Immaginate un miliardo di donne in convegno | Giulia
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Immaginate un miliardo di donne in convegno

'Pubblichiamo la traduzione italiana del report dell''incontro internazionale di One Billion Rising 2014 che si è tenuto a Roma il 30 maggio scorso.'

Immaginate un miliardo di donne in convegno
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17 Giugno 2014 - 10.19


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“Immaginate un miliardo di donne che raccontano le proprie storie, che ballano, parlano ad alta voce…

La giustizia ha inizio quando cominciamo a parlare, a liberare le nostre storie e a riconoscere la verità nella solidarietà della comunità.”

[b]Eve Ensler[/b]

Il 14 febbraio 2013 la campagna ONE BILLION RISING ha visto uomini e donne di tutto il mondo danzare e scendere in strada per protestare contro la violenza sulle donne. I temi della protesta riguardavano la violenza di genere.

Quest’anno UN MILIARDO PER LA GIUSTIZIA (ONE BILLION RISING FOR JUSTICE) ha reso ancora più forte la propria richiesta di porre fine alla violenza contro le donne e le bambine, concentrandosi in particolare sul mettere fine all’impunità e sul legame che esiste tra giustizia sociale e violenza contro le donne.

Oltre a sollevarsi contro la Violenza e a reclamare con più forza giustizia per donne e bambine, la richiesta di giustizia si è allargata includendo la violenza di stato e la violenza strutturale contro le donne come la manodopera e la tratta di esseri umani, la migrazione coatta, il lavoro domestico, la violenza economica e lo sfruttamento, i diritti delle donne indigene, il saccheggio delle terre e dell’ambiente, le donne in prigione, la violenza razziale.

Gli eventi hanno approfondito le varie questioni legate alla giustizia e ciascuna comunità ha affrontato il tema dell”impunità scendendo in strada e danzando, dimostrando ancora una volta grande energia e forza collettiva.
UN MILIARDO PER LA GIUSTIZIA ha ampliato la propria portata rispetto al 2013, facendo uso di creatività, arte, energia, coraggio, determinazione e strategia politica.

Un Miliardo per la Giustizia ha visto il mondo ballare in segno di protesta. Donne e uomini di tutto il mondo hanno danzato per chiedere migliori condizioni di lavoro per le donne, stipendi dignitosi, condizioni di vita e di sostentamento decenti

– ballando davanti a società minerarie, imprese, tribunali, per denunciare il saccheggio delle risorse e la distruzione dell”ambiente. In molti paesi le comunità si sono radunate davanti a palazzi presidenziali, ministeri di giustizia e altri enti governativi per reclamare istruzione per le donne, diritti di legge per donne e bambine e per pretendere vera giustizia sociale, ponendo l’accento anche sulle varie politiche neoliberiste che influenzano il mondo, contribuendo tra l”altro alla militarizzazione e alla tratta degli esseri umani.

La campagna ha messo in evidenza le tematiche di giustizia che riguardano i contadini, gli operai, i giovani, i poveri delle zone urbane, le donne in carcere, le donne prigioniere politiche, le insegnanti e le migranti – riunendo in tutto il mondo diversi movimenti di massa quali quelli per i diritti umani, l”ambiente, i movimenti operai e quelli delle donne.

In molti paesi del mondo, la campagna ha evidenziato i tanti aspetti interdisciplinari di ciascuna comunità e ha coinvolto artisti, giovani, studenti e uomini liberi per mettere in evidenza le ampie e diverse esigenze di giustizia di ciascun paese e porre fine all”impunità che alimenta la violenza e l”oppressione.

Dopo le varie azioni di protesta in tutto il mondo, più di 30 coordinatrici e coordinatori internazionali di Un Miliardo per la Giustizia si sono riuniti in un convegno a Roma dal 22 al 24 aprile per riflettere e discutere della campagna del 2014, per condividere idee e prospettive future e per immaginare la campagna One Billion Rising del 2015.

