Pussy Riot condannate ma il processo è evento | Giulia
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Pussy Riot condannate ma il processo è evento

Due anni di carcere per la punk band mentre si infiammano le piazze e il web. La giudice: "Nessun riferimento a Putin" ma il mondo protesta. E la chiesa ortodossa russa chiede clemenza

Pussy Riot condannate ma il processo è evento
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17 Agosto 2012 - 17.52


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‘Mosca, 17 ago – Quasi tre ore di lettura per una sentenza severissima di condanna, con centinaia di fan a manifestare fuori dal tribunale mentre la giornata sembra diventata l”evento mediatico dell”anno: siti e canali tv per una diretta video fiume, live blog spalmati su tutto il web mentre gli internauti aggiornano costantemente i propri profili sui social network con i fatti dall”aula. La notizia è che, come molti si aspettavano, le tre cantanti della punk band russa Pussy Riot, sono state giudicate colpevoli di teppismo motivato da odio religioso, e condannate da un tribunale di Mosca a due anni di reclusione. Ad annunciare la sentenza la giudice Marina Syrova che poco prima aveva proclamato la colpevolezza di Maria Alyokhina, Nadezhda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich per i fatti avvenuti il 21 febbraio scorso nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore. In quell”occasione le tre giovani artiste avevano cantato una preghiera di protesta contro il presidente Vladimir Putin. E si è scatenato il putiferio. Per prima, la procura di Mosca che aveva chiesto contro le tre giovani, in custodia da cinque mesi, una condanna a tre anni.

Le cantanti hanno violato volutamente la sensibilità del pubblico presente in un evidente segno mancanza di rispetto per cittadine e cittadini – ha affermato la Corte – e hanno agito provocatoriamente e in modo offensivo all”interno di un edificio religioso, in presenza di un gran numero di credenti””. Secondo Syrova le tre, inoltre, indossavano ””abiti inadeguati per una chiesa”” e gridavano ””parole blasfeme e sacrileghe””. Ma nel corso della performance ””non vi è stato alcun riferimento a Vladimir Putin o alla politica del Cremlino – ha precisato la giudice – e la frase Virgin Mary drive Putin out è stata aggiunta successivamente al video diffuso online”. Al pronunciamento della colpevolezza la leader del gruppo, Nadezhda Tolokonnikova detta Nadia, si è alzata in piedi in aula incrociando le braccia e mostrando la sua popolare t-shirt con su scritto No pasaran! La folla nei pressi del tribunale ha reagito duramente alla condanna: in centinaia hanno scandito slogan antigovernativi e diverse persone sono state tratte in arresto dalla polizia locale. In Ucraina, intanto, una femminista del gruppo ucraino Femen ha inscenato una protesta a Kiev per esprimere solidarietà alle Pussy Riot: a seno nudo, Inna Shevchenko ha distrutto una croce cristiana di legno alta quattro metri, dedicata nel 2005 alle vittime della repressione stalinista e della carestia negli anni ”30.

La chiesa ortodossa chiede clemenza. Intanto la chiesa ortodossa russa ha chiesto clemenza per le Pussy Riot. “Senza mettere in dubbio la legittimita” della decisione della giustizia, chiediamo alle autorita” dello Stato di dar prova di clemenza verso le condannate, nella speranza che rinuncino a ripetere questo genere di sacrilegio””, riferisce un comunicato dell”Alto consiglio della Chiesa ortodossa.

L”avvocato annuncia che farà appello. L”avvocato delle Pussy Riot ha annunciato che farà appello contro la sentenza e di essere pronto ad un ricorso, se sarà necessario, dinnanzi alla Corte Europa dei diritti umani a Strasburgo. Fuori dal tribunale, dove centinaia di persone protestavano contro la sentenza, il legale, Mark Feigin, ha parlato di “verdetto previsto” giudicando che si tratta di “una decisione esclusiva di Putin”. Feigin ha definito la giustizia russa “strumento di violenza e di repressione”, aggiungendo che a Mosca “il potere è sordo”. Il legale ha infine espresso timori per le condizioni di detenzione delle tre, pur ignorando al momento dove sconteranno la pena.

