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Libero, intervenga il Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti

Quando Laura Boldrini ha offerto la sua solidarietà ad Asia Argento, il quotidiano è ritornato al suo sport prediletto: insultare la Presidente della Camera [di Marina Cosi]

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20 Ottobre 2017 - 14.01


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Libero spera. Come i bulletti che umiliano gli altri ragazzini nella speranza che questi reagiscano, per divertirsi ancora di più rilanciando il tormentone… Nella fattispecie vendendo più copie a quelli come loro. Quando è esploso il caso Weinstein il giornale e quel gentiluomo di Renato Farina ne hanno scritto in prima pagina, titolando “Prima la danno via, poi frignano e fingono di pentirsi”, e parlando di “prostituzione”. Quindi Feltri si è tuffato a rincarare la dose. Poi, quando Asia Argento ha querelato Libero, il raffinato Farina è tornato sul tema spiegandoci che “C’è differenza fra sporcaccioni e stupratori”. E intanto per Alessandro Sallusti le attrici che avevano denunciato Weinstein erano complici e vigliacche… (concetto espresso anche da Vladimir Luxuria, per quel che conta). Si sono trovati in buona compagnia, purtroppo, perché contro l’attrice italiana partiva in contemporanea una bordata di italici insulti, insinuazioni, sberleffi, su giornali, in rete, in tivù, con commenti acidi ahinoi anche da parte di donne. E qui bisognerebbe prima o poi fare un’analisi sulla sindrome da kapò che affligge quelle che corrono in soccorso del (genere) vincitore. Mica è finita. Ad Asia Argento, che reagiva alla valanga di volgarità dicendo che voleva andarsene dall’Italia, Laura Boldrini ha offerto la propria solidarietà, invitandola a non mollare. Apriti cielo. Un’occasione così, per tornare al prediletto sport di insultare la Presidente della Camera, a Libero non è sembrato vero: “Gioco della torre: chi butti giù fra Asia Argento e Laura Boldrini?”.

Fermiamoci qua. Che fare, a parte indignarci e solidarizzare con Asia e Laura? Già dato. Forse ad esempio ricordarci che questi sono giornali e quelli sono colleghi. E dunque coinvolgere, per cominciare, il Consiglio di disciplina dell’Ordine. Il resto seguirà…

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