

Francesca Cavallo, autrice del bestseller “Storie della buonanotte per bambine ribelli” presenta il suo nuovo libro “Storie spaziali per maschi del futuro”. Dopo una lunga indagine tra antropologi, psicologi e sociologi e dopo aver  analizzato le figure maschili delle fiabe, eroi di cui emotivamente si sa poco o niente ma che hanno, come altri protagonisti maschili della letteratura e del cinema solo ruoli uomo forte e silenzioso, l’ autrice ha riflettuto sul fatto che, probabilmente, come noi trasmettiamo alle bambine una cultura della subalternità, così ai maschi, che non sono naturalmente meno empatici, trasmettiamo una cultura dell’apatia e della sopraffazione come unico modo per onorare la propria mascolinità. Molto spesso i maschi che mostrano le proprie emozioni, nelle storie vengono allontanati dalla comunità. Forse stiamo insegnando ai bambini che è impossibile che il mondo li accetti per intero, che la loro vita emotiva è meno sfaccettata di quella delle bambine. che non possono permettersi emozioni. Questa convinzione induce anche gli adulti a non capire quando hanno bisogno di noi.

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Su Domani una bella riflessione di Laura Marzi, scrittrice e docente, sull’assenza di scrittrici donne nei libri scolastici: nonostante la letteratura contemporanea sia ricchissima di scrittrici che si stanno affermando in un panorama letterario fin qui dominato dagli uomini, i canoni secondo cui si insegna la letteratura agli studenti delle scuole medie e superiori è ancora quello di decenni fa, dove non c’è una figura di autrice i cui testi siano definiti imprescindibili. La struttura maschilista della cultura ha sempre tentato di impedire l’accesso di donne letterate. Chi ce l’ha fatta (poche) ha portato una visione decisamente originale e interessante. Eppure ancora nel 2024 il sistema continua a basarsi su canoni di discriminazione funzionali alla propria sopravvivenza.


Questo è un lavoro di squadra, quindi grazie a Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso, Maria Luisa Villa.

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