Le lacrime di Obama | Giulia
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Le lacrime di Obama

Non oso immaginare un’ Italia con le pistole in tasca, tra la rabbia, lo sconforto e l’esasperazione che porta con sé questa crisi. Di [Cristina Obber]

Le lacrime di Obama
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15 Dicembre 2012 - 13.14


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In America si possono comprare armi quasi come si comprano scatole di fagioli o canne da pesca. Pochissime le limitazioni perchè -dicono i produttori- ciò che conta è potersi difendere.

Se sei minorenne e ti serve una pistola che fai? Mandi un amico, come si fa qui per uscire dal supermercato con la birra.

Non oso immaginare un’ Italia con le pistole in tasca, tra la rabbia, lo sconforto e l’esasperazione che porta con sé questa crisi.

Non oso immaginare i condomini freddati sul pianerottolo, le rapine improvvisate da disoccupati disperati, la conta alle manifestazioni.
Non oso immaginare i suicidi.

Perché con una pistola in mano tutto è più veloce, basta un click.
Dici adesso sparo e spari, e non c’è più respiro.

Immagino quei corpi, bambine e bambini in una classe delle elementari, sorrisi, dispetti, dammi la colla, occhi sgranati e maestra posso andare in bagno.

Mr. Obama, ha detto che il suo dolore è quello di qualsiasi genitore americano.
Vorrei sapere com’è il suo dolore di presidente.

Di un presidente che ben poco ha detto, e soprattutto fatto, contro le lobby delle armi, così potenti da zittire anche i media durante la campagna elettorale (sarebbero dovuti insorgere quando la Nra ha attaccato Obama per aver flebilmente auspicato il disarmo delle famigliole americane).
Come si sente, Mr. Obama, di fronte a quei piccoli corpi, da presidente degli Stati Uniti d’America -che a pronunciarlo bene bene si gonfia il petto e ci si dimentica anche della pena di morte, delle torture, di chi crepa di fronte a un pronto soccorso con un ci dispiace se non ha pagato l’assicurazione-?
Guardi a questa vecchia Europa malandata – ma ancora culla del diritto – con sguardo curioso e umile.

Si guardi negli occhi dritto dritto di fronte al suo prezioso specchio e si chieda se non è ora di rinunciare a qualcosa in nome del bene dei suoi amati americani.

Tra un paio di giorni sfileranno venti piccole bare bianche.

Non pianga come genitore Mr. Obama, ma come presidente.

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