“Come si parla di donne” è una raccolta di analisi dell’informazione italiana svolta dalle giornaliste dell’associazione GiULiA dal 2024 al 2025, con incursioni che arrivano a ritroso fino al 2020, quando è nata l’idea della rassegna stampa “Sui Generis”. L’idea di applicare uno sguardo critico, femminile e femminista, in primo luogo al modo in cui i quotidiani italiani raccontano le donne, in secondo luogo alla partecipazione delle giornaliste all’espressione dell’informazione quotidiana
In questo quinquennio, le autrici di “Sui Generis” hanno chiaramente esercitato un vero e proprio female gaze nella loro lettura mensile dei principali giornali italiani, misurando la visibilità femminile e decostruendo le narrazioni dominate da quel male gaze teorizzato da Laura Mulvey più di mezzo secolo fa e che ancora marginalizza e oggettivizza le donne, non solo nei contenuti dell’intrattenimento, ma anche in quelli dell’informazione.
La rassegna stampa è stata concepita sin dal suo esordio con il duplice obiettivo di monitorare la condizione delle donne sia come giornaliste, sia come newsmaker e fonti dell’informazione, ispirandosi evidentemente agli obiettivi J1 e J2 della Dichiarazione e piattaforma d’azione di Pechino (ONU, 1995), che per il settore dei media, individuato come uno dei dodici strategici per l’avanzamento dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile, stabilisce due obiettivi: aumentare la partecipazione e l’accesso delle donne all’espressione e al decision-making nei e attraverso i media e le nuove tecnologie della comunicazione; promuovere una rappresentazione bilanciata e non stereotipata delle donne nei media.
Dal 2020 in poi, la rassegna stampa “Sui Generis” mantiene uno sguardo critico costante sulla presenza (e assenza) delle donne nel giornalismo. Pur con le dovute distinzioni fra le diverse testate giornalistiche, il risultato restituito da questa prospettiva, e articolato nei capitoli del volume dedicato alle giornaliste, riflette l’urgenza di affrontare la persistente marginalizzazione femminile nella professione, evidenziando, per esempio, la scarsità di firme di opinioniste in prima pagina. È una battaglia per l’equità che tocca la credibilità stessa dell’informazione: come può essere credibile un’informazione che trascura l’opinione di quasi metà delle redazioni, composte per il 42% da giornaliste?
La rassegna stampa si focalizza poi in modo continuativo su due fenomeni ben noti nella letteratura in materia: la sottorappresentazione e la misrappresentazione delle donne come newsmaker e fonti di informazione. I capitoli che seguono offrono un percorso approfondito e attuale su entrambi questi fenomeni. Se in alcuni ambiti i cambiamenti sono visibili, come nella narrazione della violenza di genere, dove, soprattutto dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, si intravedono segnali di una maggiore consapevolezza e un uso più attento del linguaggio, in altri la resistenza allo status quo è palese. Lo sport, per esempio, emerge come un settore dove la sottovalutazione e la stereotipizzazione delle atlete rimangono una costante.
Il valore di questo volume e del monitoraggio offerto da “Sui Generis” risiede proprio in questa capacità di seguire costantemente l’evoluzione del giornalismo italiano, riconoscendone i progressi, senza cedere all’illusione che l’uguaglianza di genere, dentro e attraverso i media, sia stata raggiunta. Analizzando il linguaggio della cronaca giudiziaria, politica, sportiva, quello dell’informazione economica e geopolitica, il lavoro delle giornaliste di GiULiA offre uno strumento indispensabile per comprendere come gli stereotipi non siano innocui, ma veri e propri ostacoli culturali, capaci di condizionare l’opinione pubblica e persino i processi decisionali.
“Come si parla di donne” è un appello all’etica e alla responsabilità sia di chi l’informazione la fa, sia di chi l’informazione la legge. E come tale merita di essere letto: che non sia solo un esercizio analitico, ma un incentivo per ogni professionista e lettrice o lettore a praticare e richiedere un giornalismo più equo, rappresentativo e, in senso letterale, completo. Perché, come ho già avuto modo di scrivere altrove, un’informazione che trascura metà della popolazione rappresenta la più grande fake news in circolazione.
Come si parla di donne. A cura di GiULiA giornaliste. Quaderni Murialdi. Edizioni All Around. pagg. 152. 12 euro
