Flash mob contro il femminicidio. Roma, Montecitorio

127 nel 2010, 137 nel 2011, già 55 nel 2012. Sono le donne uccise negli ultimi anni dai loro compagni, fratelli, mariti. La denuncia di Tilt

Flash mob contro il femminicidio. Roma, Montecitorio
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2 Maggio 2012 - 10.24


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Roma, 3 mag – Ciascuna ricorda il nome e l’età delle donne uccise nel 2012 dagli uomini. Questa l’azione dimostrativa che Tilt – rete di rete di collettivi e singoli di sinistra, impegnata da tempo anche sul tema della violenza di genere – ha organizzato, oggi alle 17 a Montecitorio, per denunciare l’ennesimo omicidio nei confronti di una donna e per sollecitare la politica ad impegnarsi attivamente nella prevenzione e nel contrasto a questo fenomeno ancora ignorato.

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127 nel 2010, 137 nel 2011; già 55 nel 2012. Sono le donne uccise negli ultimi anni dai loro compagni, fratelli, mariti. I media li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. Si tratta invece di una pratica violenta di matrice non patologica ma culturale. Il nome che la identifica è femminicidio, neologismo in uso già da anni anche in Italia, che indica la distruzione fisica, simbolica, psicologica, economica, istituzionale della donna. Se ne sono accorte tutte le istituzioni internazionali, a partire dall’Onu. Rashida Manjoo, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne in visita nel nostro paese alla vigilia dell’8 marzo scorso, ha ribadito che in Italia ormai si deve parlare di femminicidio.

La violenza maschile ha molti volti, uno dei quali è quello istituzionale: la crisi economica e culturale che stiamo vivendo diventa il pretesto per smantellare lo Stato sociale. L’Italia ha infatti ha già un numero scarso di centri antiviolenza distribuiti sul territorio, che potrebbero veicolare un sistema non solo di sostegno nei confronti delle donne, ma anche di supporto per quegli uomini che vorrebbero uscire dalla trappola della violenza che esercitano. Il Femminicidio è un fenomeno che si accanisce sì, contro un genere, ma uccide anche un’intera società, fatta sia di uomini che di donne.

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“Tilt – rete di giovani donne e uomini – “chiede a gran voce a tutte le istituzioni e alla società civile, di smetterla di limitarsi all’indignazione e alla condanna, ma di avviare una riflessione profonda e trasversale a tutti i generi e tutte le età, la quale potrà raccogliere dei frutti solo se supportata nei fatti da una concreta azione di governo. Si potrebbe cominciare da non non tagliare i fondi, ma potenziarli, anche a questo settore, avviare una compagna informativa che vada oltre i pregiudizi e gli stereotipi di genere.

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