La nuova mappa del potere femminile

Ilaria Li Vigni con "Donne e potere di fare" compie una analisi sulla classe dirigente "al femminile": ma quanto sarà duratira questa svolta? Fin qui troppe neo-mamme han dovuto lasciare il lavoro...

La nuova mappa del potere femminile
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7 Marzo 2020 - 16.16


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Donne ai posti di comando per dare forza a una classe dirigente più moderna, libera da vecchi schemi e gruppi ristretti di potere. In Italia si sta lentamente definendo, in questi ultimi anni, la mappa di un nuovo potere femminile. La sta disegnando la presenza di deputate e senatrici in Parlamento, le ministre, le manager nominate ai vertici delle società quotate in Borsa, le alte funzionarie di alcune aziende pubbliche strategiche.
La svolta pur lenta è in corso.
Ma quanto sarà duratura questa svolta? Sarà davvero portatrice di uno sviluppo sociale più equo e moderno già presente in alcune nazioni europee? La realtà è che, ancora, non ci sono le condizioni per una società equa con opportunità e responsabilità equilibrate tra donne e uomini in tutti i campi, pubblici e privati.
Anzi, molti numeri e statistiche ancora fanno riflettere.
Il numero delle madri che ha lasciato il lavoro dopo la nascita di un figlio è salita dal 18,4% nel 2005 al 22,3% nel 2016, percentuale molto superiore alla media europea.
Ciò sta a significare che resta molto da fare e rivela quanto sarà fondamentale, in questa fase critica, il ruolo delle donne che sono riuscite a incrinare il soffitto di cristallo.
La posizione al vertice di alcune di loro sarà una determinante leva sociale solo se aprirà a scelte libere – fare o non fare carriera, fare o non fare figli – e se saprà accelerare mutamenti significativi per tutte in mondi anche distanti.
Anzitutto, l’innovazione dell’organizzazione del lavoro con orari flessibili, possibilità di lavoro da casa, soluzione tutte che agevolano il modo di lavorare con una concezione innovativa, senza dover trascorrere la giornata sul luogo di lavoro.
Ancora si deve ragionare di occupazione femminile creando le condizioni per un guadagno equo, evitando che lo stesso sia in competizione con i costi di cura di casa, figli e genitori anziani.
In questo passaggio, la leva fiscale è irrinunciabile. Sostituire la detrazione per il coniuge a carico – ormai si sa, è disincentivo all’impiego femminile – con la deducibilità dei costi di cura sostenuti dalle famiglie renderebbe, finalmente, conveniente mantenere quel secondo stipendio.
Infine, determinante è un diverso approccio culturale in tema di educazione.
Il divario tra studenti è stato colmato. In genere, le donne, più preparate negli studi, continuano a seguire percorsi scolastici influenzati da modelli culturali ancorati a stereotipi di genere, quando, invece, vanno incoraggiate a esplorare spazi ancora a torto ritenuti «maschili» come le materie STEM (Science, Technology, Engineering, Math) che conducono a professioni scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Professioni che, di certo, garantiranno maggiori chances di impiego, di crescita, di indipendenza economica a lungo nel tempo.
Solo con questi radicali mutamenti sociali potremo assistere ad un equilibrio di genere moderno, concreto e davvero compiuto.

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