Quegli stupri che si consumano in famiglia | Giulia
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Quegli stupri che si consumano in famiglia

'L''87% delle donne che hanno chiesto aiuto a Telefono Rosa hanno subito violenza dai propri "cari". Il 18% dei persecutori possiede un titolo di laurea, il 5% lavora per le Forze dell''Ordine. La ricerca presentata oggi a Roma '

Quegli stupri che si consumano in famiglia
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4 Luglio 2012 - 19.06


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‘Roma, 4 lug – L”87% delle donne che hanno chiesto aiuto a Telefono Rosa hanno subito violenza in famiglia o da quelli che potevano ritenere fossero “i loro cari”. E” uno dei dati piu” eclatanti di Le voci segrete della violenza, l”indagine annuale dell”associazione, relativa al 2011, che è stata presentata oggi a Roma nella sede della Stampa Estera. Il rapporto è relativo all”ultimo anno di lavoro della storica associazione di aiuto telefonico alle vittime di violenza di genere: un 2011 segnato ancora da un dato in aumento delle aggressioni e con la tragica conferma che, a commettere i reati, sono ancora familiari, ex e persone nella cerchia affettiva delle mura domestiche.

“In nome dell”amore, ma in realtà esclusivamente per violenza inaudita, solo nei primi 6 mesi del 2012 sono state uccise 71 donne. Questo dato dovrebbe bastare per far capire che la situazione in Italia è inaccettabile” dice la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Moscatelli. “Come ogni anno, il Telefono Rosa analizza in dettaglio tutte le chiamate, le azioni di aiuto e di supporto effettuate a favore delle tantissime donne che contattano l”associazione. Tra questi dati mostreremo, e ci soffermeremo in particolare, sul grave danno che le figlie e i figli subiscono nell”essere più o meno direttamente coinvolti negli episodi di violenza”. Nel corso della presentazione sara” anche proiettato uno spot che illumina sui devastanti effetti della cosiddetta “violenza assistita”.

Istruito, libero professionista o imprenditore. E” questo il profilo dell”autore di violenza che fa capolino negli ultimi tempi, affiancandosi a quello della persona con un basso grado di istruzione scolastica che svolge mansioni di tipo operaio. E il dato piu” significativo che emerge dalla ricerca sulle 1189 donne che nel corso del 2011 hanno contattato l”associazione, e” che il 5% dei persecutori lavora nelle Forze dell”ordine. Telefono Rosa sradica cosi” i luoghi comuni che a lungo hanno accompagnato lo studio delle dinamiche violente: nel 2011, infatti, circa un autore di violenza su due possiede un diploma di scuola superiore e il 18% dei persecutori possiede di un titolo di laurea. Se nel caso delle vittime straniere appaiono significative le percentuali relative a violenze subite da parte di soggetti dal basso profilo professionale (il 36% sono operai), all”interno del segmento italiano si riscontra, al contrario, accanto al 21% di impiegati, ad aver commesso una forma di violenza verso una donna italiana e” l”11% di liberi professionisti, seguiti dal 7% di imprenditori. Il 5% dei persecutori, infine, lavora all”interno delle Forze dell”Ordine.

La violenza sulle donne si consuma per la maggior parte all”interno delle mura domestiche per mano del proprio partner, capaci di non rendere visibili gli atteggiamenti violenti nei momenti pubblici. In particolare, si registra una nuova crescita della percentuale di vittime di violenza all”interno dei contesti matrimoniali, cui si affianca l”incremento delle vittime attualmente inserite in contesti di convivenza. Il 53% (61% tra le straniere) afferma di aver subito violenza dal proprio marito e il 10% per mano del proprio convivente. Si riduce al 18%, invece, il numero di casi in cui il maltrattamento e” stato agito da parte di un ex partner. Appare marginale dal punto di vista statistico, infine, la percentuale di abusi avvenuti per mano di sconosciuti, pari solo al 2% dei casi. Contrariamente a convinzioni comuni, il 62% delle vittime afferma che l”autore della violenza non e” dedito ne” all”uso di droghe, ne” all”abuso di alcool: i casi di maltrattamento da parte di chi consuma alcool raggiungono il 24% e di chi consuma droghe il 14%. Il 78% delle vittime ha un”eta” compresa tra i 25 ed i 54 anni, con un significativo picco in corrispondenza del segmento delle 35-44enni. A rendere evidente il processo di cambiamento culturale in atto tra le donne, e” anche il progressivo incremento del numero di vittime che hanno deciso di non lasciare il proprio lavoro dopo il matrimonio (64%), forse per un desiderio di auto-tutela verso la propria condizione individuale. Un dato che fa riflettere e” infine quello relativo alla tutela dei minori e al modello culturale per le nuove generazioni: nel 75% dei casi le figlie e i figli hanno assistito alla violenza. La percentuale raggiunge il 78% tra le donne straniere.

La foto di copertina e questa qui in alto sono di Idakrot’

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