La lunga battaglia per la democrazia paritaria

Nel momento in cui il governo prende finalmente posizione sulla pari rappresentanza per le prossime regionali, una riflessione di Daniela Carlà, da anni impegnata per la parità con NoiReteDonne.

La lunga battaglia per la democrazia paritaria
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26 Giugno 2020 - 00.09


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Le agenzie di stampa hanno diramato la notizia che stasera – 25 giugno – il Consiglio dei ministri, accogliendo l’appello di ‘Noi rete donne’ e di un nutrito gruppo di costituzionaliste, ha “assunto l’impegno a sostenere un adeguamento normativo che introduca la doppia preferenza di genere in tutte le prossime elezioni regionali” (come ha dichiarato la ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti).

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È una battaglia che ha coinvolto anche GiULiA, che aderisce all’accordo delle associazioni per la democrazia paritaria promosso da NoiReteDonne (la rete guidata da Marisa Rodano e Daniela Carlà) e che in Puglia è nella rete di associazioni che si battono per il cambiamento della legge regionale.
Ma oltre alla Puglia, anche la Liguria, la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, la Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Bolzano, non hanno ancora adeguato le loro normative.

Pubblichiamo una riflessione di Daniela Carlà sulle trasformazioni che in questo periodo stanno subendo una accelerazione: occasione da non perdere.

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Nulla è stato più ovvio

“Gli ultimi mesi sono stati densi di fatti sorprendenti che hanno generato emozioni, nuove e contrastanti, e pensieri inediti.

Non sappiamo se tutto sia iniziato perché qualcuno si è cibato con un assai poco invitante pipistrello, portandoci alla memoria Alice nel paese delle meraviglie che si chiede se la gattina Dina ne avrebbe mangiato uno. Sappiamo invece che la vicenda del Covid ha funzionato da detonatore, che sono esplosi bisogni, contraddizioni, abitudini.
A meravigliarci siamo state tutte noi. Nulla è stato più ovvio.

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Non era neppure scontata la capacità di lettura degli avvenimenti, di reazione individuale e collettiva, di sorprendente coraggio nell’interpretare le proprie responsabilità che le donne hanno sin qui dimostrato.

E’ la vera novità politica di questo periodo, in Italia, in Europa, nel mondo. Stiamo vivendo accadimenti straordinari che producono cambiamenti irreversibili ed epocali e che ci fanno ripetere come un mantra che non sarà più come prima. Non è una parentesi.
Le resistenze maschili, le foto d’epoca di luoghi di potere occupati prevalentemente da uomini paiono un bianco e nero a fronte della ricchezza dei colori, sembrano il suggello di un’era, una sorta di addio al celibato, rinviano ai banchetti precedenti il declino dell’Impero. Ciò a prescindere dal valore di tanti uomini nella politica, nell’economia, nella cultura: è che tutti insieme e da soli non funzionano più, anche le intelligenze maschili risultano mortificate, la democrazia paritaria servirebbe agli uomini.
Sarebbe un vantaggio anche per loro comprenderlo e trarne le conseguenze. Sappiamo tutte che è arrivato il momento delle donne.

Le donne ora devono essere pronte, solidali, unite, trasversali. Devono farsi carico del dovere di decidere a tutti i livelli, senza costruire nuove retoriche e senza recuperarne di vecchie, evitando di competere per intestarsi i successi (che così non arriveranno), abbandonando pretese egemoniche le une con le altre, avendo la capacità di non rispolverare caparbiamente esperienze e soluzioni superate e, al tempo stesso, di non improvvisare.

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E’ necessario approfondire i problemi, non farsi tentare dai facili entusiasmi o superficiali rifiuti. Ne abbiamo un esempio con il telelavoro generalizzato oggi nella Pubblica Amministrazione, che non è smart working e che non può costituire nella PA  una modalità generalizzata di offerta di servizi qualitativamente soddisfacente. Sarebbe il caso di procedere a una valutazione serena, che consideri il rallentamento dell’attività ordinaria della PA in questi mesi, che rinunci a dannosi referendum sulla bontà o meno di queste modalità di lavoro, che consenta (laddove utile) di progettare il ricorso al vero e proprio lavoro agile.
E’ solo un esempio della necessità di analisi approfondite, serie, urgenti.

Tutto invecchia in fretta, ancor prima di realizzarsi, se non si intraprendono le strade del rigore, dell’innovazione, della consapevolezza, della concretezza e della radicalità dei cambiamenti, tutte insieme.
E’ già invecchiato il rapporto Colao, che non definisce priorità rispetto alle risorse – elemento irrinunciabile per qualunque programma – e che dedica alle donne qualche capitoletto, schede aggiuntive e finali, anziché fare dello sguardo, dei pensieri femminili il parametro per selezionare risposte e stabilire nuove gerarchie nelle politiche pubbliche.