Hanno partecipato al convegno le attiviste e gli attivisti di più di 30 paesi, insieme ai membri del V-team. Accanto a Eve Ensler (fondatrice del V-Day e di One Billion Rising) c”erano la direttrice di One Billion Rising Monique Wilson (Filippine), Fartuun Adan (Somalia), Vanessa Arellano (Perù), Abha Bhaiya (India), Kamla Bhasin (India / coordinatrice regionale per l”Asia del Sud), Rada Boric (Croatia / coordinatrice regionale per l”Europa orientale e i Balcani), Nicoletta Billi (Italia), Nico Corradini (Italia), Anne-Christine D’Adesky (Haiti),Karin Heisecke (Germania), Colani Hlatjwako (Swaziland), Lindsey Horvath (Los Angeles), Khushi Kabir (Bangladesh), Marsha Lopez Calderon (Guatemala / coordinatrice regionale per il Centro America e l”America Latina), Dianne Madray (Guyana / coordinatrice regionale per i Caraibi), Marya Meyer (Miami), Barbara Mhangami – Ruwende (Zimbabwe / coordinatrice regionale per il Sud Africa), Jessica Montoya (Santa Fe, New Mexico), Andres Naime (Messico), Nyasha Sengayi (Zimbabwe), Isatou Touray (Gambia), Karabo Tshikube (V-Girls Sud Africa), Laura Flanders (New York, coordinatrice e co-curatrice di State of Female Justice), Susan Celia Swan (Direttrice esecutiva del V-Day), Cecile Lipworth (Direttrice Generale del V-Day), Tony Montenieri (Direttore Operativo del V-Day) e Lisa Schejola-Akin (Membro del Consiglio direttivo V-Day).

Il convegno One Billion Rising ha contribuito a definire e mettere in pratica Un Miliardo per la Giustizia e ad evidenziare e dare priorità ai singoli contesti locali nell”ambito delle varie campagne locali, regionali e nazionali, ed ha evidenziato i seguenti punti:

1. Un maggiore coinvolgimento di gruppi, settori e movimenti quali quelli impegnati per i diritti umani, l”ambiente e il lavoro, che generalmente non operano direttamente nella lotta alla violenza contro le donne.

2. Continua ad essere guidata dai movimenti di base.

3. Ha visto in molte regioni movimenti giovanili e uomini alla guida dei singoli eventi.

4. Ha evidenziato la mancanza di leggi o leggi vigenti che garantiscano giustizia alle donne.

5. Ha messo sotto i riflettori la responsabilità delle autorità statali nel perpetuare l”ingiustizia nei confronti delle donne e delle bambine.

6. Ha coinvolto temi trasversali relativi alla violenza contro le donne, quali la violenza economica, l”ambiente e le questioni legate alla terra, la violenza di stato, le politiche di esportazione della manodopera, la migrazione, la persecuzione politica e i diritti umani.

7. Ha motivato i legislatori a rendere prioritario l’impegno a porre fine alla violenza contro le donne, attraverso l”adozione e la rapida applicazione di leggi. La campagna ha, inoltre, visto il coinvolgimento delle autorità locali in molte regioni e comunità.

8. Ha intensificato le azioni e le richieste politiche.

9. Ha riunito un numero ancora maggiore di coalizioni e di ampie alleanze che hanno lavorato insieme.

10. Ha incentivato la determinazione a protestare – in molti paesi abbiamo visto persone scendere in strada in condizioni meteorologiche avverse quali pioggia, neve, eruzioni vulcaniche, come in Indonesia.

11. Ha creato e dato vita ad iniziative artistiche e creative massicce, variegate, colorate e diverse tra loro.

12. Ha continuato ad approfondire l”educazione politica sulle cause e le radici della violenza contro le donne attraverso l”arte e l”attivismo.

13. E’ andata oltre le tradizionali forme di impegno utilizzando la danza e altre iniziative artistiche, cosa che ha permesso di richiamare un”elevata attenzione da parte dei media e dell”opinione pubblica sui temi della violenza contro le donne.

Le presentazioni dei coordinatori e delle coordinatrici hanno anche evidenziato alcuni eccellenti risultati ottenuti dalla campagna in specifici paesi e regioni. Eccone alcuni fantastici esempi:

In Zimbabwe 2000 donne condannate per delitti passionali sono state aiutate ad uscire di prigione.

