Urlante e zozza, la vittima ideale | Giulia
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Urlante e zozza, la vittima ideale

E' ancora forte la cultura del sospetto verso i comportamenti di chi subisce violenza

Urlante e zozza, la vittima ideale
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25 Marzo 2017 - 16.02


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E’ di tre giorni fa la notizia dell’assoluzione da parte del Tribunale di Torino di un medico 46enne accusato di stupro nei confronti di una giovane collega della Croce Rossa, il 21 luglio 2010. “Il fatto non sussiste” – si motiva, assolvendo lui e rinviando lei per calunnie – in quanto la donna non ha mai gridato per chiedere aiuto … Aveva “solo” ripetuto: Basta, basta! L’uomo ha ammesso il rapporto ma negato l’indisponibilità di lei. Mentre, come ha sostenuto il PM Marco Sanini, la donna era condizionata dalla paura dell’autorità, un timore più che giustificato dalla sua “esperienza traumatica di abuso infantile reiterato intrafamiliare”. Quand’era bambina il padre aveva abusato di lei per anni e ora il medico più anziano che ne approfittava proprio sul lettino del pronto soccorso “a lei ricordava una persona fredda, cruda e dura come il padre”. La giovane torinese ha testimoniato piangendo e spiegando: “Uno il dissenso lo dà, magari non metto la forza, come in realtà avrei dovuto fare, ma perché con le persone troppo forti io mi blocco”. Certo, mancavano le prove inconfutabili, come nell’altra recente assoluzione sempre a Torino, stesso Tribunale stesso PM, del presunto stupratore della giovane veterinaria che faceva runner nel Parco nel luglio 2010: l’uomo non risultava imputabile perché la vittima si era lavata (per lo schifo e contro il rischio di rimanere incinta) e dunque non indossava più tracce di quel DNA…

Ora, accantonando tutte le giuste riflessioni sull’onere della prova e dunque non entrando nel merito giuridico delle sentenze, va invece annotato quanto una certa cultura del sospetto verso i comportamenti della vittima sia ancora diffusa e inconsapevole e spesso trasversale ai sessi. Non sono affatto tramontati, nel giudizio (…non solo) popolare i tempi del Se l’è andata a cercare, del Ma come vai in giro vestita, del Però aveva bevuto, del A quell’ora di notte, del Ma i jeans si sfilano solo col consenso…

Va detto che in questa occasione l’informazione ha fatto bene il proprio lavoro, con testi e titoli mediamente corretti. Proponiamo qui un passaggio ulteriore, visto che contro gli stereotipi sessisti funziona sempre il ragionare a ruoli ribaltati; come nel [video “Cosa penso quando sento dire Se l’è andata a cercare”]…

 

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