La lingua delle donne? In archivio...
Il patrimonio di idee prodotto in tutti i campi del sapere dal femminismo non ha mai trovato cittadinanza nei luoghi della cultura e della politica [di Lea Melandri]

Sipario
Redazione
28 novembre 2013
Se il linguaggio e in generale il modo con cui si parla di uomini e donne nei media e nei dibattiti politici è così povero, a volte volgare e offensivo, quasi sempre ispirato a pregiudizi diffusi, è anche perché, nel nostro paese in particolare, il patrimonio di idee prodotto in tutti i campi del sapere dal femminismo da circa due secoli a questa parte, non ha mai trovato cittadinanza nei luoghi della cultura e della politica. Ha riempito e continua a riempire centri di documentazione, archivi e biblioteche, ma lì resta.
Non si tratta perciò solo di intervenire criticamente sul linguaggio in uso.
Tanto meno di esercitare censure, che non agiscono mai in profondità, ma mostrare quello che già c’è: un modo diverso di pensare, scrivere e parlare, una visione delle cose che nasce dall’avere una consapevolezza nuova dei problemi, della sfera personale come della vita pubblica. La tendenza a muoversi come se si dovesse sempre ricominciare da capo, come se avessimo il vuoto di storia alle spalle, non ci aiuta a sormontare secoli di pregiudizi.
Per questo mi ha fatto molto piacere la decisione del severdonne.it di Bologna di mettere online i dieci anni della rivista Lapis. Percorsi della riflessione femminile, a cui hanno collaborato circa quattrocento donne, italiane e straniere.
Riuscire a stabilire qualche rapporto con le giornaliste televisive, che sono oggi una presenza quantitativa e qualitative importante, è sicuramente una strada da percorrere.