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La giornata scelta è quella di San Valentino: quando cuore fa rima con amore, festa dei cioccolatini, dei gadget inutili e dei fidanzatini di Peynet. Ma quest”anno sarà il giorno in cui un miliardo di donne in tutto il mondo si metterà a ballare, tutte insieme, ovunque: un ballo globale contro la violenza alle donne.
Da Milano a New York, da Roma a New Delhi, da Napoli a Tokio, da Venezia al Cairo, la parola d”ordine è: “Un miliardo di donne violate è un”atrocità. Un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione”. E da tutto il mondo gruppi di donne si scambiano sui social network i filmati con le coreografie, i video delle prove: sono settimane ormai che si ritrovano – nelle palestre, nelle case, nei cortili – perché il flash-mob più grande del mondo sia una festa senza confini.
A lanciare l”iniziativa è stata Eva Ensler, drammaturga statunitense, la cui opera “I monologhi della vagina” – replicatissima anche in Italia – è diventato un manifesto contro la violenza, e ha dato vita al movimento “V-day”. Il passa-parola ha varcato ogni frontiera: sono duecento i Paesi del Mondo che hanno aderito, migliaia di associazione, e poi ministri, leader di movimenti, personalità dello spettacolo, da Robert Redford a Yoko Ono, da Serena Dandini – che ha sostenuto per l”Italia la partecipazione del movimento nato intorno all”accordo “No More!” contro la violenza – a Laura Pausini.
Il 14 febbraio di quest”anno sarà ricordato come il “One billion rising”: un miliardo (di donne) che si alzano. E ballano. Perché la violenza contro le donne nel mondo è una vera emergenza globale, perché oggi sulla Terra si stima che una donna su tre verrà violata e questo significa un miliardo di donne che subiscono violenza. Perché in Italia la violenza contro le donne è un”infamia sociale e politica enorme, che arriva alla tragedia del femminicidio con dati da guerra civile: muore una donna ogni due giorni. E per l”Onu in Italia il femminicidio è crimine di Stato.
“Una giornata di riscatto universale dalle ingiustizie che le donne subiscono, quotidianamente, in tutto il mondo”: le ragazze della rivolta indiana contro gli stupri, le donne della lotta contro la violenza in Sud America, le giovani africane vittime di infibulazione, le studentesse iraniane alle quali viene impedito di studiare, le donne cinesi costrette a lavorare fino a morire di fatica, le cantanti rock del Kashmir contro le quali vengono lanciate le fatwa, le cantanti russe condannate ai lavori forzati in Siberia, le bambine arabe costrette a matrimoni con adulti e con vecchi, le ribelli mormoni che vogliono portare i pantaloni, le bambine, le ragazze, le giovani, le donne di tutte le età. Unite a passo di danza. Contro ogni violenza.
E se il giorno di San Valentino vedrete una donna ballare – per strada, in ufficio, al mercato – ballate con lei.
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