Contro l'insulto sessista, andiamocene | Giulia
Top

Contro l'insulto sessista, andiamocene

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Ma è una forma di discriminazione e come tale va combattuto. Di fronte a certe battute andiamocene. E diciamo #tisaluto.

Contro l'insulto sessista, andiamocene
Preroll

Redazione Modifica articolo

22 Maggio 2013 - 23.47


ATF

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni. Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l’insulto sessista è pratica comune, perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo. Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa. L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo. L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli. Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni. Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto. Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo. Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice. Andiamocene. E diciamo #tisaluto.
Questo post è pubblicato/ribloggato in contemporanea anche da altre/i blogger: Marina Terragni, Loredana Lipperini, Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza, Sabrina Ancarola, Mammamsterdam, Zeroviolenzadonne, Un altro genere di comunicazione, Ipazia è(v)viva, La donna obsoleta, Laboratorio Donnae, Sud De-Genere,Coppette amore e…, Politica Femminile, Caso mai, Zauberei, Cosmic Mummy, in genere, the new Brix Blog, Mammaeconomia, Donne in ritardo, Valentina Maran, malapecora, Essere Donne, I Fratelli Karamazov, Anarkikka, Il porto delle nuvole, Considerazioni di una donna, Donne Viola, Sabrina Barbante, Ho fatto il composto!, Carla “conta” e crea, Blog di Sara, 101 uomini più…, Elena, Se non ora quando, EMPOROS, La solita Simonetta, No alla violenza sulle donne, Non lo faccio più, L”Italia che cambia, ma la notte no!, corpografie sessuali, Family Life, The Blake House, A.R.P.A. Raggiungimento Parità, La fila indiana, miniEva, Francesca Sanzo, Women.it, Frequenze lesbiche, Francesca Marchini, Se 18 vi sembran poche, Tè per tutti, Radio Sarajevo, GiULiA Giornaliste, La dignità e le persone (il blog di Corriere.it e Amnesty International), Rete 13 Febbraio PT, La rete delle reti femminili, Queste sono solo parole.
E nella versione maschile da Lorenzo Gasparrini, Mente Miscellanea, O capitano! Mio capitano!
Se credi, copia e incollalo anche tu!

Native

Articoli correlati