Il mio voto di donna a Budrio, dopo il delitto

Un femminicidio ha scosso la vigilia elettorale, in un tranquillo paese di provincia. Cosa nascondono, anche qui, le persiane socchiuse? Di [Cristina Obber]

Il mio voto di donna a Budrio, dopo il delitto
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25 Febbraio 2013 - 12.39


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Ci scrive Petra Crociati, 24 anni, proprio da Budrio, dove l”altra sera una donna di 31 anni è stata uccisa in casa, da suo marito.

“Tra pochi minuti uscirò e andrò a votare, per la prima volta nella mia vita in un Comune diverso da quello in cui sono cresciuta per 24 anni.

Ho una scheda elettorale nuova di zecca e mi sembra di essere ritornata neodiciottenne: forse anche per questo oggi, nonostante tutto, sono ancora una volta emozionata di poter esercitare il mio diritto di donna ed esprimere le mie opinioni politiche.

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Andrò a votare a piedi, con addosso i moonboot, per godermi il mezzo metro di neve che ha sepolto ogni particolare del paesaggio di questo nuovo paesino che ormai è diventato la mia casa.

Budrio è un piccolo Comune di provincia, non troppo lontano dal centro di Bologna per essere considerato inaccessibile e irraggiungibile, ma ha in sé quella compattezza dei paesi di campagna che al contrario le periferie di città vedono inesorabilmente diluire, a vantaggio di un sovraffollamento di palazzi popolari che imbruttiscono strade e paesaggi.

Mi ha sempre colpito l’atmosfera calma e fuori dal tempo di Budrio: tutto sembra scorrere più lento per chi viene dalla nevrosi caotica e intrisa di smog della città: qui si va a piedi, in bici, ci si sposta in treno e le macchine non sono un problema.

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Quando giro per il paese, intenta a fare la spesa o semplicemente a perdermi, mi sto abituando ad essere salutata, o a ricambiare sorrisi, cose insolite per me.

Oggi però, mentre andrò a votare, guarderò attentamente tutte le case, gli appartamenti, i terrazzi, le macchine, le persone che incontrerò: ieri sera, infatti, proprio in questo paradiso di provincia un uomo di origine marocchina ha ucciso sua moglie, una connazionale di 20 anni più giovane e madre dei suoi due bambini, piccolissimi.

Mi chiederò, camminando, se ho mai incrociato al mercato quella donna, a cui la stampa locale non dà nemmeno un nome, e dunque la condanna ad essere dimenticata, se le ho mai sorriso facendola passare avanti nella fila alla Coop perché aveva due figli piccoli a cui stare dietro.

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Mi domanderò se ho mai guardato negli occhi quell’uomo, magari quella volta che sono entrata nella macelleria islamica a comprare il couscous e tutti gli uomini hanno abbassato lo sguardo, imbarazzati. Perché? Mi sono chiesta cosa pensassero di me, io che non ero una delle “loro” donne, ma una “straniera” ai loro occhi.

Oggi mi chiedo cosa avrà pensato quella donna, di pochi anni più vecchia di me, mentre veniva uccisa in un paesino di provincia, durante una bufera di neve, da un uomo che aveva promesso di amarla e rispettarla.”

Me lo chiedo anche io, e sto solo male.

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