Fa ancora notizia una donna che conduce un Tg o fa più notizia una donna al tavolo degli esperti? O ancora fanno notizia solo le donne maltrattate?
La risposta per la Sardegna arriva dal monitoraggio commissionato dal Corecom “Chi fa (la) notizia nelle TV sarde?” Un progetto di ricerca e promozione delle pari opportunità nei mezzi di informazione collegato al più ampio e longevo progetto mondiale sulla rappresentanza e rappresentazione delle donne nei mezzi d’informazione: il Global Media Monitoring Project. Realizzato dall’Osservatorio di Pavia per la prima volta nel 2010 in una prospettiva di convergenza fra strumenti globali e pratiche locali.
Il monitoraggio è stato presentato in anteprima dalla ricercatrice Monia Azzalini, dell’Osservatorio di Pavia, durante il dibattito in videoconferenza del Consiglio Regionale della Sardegna “Responsabilità e impegno delle Istituzioni e dei Media”, organizzato tra gli eventi legati al #25novembre.
“Dal monitoraggio commissionato dal Corecom emergono dati in chiaroscuro – commenta la presidente del Corecom Susi Ronchi – Maggiore presenza delle donne interpellate come specialiste, espressione quindi di una sfida agli stereotipi. Dall’altro mancanza di spazi di riflessione sulle cause che determinano questi stereotipi. E’ necessario quindi stimolare anche con il contributo dei media questo dibattito affinché si vada verso un equilibrio”.
Dal monitoraggio – commentato durante il dibattito dalla sociologa Elisa Giomi, commissaria AGCOM – emerge infatti l’allineamento di Tg sardi a dati nazionali e internazionali e i Tg sardi vengono premiati per la buona attenzione al linguaggio di genere e l’elevata rappresentanza delle esperte. Ancora basso il dibattito sulla parità, scarsa centralità femminile e pochi esempi di sfida agli stereotipi di genere.
C’è ancora tanto da lavorare in Sardegna, ma in 13 anni le donne di cui si parla o che parlano nelle notizie aumentano. Rispetto al 2007 la quota di donne nel prestigioso ruolo di esperte cresce con un 40,4%, facendole uscire finalmente dall’invisibilità i Tg sardi riflettono un universo femminile che è fatto non solo di donne che «subiscono» (violenze, povertà, malattie, etc.) ma anche di donne che partecipano attivamente alla vita pubblica apportandovi la loro competenza.
Ottimi progressi anche sul linguaggio di genere. In 3 casi su 4 le donne vengono presentate per nome e cognome e Titolo – professionale o politico – e in più della metà di questi casi in modo coerente rispetto al loro genere. Il linguaggio quindi sta finalmente cambiando.
Tre le sessioni di approfondimento portate avanti durante il dibattito: Politico-Istituzionale, Comunicazione e Media e Parità per analizzare adeguatamente un fenomeno che affonda le sue radici sulla cultura di genere, fortemente misogina che caratterizza la nostra società. Parlare del fenomeno è un dovere delle istituzioni per lavorare fin d’ora sulle future generazioni. Programmazione di attività di sensibilizzazione durante tutto l’anno, reddito di libertà con fondi adeguati, sicurezza economica per gli orfani di femminicidio, incentivi all’imprenditoria femminile, certezza della pena per gli uomini maltrattanti e maggiore attenzione dei media nel linguaggio utilizzato sono stati l’oggetto degli interventi delle consigliere regionali, dell’assessora agli Affari Generali, della presidente della Commissione Pari Opportunità e della Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.