E invecchia prima di tutto ciò che appare distante dalle cose, dalla quotidianità delle persone, dalle possibilità effettive di realizzabilità, che non fa i conti con il limite delle risorse, del tempo, delle capacità disponibili. Non si rincorrano più le emergenze, non si pensi più di correggere con integrazioni di altre task force temporanee. Bene che il governo abbia promosso il confronto negli Stati Generali con gli attori sociali e istituzionali. Si recuperi ora un pensiero lungo per la ricostruzione del paese, si attivino tutti gli agenti responsabili, si investa sulla Pubblica Amministrazione, su soluzioni durature. Non è ipotizzabile alcun rilancio del paese che non sia incentrato su scelte chiare e sulla loro attuazione, che necessitano di impegno, di strumenti, di capacità adeguate. Si valutino le politiche pubbliche, dotandosi di strumenti per la valutazione ex post, che agevola l’autocorrezione dell’errore, l’attivazione di rimedi e cambiamenti, la considerazione dell’impatto su uomini e donne di scelte effettuate in modo informato e consapevole. Si disponga di dati amministrativi, declinati in base al genere disponibili per tutte le PA. Si generalizzi il ricorso al bilancio di genere.  Si semplifichi, si adegui il linguaggio. Si accompagni l’economia senza intorpidire con regole inutili e lungaggini.

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Non vi sono scorciatoie. E le donne di questo si devono occupare, senza colpevoli rinvii e senza alibi. Siamo innovatrici se percorriamo i sentieri del presente, ridisegnando i confini tra dimensione pubblica e privata e mettendo al centro la condivisione delle responsabilità nella dimensione pubblica e nelle forme di convivenza personali. Dobbiamo partire dalla consapevolezza della centralità della cura, invadendo le politiche pubbliche di tale consapevolezza e pretendendo condivisione tra i generi come aspetto fondamentale per la qualità degli interventi. Se ne è parlato molto, giustamente.

E’ stato decisivo, nella prima fase del Covid, il ruolo dell’associazionismo femminile per comprendere le trasformazioni in corso.  
Ora l’associazionismo delle donne deve confrontarsi con i problemi attraverso un esercizio propositivo e puntuale, senza inutili competizioni e sterili unanimismi, coltivando dialogo e pluralismo per poter innovare la società e la politica.

Dobbiamo ripensare il set di diritti e di doveri, ridefinendoli con le giovani, non rimuovendo le difficoltà serie di questo periodo.  Diritti e doveri devono responsabilmente viaggiare insieme, nelle analisi e nelle proposte, nel loro esercizio concreto.
La situazione economica è serissima, quasi angosciante.
Esiste nel paese anche una grande questione etica, il Presidente Mattarella ha parlato in questi giorni di modestia etica.
Bisogna arginarne gli effetti nei confronti delle istituzioni e tra le persone. Per le donne deve costituire una priorità restituire al paese, e ai luoghi decisionali e di potere, una giusta e irrinunciabile tensione etica, anche attraverso il contrasto alla illegalità e la valorizzazione delle funzioni di controllo.

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Noi Rete Donne, con NOIDONNE, anche attraverso la promozione dell’Accordo Comune, da oltre un decennio ha posto al centro della propria azione la democrazia paritaria, intrecciando l’obiettivo della partecipazione delle donne nei luoghi di potere con quello della promozione della legalità. Questo approccio non va disperso, annegandone la valenza innovativa nella mera rivendicazione quantitativa di posti aggiuntivi. Ora non si può più attendere: la democrazia paritaria è irrinunciabile proprio per il rigore e il cambiamento che veicola nel concreto.

Per Noi Rete Donne è urgente adottare una legge quadro per riequilibrare la presenza di genere in tutte le designazioni e nelle nomine pubbliche, a livello centrale e nei territori, e ha offerto alla discussione un proprio contributo, sostenendo le iniziative parlamentari già preannunciate.

In questi mesi Noi Rete Donne ha anche elaborato proprie proposte per correggere contraddizioni e carenze nella proroga della legge Golfo-Mosca, chiedendo soprattutto di estendere pari garanzie alle società controllate e avviando una necessaria riflessione sulle società non quotate (interventi zoom meeting).

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Di recente Noi Rete Donne ha anche sostenuto le iniziative per la pari composizione di genere nel Consiglio Superiore della Magistratura e per estendere la doppia preferenza di genere in quelle regioni che non si sono, scandalosamente, ancora adeguate.
Noi Rete Donne ha in programma iniziative sui convegni o congressi a prevalenza presenza maschile, proponendo anche possibili strumenti quali adeguate linee di indirizzo per abituare al riequilibrio di genere.

Noi Rete Donne organizzerà anche un momento di riflessione su linguaggio e potere. Anche qui credo davvero che non si tratti banalmente e riduttivamente di lottare solo per qualche desinenza, come si vorrebbe far credere. Il nostro obiettivo è utile a tutti e tutte: perseguiamo l’aderenza del linguaggio alla realtà, intrecciando le nostre proposte con quelle per la semplificazione e la chiarezza del linguaggio nella PA e nella politica.
Sono passati poco più di due mesi da quando come NOIDONNE e Noi Rete Donne abbiamo scritto una Lettera aperta alle Presidenti della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea appellandoci al loro essere donne raccogliendo oltre 3.600 adesioni anche di 90 associazioni.

Avevamo ragione noi, nell’Unione Europea si sono avviate trasformazioni significative che hanno generato importanti opportunità.
Sta a noi rafforzarle e non sprecarle”.

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Daniela Carlà

 
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