Diversity: più consapevolezza grazie ai media. Bene le serie tv, male i telegiornali

Presentato il rapporto sull'impatto della rappresentazione mediatica delle diversità sulla consapevolezza del pubblico. I media possono fare la differenza, tra luci e ombre.

Diversity: più consapevolezza grazie ai media. Bene le serie tv, male i telegiornali
Roma. Palazzo Grazioli, conferenza stampa di Diversity Media Awards.
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Alessandra Mancuso Modifica articolo

8 Ottobre 2025 - 15.43


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 Cambiare si può, ma tutti, nel mondo dei media e della comunicazione, devono fare la propria parte. Quest’anno i Diversity Media Awards compiono dieci anni. E oltre all’annuale Diversity Media Report, l’analisi che la Fondazione fa insieme all’Osservatorio di Pavia sulla rappresentazione della diversità nei TG italiani, ha voluto indagare per la prima volta la capacità trasformativa che, negli ultimi dieci anni, hanno avuto i media italiani nello stimolare consapevolezza, riflessione e apertura riguardo a temi sociali e inclusivi, oltre che il giudizio delle persone sulla qualità del trattamento di tematiche e persone sottorappresentate nei vari format mediali.  

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Ed è da questo nuovo filone di ricerca (DMR IMPACT) che vengono le novità più rilevanti. Il 58%  degli italiani afferma di essere più consapevole rispetto a dieci anni fa sui temi sociali e inclusivi, con una maggior consapevolezza tra i giovani (66%), tra le donne (63%) e tra chi è stato maggiormente esposto a contenuti informativi (67%) e a film e serie tv (73%).

Motori decisivi di riflessione sono innanzitutto i grandi fatti di cronaca (56%) e il dibattito politico-culturale (47%) veicolati dall’informazione, a conferma della forza dell’agenda mediatica nel porre temi sensibili al centro della scena pubblica e mostrando al tempo stesso la potenza e la responsabilità dei media mainstream nel costruire una cultura dell’inclusione condivisa.

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C’è un forte primato dell’Informazione – soprattutto su grandi eventi di cronaca – nel generare riflessione (72%) seguita da film (60%), serie tv (56%) e programmi tv (50%).

I femminicidi di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano sono gli eventi di cronaca degli ultimi 10 anni che hanno portato a un aumento maggiore di consapevolezza nelle persone.  Sui giovani 18-34 anni impattano maggiormente, le grandi battaglie globali (come Black Lives Matter) e i dibattiti sui diritti civili (DDL Zan).

Ma a questo primato, non corrisponde tuttavia un altrettanto positivo giudizio sulla qualità del trattamento delle tematiche: per il 40% delle persone l’informazione italiana non tratta le tematiche DE&I in modo rispettoso e corretto e questa percentuale sale al 50% tra chi segue quotidianamente le news, segno di una sensibilità critica che cresce con l’esposizione. E sono i film (84%) e le serie tv (82%) nella percezione del pubblico, i media che trattano i temi sociali e inclusivi nel modo più rispettoso e corretto.

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C’è ancora domani è il film che, per il pubblico italiano, negli ultimi 10 anni è stato capace di generare più riflessione (19%) affrontando il patriarcato e i diritti delle donne, seguito da Bohemian Rhapsody per la rappresentazione dell’identità LGBTQ+ (15%).

Doc – nelle tue mani (12%), L’amica Geniale (11%) e Mare Fuori (10%), tre prodotti Rai, sono le serie tv più citate dal pubblico come portatrici di riflessione su tematiche trasversali e intersezionali. Mentre tra i programmi TV, spiccano alle prime posizioni nella capacità di generare riflessione due talk “storici”, Che tempo che fa (16%) e Propaganda Live (13%), seguiti dalle Paralimpiadi (11%).

Altra buona notizia, è che emerge effettivamente, nei prodotti di Intrattenimento, un’evoluzione positiva in particolare nella trattazione di due aree di diversity – LGBT+ e Genere – che hanno raggiunto una narrazione più efficace, più realistica e meno stereotipata soprattutto nella serialità e nei contenuti digitali.

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 Le serie tv straniere, insieme al digitale, si confermano le categorie mediali più evolute. Mentre se guardiamo il panorama italiano, ai prodotti mainstream come le serie e i programmi Tv, alcune aree di diversity restano molto indietro sul piano rappresentativo.  La disabilità è trattata ancora con approcci pietistici e assistenzialistici, incapaci di raccontare la normalità delle esperienze di vita, mentre l’Aspetto Fisico è l’area meno – e peggio – rappresentata nei prodotti di intrattenimento italiani, con narrazioni stigmatizzanti su corpi grassi o non conformi (nelle rare volte in cui sono presenti).  Emerge la necessità, sottolinea il Report, di un lavoro di de-stereotipizzazione e di coinvolgimento reale delle comunità rappresentate, sia on-screen che off-screen, per restituire finalmente autenticità al racconto della società italiana contemporanea e liberarsi dallo sguardo bianco-centrico e abilista.

Area critica restano i TG

Guardando ai trend degli ultimi 5 anni(2018 – 2023) emerge la necessità dei Tg di cercare una narrazione della società più complessa e articolata, più rappresentativa delle storie e delle persone. A fronte del 10% della popolazione italiana che dichiara di appartenere alla comunità LGBT+ , temi e persone LGBT+ sono praticamente assenti dall’agenda mediatica italiana con uno 0,4% di incidenza sul totale delle notizie.  La disabilità, che coinvolge nelle sue forme il 20% delle persone, é trattata solo nell’1,1% delle notizie e dominata da narrazioni eroiche (Paralimpiadi), ispirazionali (storie di gravi incidenti, come Alex Zanardi e Manuel Bortuzzo), pietistiche (fragilità, malattie, tematiche mediche). Il genere è trattato solo nell’8,2% del totale notizie e di queste oltre il 40% sono notizie su crimini violenti (femminicidi).

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«Il nodo da affrontare –  afferma Francesca Vecchioni, Presidente di Fondazione Diversity  – riguarda non solo i contenuti, ma anche le filiere di produzione, le pratiche decisionali, le logiche di accesso ai ruoli creativi e istituzionali. La vera trasformazione passa dall’apertura di luoghi e ruoli a chi è stato sistematicamente escluso dalla possibilità di raccontare, scegliere, dirigere, produrre».

Il primo ottobre, a Roma, sono state presentate le nomination per le diverse categorie e per il “Personaggio dell’anno”. Si vota fino al 20 ottobre sul sito della Fondazione   Diversity Media Awards: premiamo l’inclusività | DMA e poi proclamazione dei vincitori il 28 novembre.

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