In India centomila guidatori di risciò hanno partecipato ad un’attività di formazione con moduli dedicati alla violenza contro le donne e hanno creato adesivi per i taxi con la scritta RISPETTARE LE DONNE E” LA MIA RELIGIONE
In Perù gli operai edili, uno dei settori maggiormente responsabili di molestie sessuali in tutto il paese, si sono uniti alla campagna e hanno avviato attività di formazione contro le molestie sessuali per più di centomila operai.
A Città del Messico i sindaci di varie comunità si sono impegnati a porre fine alla tratta per sfruttamento sessuale e grazie a One Billion Rising è stato possibile individuare e accogliere le donne sopravvissute.

Nelle Filippine le autorità responsabili delle discariche pubbliche si sono impegnate a garantire la protezione delle donne che l’anno precedente erano stato oggetto di vendita. Le autorità locali sono intervenute e hanno lavorato con i movimenti delle donne per garantire che questa prassi venisse cessata.

Ad Haiti il carro del martedì grasso di Un Miliardo per la Giustizia ha svolto attività di educazione della popolazione sui temi della violenza contro le donne e il governo si è impegnato direttamente diventando parte della campagna. Grazie a questo si è registrata una riduzione nel numero di stupri.

A Miami la tratta delle donne per sfruttamento sessuale è diventata centrale nelle coscienze della popolazione e ha messo in evidenza che erano le ragazze della stessa città ad essere oggetto della tratta. Questo tema ha attraversato molte città statunitensi comprese Los Angeles, Santa Fe e San Francisco.

In Somalia e Sudan, nonostante gli enormi rischi di sicurezza, gli eventi della campagna sono stati guidati da giovani donne e il forte coinvolgimento sui temi della campagna ha visto riuniti vari gruppi e settori della società.

Nel Regno Unito, la campagna ha posto in primo piano le condizioni delle lavoratrici domestiche migranti e delle richiedenti asilo nei centri di detenzione e le azioni nazionali di protesta hanno reclamato giustizia sociale e legislativa per queste donne.

Nel Sudest e nel Sud Asiatico i movimenti delle donne sono scesi in piazza in massa per protestare contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) durante il vertice dell’OMC a Bali. Le donne del Sud Globale hanno manifestato contro l’ingiustizia economica, ambientale e dello sviluppo. Sono scese in piazza per opporsi alle politiche di “libero scambio” dell’OMC che intensificano lo sfruttamento delle donne; per presentare il punto di vista dei movimenti delle donne; per la giustizia e l’uguaglianza economiche; per un sistema di investimenti e commercio pro-donne, equo e sostenibile; nonché sono scese in piazza per resistere all’intervento militare statunitense nell’Asia Pacifica ed oltre.

Nel secondo giorno del convegno Eve Ensler insieme agli attivisti convenuti a Roma hanno tenuto una conferenza stampa per riflettere sulla campagna Un Miliardo per la Giustizia del 2014 e annunciare i temi della campagna per il 2015. Durante la conferenza stampa hanno indirizzato una lettera aperta a Papa Francesco chiedendo alla Chiesa Cattolica di unirsi all’appello dei partecipanti alla campagna in tutto in mondo a porre fine alla violenza contro le donne e far sì che questo tema diventi prioritario.

Nei giorni successivi si sono delineati gli obbiettivi per la campagna One Billion Rising per il 2015. La questione della responsabilità e l’intensificarsi delle richieste di giustizia, già oggetto della campagna 2014, restano temi urgenti con l’aggiunta della questione della dissacrazione e del saccheggio delle terre in quanto strettamente connessa alla violenza contro le donne.

Il convegno ha espresso la volontà che siano le comunità locali a guidare la campagna. Che si debba continuare ad immaginare e creare modalità coraggiose ed estremamente fantasiose di utilizzo dell’arte e dell’attivismo per rendere ancora più forti gli eventi della campagna, nonché utilizzare le reti globali di solidarietà scaturite da One Billion Rising per mantenere sempre più alta l’attenzione sulla richiesta di giustizia. Le questioni di giustizia sociale in tutto il mondo hanno continuato ad animare le discussioni per scegliere le prossime mosse della campagna.

