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L'Italia non può più essere un paese che odia le donne

Ecco il testo presentato al presidente Zavoli a Positano dalle colleghe dell'Ordine dei giornalisti aderenti a GiULiA: la Rai contribuisca a una svolta culturale

L'Italia non può più essere un paese che odia le donne
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30 Marzo 2012 - 01.02


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Lettera aperta di GiULiA (Giornaliste Unite Libere Autonome) al Presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli

Gentile Presidente,

alla vigilia dell”8 marzo Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, ha denunciato  come il “femminicidio” sia  «la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni». “Femminicidio” è un brutto neologismo: che non significa solo distruzione fisica e psicologica della donna, ma anche discriminazione economica ed
esclusione.

 
Ogni 2 giorni, nel nostro paese , una donna viene uccisa da un uomo, quasi sempre un marito o un conoscente.  Una strage che trova le nostre istituzioni impreparate . E” indispensabile lavorare meglio nella scuola , nella società, ma anche nei media, soprattutto in quelli  televisivi, perché la rappresentazione del femminile abbandoni stereotipi legati alla “sessualizzazione” delle donne e perfino delle bambine.

 
Le donne italiane non riusciranno a guadagnare il ruolo che sappiamo necessario alla crescita del Paese, né a liberarsi della violenza maschile , se non cambieranno i rapporti di forza tra uomini e donne. E questo passa in larga misura attraverso l”informazione, il linguaggio  e la cultura popolare  che i mass media veicolano. Cambiare il mondo dell”informazione è uno degli scopi per i quali è nata GIULIA, la rete delle giornaliste unite, libere e autonome,  cui hanno aderito oltre 600 colleghe in tutta Italia.

 
Come abbiamo avuto modo di scrivere anche alla ministra alle Pari Opportunità Elsa Fornero: noi crediamo che la Rai debba restare una grande azienda pubblica, ma perchè torni ad essere quel volano di crescita culturale che e” stato in altre stagioni, il servizio pubblico deve contribuire più efficacemente a traghettare l’Italia verso una società duale, finalmente matura sotto il profilo del genere, più attenta alla rappresentazione del mondo femminile e ai diversi ruoli che le donne hanno assunto nella società.

 Abbiamo apprezzato la scelta di trasmettere in prima serata su Rai 1 la serie “Mai per amore” , 4 film dedicati alla violenza sulle donne. Ma non è in modo episodico che il servizio pubblico darà il suo contributo a comprendere il dramma di un paese che odia le donne al punto di ucciderle o che ne reprime le aspirazioni al punto di rinunciare al loro straordinario potenziale di crescita, come ci hanno ricordato più volte l”Ocse e la Commissione Europea.

 
Eppure sono state proprio le donne a sostenere in Italia il peso di un welfare insufficiente e in questo periodo di crisi a vedersi sottrarre il diritto ad una pensione anticipata.

Siamo grate al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in documentario sul ruolo della prima carica dello Stato ha auspicato   l”arrivo al Quirinale di una donna. Ma e” normale che in un paese occidentale e moderno questa ipotesi rimbalzi in prima pagina come se non fosse in fondo un semplice diritto sancito dalla Costituzione?

 
Viene naturale chiedersi quale contributo abbia offerto alle pari opportunità un servizio pubblico che continua a discriminare la visibilità delle donne impegnate in politica, nell”impresa, nella ricerca o che sottopone a giudizi non esclusivamente meritocratici le professioniste che vi lavorano.

 
Nel momento di massima incertezza per l”azienda Rai, affidiamo anche a Lei questo messaggio, augurandoci che chi in questi giorni sta decidendo sul futuro della Rai non esiti a individuare una   “governance” competente e indipendente dai partiti. Un “governo”  aziendale affidato a uomini e donne di altissimo profilo e curriculum adeguato , il cui primo ed unico obiettivo sia quello di rimettere la Rai al servizio delle cittadine e dei cittadini. 

 
    GIULIA

                                            (Giornaliste Unite  Libere Autonome)
 
 
 
 
 

 
Positano 29 marzo 2012
 
 
 
 
 
 
 

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