Con GiULiA al lavoro per il lavoro

L'intervento di GiULiA a piazza del Pantheon, la sera dell'affossamento al Senato del ddl sulla diffamazione. Una fiaccolata, quasi una festa... [di Vanna Palumbo]

Con GiULiA al lavoro per il lavoro
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29 Novembre 2012 - 16.32


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Non poteva mancare la nostra voce, il contributo delle giornaliste riunite in GIULIA, ad una sacrosanta protesta come quella promossa oggi dalla Fnsi, che ringraziamo per averci voluto al suo fianco, contro la legge sulla diffamazione che -e non per fortuna- si è trasformata in una piccola festa.

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Il risultato di oggi, l”aver abbattuto l”ennesimo tentativo di intimidirci, di imbavagliarci premia la combattività, la tenacia, la forza che il nostro sindacato è riuscita a far esprimere alla categoria, col contributo di intellettuali e studiosi come Stefano Rodotà, che voglio qui ringraziare ancora, per aver chiarito anche oggi sulle colonne di Repubblica che quello architettato in Parlamento era uno strumento per arrivare ad una sorta di “regolamento di conti fra il ceto politico ed il sistema dell”informazione”.
Quel che è abbiamo evitato è l”ennesimo intervento legislativo liberticida per il diritto ad informare e ad essere informati di cui la nostra Costituzione sancisce la più elevata delle garanzie!

Allontanato (per ora?) il tentativo di colpire ancora una volta la libertà di stampa, rimangono aperti tutti i problemi del nostro mondo e del sistema complessivo dell”informazione, a partire da quello del LAVORO e dei soggetti più deboli: il grande universo della precarietà, dei giovani e delle donne.

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Le donne, che fra i precari sono la maggioranza, le giornaliste, le colleghe freelance, hanno già pagato il prezzo più alto dei processi di ristrutturazione del mondo dell”editoria avvenuti fin qui sia con espulsioni, spesso mascherate da ”ottimizzazioni”, sia con mancate assunzioni e con tagli alle collaborazioni: col risultato di un forte impoverimento professionale e della qualità dell”informazione che oramai nessuno mette più in discussione.

Questi processi sono ripresi e continuano ad ”agitarsi” nelle aziende editoriali, motivati ufficialmente dal perdurare della crisi economica, ed accompagnati da una normativa che invece che riformare il mercato del lavoro ne ha peggiorato, a partire dalla limitazione dell”articolo 18, la situazione generale.

E se alle stagioni politiche recenti ha fatto seguito la forte reattività delle donne, fino a riproporre con forza una nuova QUESTIONE FEMMINILE, il drammatico problema occupazionale che le riguarda, denunciato dai dati incontrovertibili rilevati dall”Istat, ci fa parlare di una vera e propria ”APARTHEID” che si consuma a danno delle donne. Un separatismo frutto, sì,di uno squilibrio preesistente di genere e generazionale, divenuto oramai intollerabile, ma certamente alimentato dalle scelte antistoriche ed anacronistiche dei governi cosiddetti liberisti. GIULIA stessa ha esercitato pressioni perchè, ad esempio, venisse ripristinata la legge sul divieto delle cosiddette “dimissioni in bianco”.

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Una verità che nessuno nega più anche nella nostra professione: le donne, le giornaliste, le giovani colleghe sono, come in altri comparti, i soggetti più coinvolti e più penalizzati dalle distorsioni del mondo del lavoro.

Perchè sulle donne si opera una doppia discriminazione:
la prima riguarda la disciminazione DAL lavoro, con ingressi che se nel tempo sono stati centellinati, oggi sono pressochè inesistenti, mentre consistenti sono i tagli a loro danno.

La seconda avviene NEL lavoro, dentro il lavoro delle redazioni o nei luoghi oramai diffusi del web, della rete, dell”online, degli uffici stampa, della piccola editoria e dell”emittenza radiotelevisiva. Ed allora: carriere inibite, scarsa incidenza sulle scelte redazionali, differenziali salariali inammissibili ed irrispettosi delle competenze, delle professionalità, delle capacità, dell”impegno.

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Per non dire della qualità dell”informazione che ne consegue e che arriva a sottacere, quando non a negare, il protagonismo femminile della realtà che anche in questo arretrato Paese le donne riescono spesso ad imporre scardinando antichi e ritornanti stereotipi.

Ma se l”INFORMAZIONE è BENE COMUNE, la sua completezza, l”attendibilità, la sua libertà sono un patrimonio irrinunciabile che, insieme agli organismi della categoria e alle altre forze che si sono unite nella battaglia di oggi, difenderemo senza tregua, anche noi di GIULIA.

E sul LAVORO ci attende un grande impegno!
GIULIA, insieme agli altri soggettti ed alla categoria tutta, vuole squarciare anche questo velo, ed avviare un”OPERAZIONE VERITA” SUL LAVORO DELLE DONNE DELLA PROFESSIONE in qualsiasi ambito si eserciti, e vuole, in maniera nuova, trasparente e con il cionvolgimento delle colleghe, dare inizio ad una stagione di forte protagonismo. Non si tratta di sostituirsi ad altri soggetti più titolati alla tutela e alla difesa sindacale. Ma anzi di sostenerli, di affiancarli, in un”azione sinergica a partire dalle Commissioni Pari Opportunità nazionale e regionali.

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Si tratta di intraprendere UN NUOVO PERCORSO POLITICO ed insieme di forzare i cardini di una CULTURA sessista e maschilista, sventata, certo, ma che continua a opporre una ”resistenza silenziosa”, spesso ammantata di nuovismo. Parlo di un percorso che COADIUVI QUELLO SINDACALE, anche valorizzando esperienze avviate come il Tavolo Donne e Media dell”Asr.

GIULIA vuole riorganizzarsi e farsi promotrice di iniziative che rimotivino le colleghe, ridiano forza e sostegno a tutte le donne del giornalismo italiano, dalle grandi firme alle più giovani e ”sconosciute” precarie. In un”azione corale che, insieme, ci renda protagoniste dei forti processi di cambiamento in atto.

Dalla durissima crisi economica, che purtroppo durerà ancora a lungo se non si spezzerà la spirale recessiva incoraggiata dalle politiche di austerità, NON USCIREMO UGUALI A COME SIAMO ENTRATI.

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E se le giornaliste rischiano di subire ulteriori regressioni ed arretramenti, cercare di neutralizzare, di impedire questo rischio è anche compito nostro.
ECCO, oggi siamo qui a testimoniare anche questa volontà e questa determinazione, a fianco della Fnsi e delle altre associazioni: dobbiamo avere grandi antenne sensibili ed anticipare per quanto possibile il futuro, guidarlo, incanalarlo verso sbocchi rispettosi delle donne del giornalismo italiano. Ma, insieme, una sola grande BUSSOLA: la libertà, la prospettiva di un paese più libero, a partire dalla libertà di espressione. La libertà delle donne!

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