Le coordinatrici e i coordinatori si sono trovati d’accordo sulla necessità di continuare a portare avanti la richiesta di giustizia – per dar seguito al lavoro già iniziato – e sul fatto che ciascuna comunità debba determinare le proprie iniziative per rendere più forti i singoli appelli ad agire per una giustizia più equa.

Si vuole che One Billion Rising si espanda in un movimento sempre più decentralizzato, cosa che sta già avvenendo in tutto il mondo, determinato e guidato dalle comunità locali. Che One Billion Rising continui a lottare contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e contro il sistema patriarcale, ma che funga anche da catalizzatore non solo per reclamare giustizia, ma anche per aiutare a smuovere le coscienze in maniera radicale e arrivare ad una comprensione ed educazione più profonda rispetto ai concetti di uguaglianza, pace, democrazia, libertà, dignità e umanità.

Al di là degli specifici temi regionali e delle specifiche richieste dei singoli paesi, tutti si sono trovati d’accordo nel ritenere che stiamo attraversando una fase estremamente grave per le donne e per il pianeta; che prima che le catastrofi ambientali causate dall’assalto furioso del capitalismo continuino ad inghiottire le vite delle donne in tutto il mondo, è necessario agire ora e agire con urgenza e usare tutta la nostra creatività, tutta la nostra volontà politica, tutta la nostra solidarietà per rivoluzionare e cambiare il mondo.

Si è anche parlato dei vari livelli di consapevolezza, di comprensione e di impegno nei confronti del sistema patriarcale e di come poter essere creativamente radicali, lasciando al tempo stesso spazio per coloro la cui consapevolezza della violenza contro le donne sta iniziando ora ad emergere.
I coordinatori e le coordinatrici hanno studiato strategie artistiche, politiche ed educative che potranno aiutare a creare spazi per tutti ed insieme hanno deciso che:

SI VUOLE / SI DEVE CONTINUARE A RECLAMARE GIUSTIZIA.

I MOVIMENTI DI BASE GUIDERANNO LA CAMPAGNA – DOBBIAMO FARE TUTTO QUANTO E’ IN NOSTRO POTERE PER FAR SI’ CHE VENGANO ASCOLTATI – E RENDERLI VISIBILI ATTRAVERSO AZIONI POLITICHE, SOCIALI, CULTURALI O ARTISTICHE.

SI VUOLE CONTINUARE A SFIDARE LE ISTITUZIONI, I GOVERNI, LE POLITICHE, LE LEGGI E FAR SI’ CHE I SISTEMI RESPONSABILI DELLA CREAZIONE DI SITUAZIONI DI POVERTA’ E VIOLENZA RISPONDANO DEL PROPRIO OPERATO.

SI VUOLE SFRUTTARE CREATIVITA’ E TROVARE NUOVE INIZIATIVE ARTISTICHE CHE POSSANO PROMUOVERE ULTERIORMENTE I NOSTRI OBIETTIVI. NON ESISTE STRUMENTO DI TRASFORMAZIONE PIU’ POTENTE DELL’ARTE.DOBBIAMO AGIRE ORA E DOBBIAMO AGIRE INSIEME.

Il convegno italiano di One Billion Rising è stato occasione preziosa per condividere ispirazione, strategie e idee per far crescere ulteriormente la campagna affinché, con ancora maggior audacia, non solo arrivi alle coscienze del mondo intero, ma si trasformi in azioni concrete. Sono stati giorni importanti durante i quali si è potuto mettere in primo piano nell’ambito della campagna le voci delle comunità più emarginate delle loro regioni, alla ricerca di una visione del mondo specificamente locale e al tempo stesso condivisa a livello globale. E’ stata anche l”’opportunità di approfondire l’educazione politica e rafforzare la solidarietà globale. Le notizie sul prossimo livello di One Billion Rising – che verranno annunciate nei prossimi mesi – rispecchieranno il forte appello lanciato dalle popolazioni di tutto il mondo: uguaglianza, libertà e dignità per tutte le donne.

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