Laura Puppato, sfida alle primarie

Lady delle preferenze (60mila alle ultime europee), Laura si candida contro Bersani e Renzi alle primarie del Pd. Anche se i media tendono a ignorarla...[Elisa Di Salvatore]

Laura Puppato, sfida alle primarie
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17 Settembre 2012 - 12.10


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Sono tre i candidati del PD alle Primarie per la designazione del Premier alle politiche del 2013: Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi e last but not least Laura Puppato, la verde “lady delle preferenze”, 60 mila alle ultime Europee. Mentre i Media nazionali (giornali e TV) continuano ad oscurano la notizia fingendo ancora una competizione a due, la rete ribolle tanto che l’annuncio della sua discesa in campo, al traino della corazzata di Repubblica, ha mandato in tilt per ore il sito della candidata che è appunto una donna, la prima in Italia a correre alla carica di Primo Ministro. Un valore aggiunto, l’esser donna, un “quid” che potrebbe innovare, dare una nuova rotta all’asfittica e non più credibile immagine della politica, ormai esangue e che l’onda del grillismo e dell’antipolitica rischia di travolgere.

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Alzi la mano chi, fra le donne e gli uomini che hanno inondato le piazze il 13 febbraio, non abbia pensato che fosse tempo di avere una donna a Capo del Governo. Nessuna però la indicava nell’affollata agorà virtuale, la rete, che non è appannaggio solo di Grillo. Le donne, troppo spesso invisibili ai media tradizionali, la abitano intensamente con un rapporto complicato e ambivalente verso il Potere, discettano da tempo sulle qualità della leadership femminile, i suoi percorsi condivisi, la circolarità del potere e non il verticismo, il punto di vista delle donne e l’ottica di genere, ma continuano a cercare le papabili forse nei luoghi sbagliati, nei cenacoli intellettuali, nei salotti ristretti né possono materializzarla dal web e tantomeno cercarle, come fanno da troppo tempo gli uomini o i grossi gruppi editoriali nella banche, nella finanza, nelle redazioni o in Confindustria.

Le leadership si costruiscono nella pratica politica sui territori e nella capacità di persone, fatte di sangue, corpo, anima e passione, di dare risposte ai bisogni concreti della gente. Laura Puppato può vantare un cursus honorum eloquente. E’ stata sempre una outsider, fuori dai soliti schemi: viene dall’associazionismo e non è figlia dei vecchi partiti; alle precedenti primarie ha sostenuto Ignazio Marino e non Bersani; ha seguito Renzi alla prima Leopolda. E’ cattolica e sulla pillola del giorno dopo, in una puntata di Otto e Mezzo dell’aprile 2010 ha rintuzzato gli attacchi retrivi e conservatori della leghista Francesca Zaccariotto, Presidente della Provincia di Venezia e da cattolica non teme di apparire blasfema nel vedere collocato il PD in Europa entro il Partito Socialista Europeo (PSE).

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Ha spiazzato tutti col suo annuncio un po’ guascone di discesa in campo che ha avuto reazioni di sorpresa, plauso e sostegno e al contempo critiche, strali e duri attacchi. Molte donne gioiscono, molte altre appaiono caute: aspettano di valutarne il programma politico. C’è che la definisce l’antesignana del partito di Repubblica e altri il cavallo di Troia di Bersani in funzione anti-Renzi. Inchiostro al fiele ha usato invece la penna di M. Teresa Meli sul Corriere (la 27esima Ora), per definirla “portatrice di cappuccini al capo” e brandirle contro la mannaia delle regole che l’Assemblea Nazionale del PD il 6 ottobre varerà per escluderla dalla competizione.

Quali alambicchi e artifizi regolamentari si dovranno escogitare che non siano “ad personam” perfettamente ritagliate su Renzi e tali da escludere Laura Puppato? Posseggono profili simili e speculari, sono entrambi avvezzi alle lotte, alle vittorie politiche e alle competizioni elettorali: uno contro la nomenclatura interna del partito capace di ottenere voti a Firenze e provincia, l’altra contro i temibili avversari esterni, la forte Lega e in grado di trovare consensi non in ambiti ristretti, ma nell’estesa circoscrizione europea del Nord –Est.

Ci rimane solo di attendere e veder quali papocchi saranno in grado di confezionare i dirigenti piddini, sperando che non facciano peggio di quanto fatto in Parlamento dallo schieramento avverso.

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