Il processo più discusso dell”anno. Dalle semisconociute performance in rete, alla fama mondiale per il loro gesto di protesta contro il machismo e il patriarcalismo di Vladimir Putin, ecco le tappe del caso Pussy Riot che ha diviso l”opinione pubblica russa e mobilitato contro Mosca il mondo della musica internazionale. Il 20 gennaio 2012, mentre da oltre un mese andavano avanti le manifestazioni di piazza contro i brogli elettorali nelle legislative di dicembre, le forze dell”ordine arrestano otto membri di una band punk femminista quasi sconosciuta, le Pussy Riot, che hanno osato suonare sulla piazza Rossa contro il regime sessista di Vladimir Putin, appena 15 giorni prima delle elezioni che lo hanno poi riportato al Cremlino per la terza volta. Le ragazze, munite di chitarra e con indosso passamontagna colorati, devono pagare una multa di 500 rubli (16 dollari), per violazione dell”ordine pubblico e vengono poi rilasciate; un mese dopo, il 21 febbraio, cinque ragazze dello stesso gruppo, nella stessa divisa multicolore, irrompono nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, simbolo della rinascita religiosa russa, nel tentativo di inscenare una performance con cui chiedono alla Vergine di liberare la Russia da Putin. L”azione dura pochi secondi, prima che venga interrotta dalla vigilanza. Il video della performance intera, girato altrove, diventa la preghiera punk e porta le Pussy Riot all”attenzione della stampa internazionale e della giustizia russa.

Da Madonna a Bjork e Vasco, coro di star in loro difesa. Da Sir Paul McCartney a Madonna, da Sting ai Red Hot Chili Peppers, da Bjork ai Franz Ferdinand, sono tantissime le star che, dalle scorse settimane ad oggi, si sono espresse in difesa della liberta” delle Pussy Riot. Bjork ha fatto un appello pubblico durante il suo concerto di Helsinki nei giorni scorsi, dedicando alle quattro musiciste il brano Declare Indipendence. Madonna ha fatto lo stesso in occasione del suo concerto a Mosca: “Sono contro la censura – ha detto la ex material girl– per tutta la mia carriera lo sono stata, ho sempre promosso la liberta” di espressione e di parola. Quindi chiaramente penso che quello che sta succedendo e” ingiusto”. In Italia, il primo ad esprimere “piu” che solidarieta”” alle Pussi Riot, gia” l”8 agosto, e” stato Vasco Rossi, come sempre da circa un anno sulla sua bacheca Facebook. E il Blasco, in vacanza in Puglia, fa sapere anche oggi di sentirsi piu” che mai al fianco della punk-band russa, dopo la condanna. Molto duro il commento di Fiorella Mannoia che aveva gia” auspicato la liberta” per le cantanti russe nei giorni scorsi. “Due anni alle Pussy Riot per aver leso la maestà di Putin e averlo fatto nella chiesa ortodossa, che dimentica che il perdono fa parte della Cristianita”. Bell”esempio di Stalinismo. Viva la nuova Russia!!”, ha scritto la cantautrice sulla sua pagina facebook. Una condanna esagerata anche secondo Albano Carrisi, che proprio nei giorni scorsi ha avuto problemi ad intonare in chiesa, durante il matrimonio dell”amico e conterraneo Michele Placido, ben altro brano: l”Ave Maria di Bach e di Gounod. Albano pero” condanna dal punto di visto religioso il gesto delle Pussy Riot: “Per intonare la loro protesta politica hanno scelto il posto sbagliato. Mediaticamente ha funzionato ma nella casa di Dio non si va a cantare contro il primo ministro. Certo, se verra” confermata, la condanna a due anni in carcere mi pare davvero esagerata. Io ne faccio un discorso etico-religioso non di pena”. Dall”Inghilterra, dopo Paul McCartney, anche Billy Bragg e Kate Nash hanno protestato in difesa delle Pussy Riot. Nash, sebbene abbia chiarito di “capire le ragioni religiose per cui la gente puo” essersi sentita offesa”, ha definito decisamente eccessiva la pena del carcere ed e” arrivata a chiedere al primo ministro David Cameron di recarsi con lei all”ambasciata russa domani per esprimere protesta formale.

