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Qualcosa, indiscutibilmente, si è spezzato: il meccanismo della cooptazione eternamente al maschile, perché “le donne non si espongono”, “non si candidano”, “non ci sono”…
Le primarie del centrosinistra – con tutti i limiti della scelta stessa delle primarie, con tutti i limiti di una politica debole – un merito grande lo hanno avuto: rivelare che le donne ci sono, si espongono, si candidano e, soprattutto, vengono scelte.
Ma in queste dimensioni è stata una sorpresa anche per le donne: dalla Lombardia alla Sicilia le donne non solo c’erano, ma hanno primeggiato. I giornali hanno scritto del “caso” di Miriam Cominelli, trionfatrice in Lombardia nelle liste Pd (giovane, donna, ingegnera disoccupata), ma ugualmente nelle liste di Sel è stata una studentessa universitaria di Urbino, Lara Ricciatti, a raccogliere il maggior numero di preferenze nelle Marche. E in Sicilia (di nuovo liste Pd), l’exploit delle donne sindaco era altrettanto inatteso, a partire da quello di Magda Culotta, 27 anni – la più votata a Palermo – che è anche la più giovane sindaca siciliana (a Pollina, paese con poco meno di tremila abitanti).
Ma non sono stati solo gli exploit personali a dare il segno di queste elezioni. Il regolamento delle primarie, che era stato messo a punto per evitare discriminazioni di genere (femminile) in molti casi ha addirittura rischiato di penalizzare le donne, che hanno fatto il pieno di voti assai più degli uomini: uno per tutti il caso di Sandra Zampa a Bologna, che rischia di rimanere fuori ma che ha avuto più voti degli uomini che – per il sistema dell’alternanza – sono avanti a lei. Così come Giuliana Sgrena, collega della rete di Giulia e candidata con Sel a Roma, che ha avuto ben più del doppio delle preferenze del suo “omologo” maschile! E non sono affatto le sole…
Le primarie del centrosinistra hanno rivelato, è vero, che il sistema delle preferenze riaccende – sia pure in modo marginale – mali antichi della politica (in alcune regioni ancora polemiche per i “signori delle tessere”, come nella prima Repubblica), ma soprattutto hanno portato alla ribalta una generazione, impegnata sul territorio e “oscurata”, fin qui, a livello nazionale: una nuova classe politica che parla, soprattutto, il linguaggio delle donne. E che vota le donne.
Il merito di tutto questo va ascritto, in larghissima misura, a tutte quelle donne che quel 13 febbraio del 2011 si sono riversate nelle piazze, con un passa-parola trascinante, al grido di “Se non ora, quando?”; va ascritto a tutte quelle donne che da allora si sono associate, messe in rete, si sono fatte sentire e hanno costretto l”informazione e la politica ad ascoltarle; va ascritto a tutte quelle donne che hanno iniziato una impari battaglia sulla democrazia paritaria, in nome della Costituzione incompiuta. Per questi motivi l”affermazione delle donne alle primarie del centrosinistra è una vittoria di tutte le donne.
Il primo passo…
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