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Il segno del nuovo governo? Ci siano metà donne

Se non si stabiliscono giuste regole, le capacità delle donne non verranno utilizzate, le parole verranno ignorate, i progetti non avranno spazio. [Elisabetta Addis]

Il segno del nuovo governo? Ci siano metà donne
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17 Febbraio 2014 - 10.28


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Tre anni fa, Il 13 febbraio 2011, un milione di donne e uomini amici delle donne scese in piazza con la manifestazione Se Non Ora Quando per rivendicare dignità per le donne italiane.
Fu l”inizio di un nuovo ciclo politico, la rottura della rassegnazione alla sconfitta culturale e politica al Berlusconismo, quella sconfitta che ci ha regalato il Porcellum, la Giovanardi-Fini, la legge sulla procreazione assistita e altre ignominie. Fummo coraggiose, arrischiate. Eravamo nell”angolo, ne siamo uscite, e per noi molto è cambiato: ora si parla di contrasto del femminicidio, di cambiare l”immagine delle donne nei media, ora si parla di vietare le dimissioni in bianco per le giovani lavoratrici, ora si parla di democrazia paritaria. Domani, 14 febbraio, si balla a Piazza di Spagna con One Billion Rising, per la giustizia verso le donne, come in tutte le altre capitali d”Europa.

C”è chi continua a non vedere. Un esempio fra mille: il bel libro di Guido Crainz, Italia 2003-2013, cronaca di un disastro. Meticolosamente raccoglie le malefatte Berlusconiane e gli errori dei suoi avversari. Nel capitolo intitolato gennaio-dicembre 2011 Se Non Ora Quando non è nominato. Come se non fosse avvenuto. Né mai si parla nel libro di donne, di genere, di diritti e pari opportunità.
Come se una grammatica di genere non esistesse, come se quel che viene in luce con gli attacchi sessisti alla Boldrini e i ceffoni alla Lupo non facesse parte della vita pubblica e della politica. Escluse dalla storia. Contemporanea. Da un bravo storico che la scrive. Da un uomo della sinistra. Da un amico di molte donne e femministe. Perché? Perché non ci vede? E non ci ricorda?

Non è il solo. L”invisibilità femminile, la non attribuzione di valore alle azioni e alle parole delle donne, il dare le donne per scontate è un fatto assodato della psiche umana. Della psiche di uomini e donne. Hanno fatto decine di esperimenti scientifici. Attori maschi e femmine recitano dei curriculum, che potrebbero essere maschili o femminili, scambiandoseli. Chi li ascolta, maschio o femmina, poi ricorda di più quello che è stato detto da attori maschi, indipendentemente dal contenuto del curriculum.
Musicisti maschi e femmine: se ascoltati di persona, vengono premiati i maschi, se ascoltati da dietro uno schermo, le valutazioni cambiano a favore delle femmine. Il velo delle arabe è solo il segno esterno di un desiderio maschile e anche femminile di non vedere le donne, di rimuoverle, di fare come se non fossero in campo, di ignorarle.

L”essere umano esiste in due versioni, uomo e donna, in parte uguali ma in parte diversi. Una differenza di capacità cognitive, di percezione, di priorità, di gusti, di obiettivi e progetti di vita. Diversi, ma con uguali diritti e capacità. Uomini e donne non si fidano delle donne, solo quando si misura la performance ci si rende conto che le donne hanno le stesse capacità.

Se non si stabiliscono giuste regole, le capacità delle donne non verranno utilizzate, le loro parole verranno ignorate, i loro progetti non avranno spazio. Il loro diritto a decidere insieme della sorte della specie umana verrà negato. E questo sarà a danno di tutti, uomini e donne. Ecco perché in tutta Europa oggi si chiede la metà di presenze femminili in tutti i luoghi decisionali, dai Consigli di Amministrazione ai Parlamenti ai governi. Non vogliamo essere tutelate, perché non siamo deboli. Non vogliamo quote, perché non siamo una minoranza. Vogliamo essere viste e riconosciute per quello che siamo, metà dell”essere umano. Forse ci sarà un nuovo governo: il segno del nuovo è se sarà fatto di metà donne e metà uomini.

Ecco perché è così importante che nella nuova legge elettorale ci siano norme di democrazia paritaria. Nella proposta Renzi-Berlusconi, si parlava di 50% di donne nelle liste bloccate, ma nulla si diceva dei capolista, e si consentiva di inserire di seguito due persone dello stesso sesso. Questo, con collegi piccoli in cui raramente un partito farà entrare in Parlamento il terzo in lista, significa offrire solo la parola 50%, ma non garantire la cosa.
Noi chiediamo che metà dei capolista sia di ciascun sesso, e che i nomi nella lista bloccata siano alternati per sesso, uno a uno.
Se poi il Parlamento decidesse contro la lista bloccata, e a favore delle preferenze, chiediamo che ci siano due preferenze purché di sesso diverso. E chiediamo che queste decisioni siano prese dal Parlamento a voto palese, perché vogliamo sapere come la pensa in materia chi abbiamo eletto a rappresentarci. Nello Stato come in famiglia, è giusto essere in due a decidere. La legge elettorale non cambia tutti i giorni, cambia ora. Il governo non cambia tutti i giorni, cambia ora.
Se Non Ora, Quando?

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