Non solo Pussy Riot, da anni è scontro tra arte e fede. Il caso Pussy Riot non e” il primo a vedere contrapposte arte e religione in Russia negli ultimi 10 anni. Molti esperti ritengono che la sentenza del processo che ha spaccato l”opinione pubblica nazionale, e” stata influenzata dalle pressioni esercitate dal Patriarcato russo-ortodosso sul Cremlino, piuttosto che dalla legge. Da tempo la Chiesa e” schierata contro un certo tipo di arte ritenuta blasfema. Il dibattito inizia nel 2004 con la mostra intitolata Attenzione, religione al museo Sakharov di Mosca. L”esibizione duro” appena 96 ore, il tempo impiegato da alcuni fanatici nazionalisti per sfregiare molte delle 42 opere esposte, tra cui un volto di Cristo posto su un logo della Coca Cola con accanto la citazione evangelica “questo e” il mio sangue”. All”epoca i vandali furono accusati di teppismo, ma poi rilasciati su intervento del Patriarcato russo-ortodosso e di alcuni deputati della Duma. Al contrario, l”allora direttore del museo Yuri Samodurov, la sua vice Lyudmila Vasilovskaya e l”artista Anna Mikhalchuk subirono un processo per incitamento all”odio religioso ed etnico, secondo l”articolo 282 del Codice penale russo, lo stesso usato contro le Pussy Riot. Mikhalchuk fu scagionata, ma gli altri due furono condannati a una multa di 100.000 rubli ciascuno. Il Patriarcato di Mosca accolse il verdetto con favore, auspicando potesse servire a evitare eventi simili in futuro. Per i difensori dei diritti umani fu la prova della “mancanza di liberta” di coscienza in Russia”. Nel 2007, ci fu un bis con protagonista sempre Samodurov. La mostra Banned Religion – 2006, sempre al Sakharov, riuniva tutte le opere rifiutate appunto nel 2006 dai circuiti ufficiali per il loro contenuto legato alla fede. Alla vista di un Gesu” con la faccia di Mickey Mouse o Lenin, le organizzazioni nazionaliste avevano gridato allo scandalo. Il tribunale distrettuale di Tagansky a Mosca apri” un processo contro il direttore del museo e il curatore Andrei Yerofeyev. Il caso si chiuse nel 2010 con la condanna dei due imputati al pagamento di una sanzione pecuniaria di circa 200.000 rubli. Una pena ammorbidita rispetto alla richiesta dell”accusa che voleva tre anni di carcere. Anche allora, come con le Pussy Riot, si tento” di spiegare che l”obiettivo dell”evento non era offendere la Chiesa ma fare denuncia sociale e politica. Come nel caso della Madonna fatta di caviale con cui si voleva stigmatizzare il materialismo post-sovietico. Allora come oggi, il caso infuoco” l”opinione pubblica in Russia e all”estero, con Amnesty International schieratasi a favore della liberta” d”espressione nel Paese. Il Patriarcato di Mosca, dopo il verdetto, espresse disappunto per una “sentenza troppo morbida”, mentre in molti puntarono il dito contro il tentativo della Chiesa di porsi come “guida ideologica e politica nel Paese”, influenzando anche la giustizia civile. Curiosita”: nell”aula del processo a Samodurov ed Erofeev un artista libero” un centinaio di scarafaggi in segno di protesta. Era Piotr Verzilov, marito di una delle tre Pussy in carcere, Nadezhda Tolokonnikova.


Ecco il testo della [i]preghiera punk.[/i]
“Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin! caccia Putin, caccia Putin! Sottana nera, spalline dorate. Tutti i parrocchiani strisciano inchinandosi. Il fantasma della liberta” e” nel cielo. Gli omosessuali vengono mandati in Siberia in catene. Il capo del Kgb e” il piu” santo dei santi. Manda chi protesta in prigione. Per non addolorare il santo dei santi le donne devono partorire e amare. Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore. Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore. Madre di Dio, Vergine, diventa femminista. Diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe, portagli il denaro. Il Patriarca crede in Putin. Quel cane dovrebbe piuttosto credere in Dio. La cintura della Vergine Maria non impedisce le manifestazioni. La Vergine Maria e” con noi manifestanti. Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin. Caccia via Putin! caccia via Putin!”” (fonte: adnkronos).

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