Aida Ribero, vita e opere di una intellettuale poliedrica maestra di femminismo

La vita e le opere di Aida Ribero, femminista, giornalista, docente e attivista in un libro corposo curato da Daniela Finocchi e Michela Marocco

Aida Ribero
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Giorgia De Carolis Modifica articolo

21 Luglio 2024 - 10.45


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Con forza e intelligenza. Aida Ribero (1935-2017)”, curato da Daniela Finocchi e Michela Marocco, edito da Il Poligrafo, è uno di quei libri che non si esauriscono mai. Da leggere tutto d’un fiato, oppure a settori, più volte, perché al suo interno ha pensieri, storie e considerazioni non soggette all’invecchiamento. Un volume molto corposo, circa 400 pagine, ricco di fotografie in bianco e nero che illustrano diversi momenti della vita di Aida Ribero, dall’infanzia, alle riunioni presso il Centro Studi e Documentazione Femminile passando per amicizie e affetti.  Pagine che non risultano mai pesanti alla lettura perché alternano scritti inediti a ricordi di colleghe e amiche. Un’importante opera di ricerca che illustra la vita, gli studi, i libri e l’attività intorno al femminismo e al pensiero femminile di Aida Ribero. Documenti, articoli, interventi rari e testimonianze ricostruiscono la sua figura poliedrica di giornalista, saggista, docente e pensatrice, senza tralasciare sprazzi vita quotidiana, emotività e affetti.

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Il libro si apre con una panoramica dettagliata dell’infanzia e della giovinezza di Aida Ribero, scritta da lei stessa. Nata in Argentina – a Buenos Aires nel 1935 – a soli tre anni si trasferisce con la famiglia a Caraglio, un paesino sperduto nella provincia di Cuneo. La resistenza irrompe nella sua vita sin dall’infanzia, quando inforcando la bicicletta portava messaggi ai partigiani cuciti dalla mamma nell’orlo del vestito. Mente creativa e poco incline alle ottusità della provincia, Aida Ribero compiuti i 16 anni si trasferisce a Torino per frequentare il Liceo Artistico. La grande città la affascina anche perché, già nell’adolescenza, capisce che l’emancipazione comporta l’esclusione da una vita socialmente accettata. Ma alla cultura patriarcale Ribero oppone la sua determinazione, la “liberta alla necessità” di opporre resistenza. A Torino aderisce all’Udi e al PCI – che abbandonerà dopo i fatti d’Ungheria – partecipa alle lotte per i diritti civili e sviluppa una personale vocazione per l’emancipazione e la liberazione della donna.
Impegno politico che porterà avanti con fervore a fianco del compagno Pietro Chiodi, filosofo e partigiano a cui Beppe Fenoglio si ispirò per tratteggiare la figura del patriota Monti ne “Il partigiano Jonny”.

Sullo sfondo di una Torino degli anni ‘70 animata da proteste operaie e rivolte femministe, la biografia ripercorre le frequentazioni di Ribero dei primi gruppi di autocoscienza ispirati al Manifesto di Rivolta Femminile elaborato da Carla Lonzi. Tra le più importanti teoriche femministe italiane, Lonzi viene citata più volte nelle pagine del volume, analizzata e stimata dalla stessa Ribero. Proprio dalla frequentazione di questi gruppi prende vita il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile di cui è stata presidente per otto anni. Aida Ribero è stata anche parte attiva nel Coordinamento giornaliste del Piemonte, nella Casa delle Donne di Torino, nel Gruppo di studio del Concorso Lingua Madre. Ha contribuito a fondare il Coordinamento contro la violenza e il Telefono Rosa di Torino, città che nel 2023 le ha intitolato una via per non dimenticare l’eredità del suo pensiero.

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Uno degli aspetti più apprezzabili di questo volume è la capacità delle curatrici di contestualizzare il lavoro e le idee di Aida Ribero all’interno dei movimenti sociali e politici del suo tempo. Questo approccio non solo rende omaggio all’eredità di Ribero, ma fornisce anche al lettore una comprensione più profonda delle dinamiche storiche e culturali che hanno influenzato il suo pensiero.

«La relazione e l’affidamento è un dato costitutivo del modo di procedere nel mondo delle donne: una forza che, per ciò che mi riguarda, mi autorizza a pensare, progettare, realizzare» scriveva Aida Ribero, una delle più autentiche teoriche femministe italiane che, parafrasando bell hooks, ha usato il linguaggio come luogo di lotta. Una rivolta mai spenta e sempre attuale, che grazie al lavoro di Finocchi e Marocco viene ricostruita e consegnata alle generazioni di ieri, oggi e di domani. Sfidando indifferenza e smemoratezza.

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