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Che fine ha fatto la 194?

Interrogazione parlamentare al Ministro della salute: troppi obiettori di coscienza in ospedale. Fra cinque anni resteranno solo 150 medici non-obiettori in tutta Italia!

Che fine ha fatto la 194?
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19 Marzo 2012 - 17.18


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Pubblichiamo il testo dell”interrogazione al Ministro della Salute, con risposta alla Comissione Affari sociali della Camera, presentato da alcune parlamentari del Pd (prima firmataria Donella Mattesini, tra le altre Livia Turco, Anna Paola Concia, Barbara Pollastrini, Marina Sereni, Sesa Amici, Sandra Zampa, Susanna Cenni), preoccupate dal quadro che interessa molte strutture ospedaliere del nostro Paese sulla reale possibilità di applicare la legge 194, visto l”alto numero di obiettori di coscienza.

Al Ministro della salute.

– Per sapere – premesso che:

dalla ultima relazione in data 4 agosto 2011, del Ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l”interruzione volontaria di gravidanza (IVG) si evince che l”incidenza del fenomeno della interruzione volontaria di gravidanza, dalla introduzione della legge n. 194 ad oggi, è in progressiva e costante diminuzione;

nel 2010 è stato rilevato un decremento del 2,1 per cento rispetto al 2009, ed un decremento del 50,5 per cento rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all”interruzione volontaria di gravidanza;

dal 1983 i tassi di abortività sono diminuiti in tutti i gruppi di età, più marcatamente in quelli centrali;

nel corso degli anni è cresciuto il ricorso all”interruzione volontaria di gravidanza da parte delle donne con cittadinanza estera, raggiungendo nel 2009 il 33,4 per cento del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza, e tale fenomeno, dovuto anche al costante incremento della loro presenza nel Paese, rappresenta una criticità importante, anche se vanno sottolineati comportamenti differenti per nazionalità e cultura di provenienza, anche a causa di diversi approcci ed accessi alla procreazione responsabile ed all”interruzione volontaria di gravidanza nei Paesi di origine. Su tale questione nel 2010 il Ministero della salute ha promosso e finanziato un progetto sulla prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza tra le donne straniere; tale progetto coordinato dalla regione Toscana, in collaborazione con l”Istituto superiore di sanità e l”università La Sapienza di Roma, a cui hanno aderito 12 regioni, aveva come finalità la formazione degli operatori socio-sanitari finalizzata ad approcci interculturali per la tutela della salute sessuale e riproduttiva, nonché l”organizzazione dei servizi per favorire l”accesso ed il coinvolgimento nella prevenzione dell”interruzione volontaria di gravidanza e la promozione di una diffusa e capillare informazione per la popolazione immigrata anche attraverso il coinvolgimento delle comunità di donne immigrate;

il ricorso dall”interruzione volontaria di gravidanza da parte delle minorenni è in lieve aumento, passando dal 2,7 per cento sul totale dell”interruzione volontaria di gravidanza del 2009, al 3,2 per cento del 2009;

in relazione ai tempi di attesa per il rilascio della certificazione (indicatore di efficienza dei servizi) la percentuale di interruzione volontaria di gravidanza effettuate entro i 14 giorni dal rilascio del documento è lievemente aumentata rispetto a quella riscontrata nel 2008 (59,3 per cento nel 2009, rispetto al 58,9 per cento); è invece lievemente diminuita la percentuale di interruzione volontaria di gravidanza effettuate oltre 3 settimane (15,8 per cento nel 2009, rispetto al 16,4 per cento nel 2008), persistendo comunque una non trascurabile variabilità tra regioni;

il ricorso al consultorio familiare per la documentazione/certificazione rimane ancora basso (39,4 per cento), anche se in aumento, gran parte per il maggior ricorso ad esso da parte delle cittadine straniere (52,7 per cento rispetto al 32,7 per cento delle italiane);

i consultori familiari pubblici, come notificato dalle regioni, sono in diminuzione, risultando 0,7 consultori ogni 20.000 abitanti, come nel 2006, 2007 e 2008, valore inferiore a quanto previsto dalla legge 34 del 1996;

nel corso degli ultimi anni è enormemente aumentata l”obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti. A livello nazionale si è passati, per i ginecologi, dal 58,7 per cento del 2005, al 70,5 per cento del 2007, al 71,5 per cento del 2008 ed al 70,7 per cento nel 2009; per gli anestesisti negli stessi anni, dal 45,7 per cento al 51,7 per cento. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38,6 per cento nel 2005 al 44,4 per cento nel 2009;

come denunciato da LAIGA (Libera associazione italiana ginecologici per l”applicazione della legge n. 194) il rischio è che nei prossimi 5 anni, stante l”alta percentuale di obiettori e, considerati i pensionamenti dei medici obiettori, in tutta Italia rimangano poco più di 150 non obiettori;

già oggi in interi territori l”interruzione volontaria di gravidanza non è un servizio garantito, costringendo le donne ad emigrare altrove;

i pochi medici ginecologi non obiettori oggi vivono una specie di segregazione professionale, in quanto costretti a fare solo aborti, con turni massacranti, non potendo di fatto occuparsi di parti o di altri interventi, e penalizzati nella carriera, con la conseguenza che aumentano le obiezioni, svuotando di fatto i servizi e favorendo l”emigrazione delle donne che rischiano di nuovo di approdare a cliniche clandestine;

nel 2008 è stata effettuata una stima aggiornata degli aborti clandestini, dalla quale si evince che nel 2005 gli aborti clandestini erano circa 15.000, rispetto ai 100.000 del 1983, ma la preoccupazione è che siano di nuovo in aumento, soprattutto in quelle zone di Italia dove l”obiezione di coscienza rende difficile anche l”attivazione del percorso di certificazione e di interruzione volontaria di gravidanza;

sembra risultare, come denunciato da LAIGA, che nelle scuole di specializzazione non si insegna più come fare una interruzione di gravidanza, quasi non se ne dovesse parlare, così che i ginecologi imparano l”uno dall”altro, in modo empirico, creando di conseguenza seri pericoli per le donne -:

quale sia l”intendimento del Governo, per quanto di competenza, in merito alla necessità di potenziare la rete dei consultori pubblici, che sono in primo luogo lo strumento essenziale per le politiche di prevenzione e di promozione della maternità/paternità libera e consapevole, nonché servizio essenziale per l”attivazione del percorso per l”interruzione volontaria di gravidanza;

quali siano i risultati del progetto sulla prevenzione dell”interruzione volontaria di gravidanza tra le donne straniere attivato nel 2010 e se siano stati individuati specifici percorsi;

se il Governo intenda assumere iniziative affinché nelle scuole di specializzazione sia implementata la formazione proprio sul tema dell”interruzione volontaria di gravidanza;

cosa intenda fare per garantire contemporaneamente il diritto dell”obiezione di coscienza ed il diritto delle donne all”interruzione volontaria di gravidanza, nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge n. 194.(5-06423)

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