Non hanno soldi. Così 5 milioni di donne rinuncia alla sanità

Una su quattro ha più di 65 anni, il 61% è di sesso femminile e in 4 milioni di casi vive al Sud o nelle isole. Lo rivela lo studio Rbm Salute-Censis

Non hanno soldi. Così 5 milioni di donne rinuncia alla sanità
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7 Giugno 2012 - 14.15


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‘Roma, 7 giu – Donne, anziani, famiglie con figli. Sono oltre 9 milioni le persone che hanno dovuto rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici nell”ultimo anno, secondo quanto emerge da uno studio Rbm Salute-Censis presentato al Welfare day. Oltre una su quattro ha più di 65 anni, il 61% è di sesso femminile e in 4 milioni di casi vive al Sud o nelle isole. Il fenomeno è particolarmente accentuato nelle regioni con piani di rientro dal deficit sanitario, dove la crescita media della spesa pubblica nel settore è calata dal +6,2% del 2000-2007 a meno dell”1% nei tre anni successivi. A livello nazionale si è passati, nello stesso periodo, da aumenti annui del 6% al +2,3%. Anche in conseguenza dei tagli, gli italiani che ritengono la sanità della propria regione in peggioramento, sono aumentati di dieci punti percentuali tra il 2009 e il 2012, fino al 31,7%. Il gap tra le esigenze di finanziamento della sanità pubblica e le risorse disponibili è previsto che raggiunga 17 miliardi di euro nel 2015.

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La spesa per la sanità privata intanto continua ad aumentare (+25,5 tra il 2000 e il 2010). Le persone assistite dai Fondi integrativi, in particolare, sono tre 11 milioni. In oltre il 55% dei casi gli importi stanziati dai fondi sono andati in prestazioni sostitutive al servizio pubblico come il ricovero ospedaliero o il day hospital. La sanità complementare in Italia è un universo composto da centinaia di Fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistite e assistiti, che svolgono un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano i vuoti dell”offerta pubblica. La ricerca di Rbm Salute-Censis ha riguardato 14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55% degli importi dei Fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del Servizio sanitario. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, ecc.). Tra le varie tipologie di Fondi integrativi esistenti, sono i Fondi aziendali, rispetto a quelli istituiti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie degli iscritti (inclusi i più vulnerabili, minori e anziani). “Il numero delle persone anziane che saranno costrette a rinunciare alle cure sanitarie è destinato ad aumentare drasticamente in breve tempo a causa dell”acuirsi della crisi, della mancanza di risposte da parte del Governo e per la drammatica condizione in cui versa il sistema sanitario nazionale”, ha dichiarato la segretaria generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. “Ormai – ha continuato Cantone – siamo arrivati ad una situazione davvero insostenibile in cui nel nostro Paese il diritto alla salute è garantito solo a chi può permetterselo e a chi si rivolge a strutture private”. In tal senso Cantone chiede al Governo “di adoperarsi con urgenza per scongiurare quella potrebbe diventare una vera e propria emergenza sanitaria per gli anziani rafforzando la sanità pubblica e garantendo la possibilità di accedere alle cure a chi ne ha più bisogno”. ‘

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