Le Olimpiadi della parità: a Parigi le atlete saranno il 50% ma attenzione agli stereotipi | Giulia
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Le Olimpiadi della parità: a Parigi le atlete saranno il 50% ma attenzione agli stereotipi

Quelli di Parigi saranno i primi Giochi con una parità assoluta di atleti e atlete. I dati sulla presenza e sulla rappresentazione nei media raccontano però un'altra storia: le notizie di sport femminile sono solo il 4% e dominano gli stereotipi.

Le Olimpiadi della parità: a Parigi le atlete saranno il 50% ma attenzione agli stereotipi
Foto di Marta Carenzi | Università Cattolica del Sacro Cuore
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9 Luglio 2024 - 10.02


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Lo scorso 3 luglio nella Sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il progetto #100esperte promosso da Gi.U.Li.A. Giornaliste e dall’Osservatorio di Pavia con il sostegno di Fondazione Bracco, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica e Fondazione Milano Cortina 2026, ha organizzato un incontro partecipatissimo di formazione e approfondimento sul tema della parità in vista dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024, moderato dalla giornalista Luisella Seveso del direttivo di GiULiA. Al centro dell’incontro dati e ricerche che illustrano i problemi dell’informazione sportiva da una prospettiva femminile, confrontando i punti di vista di personalità istituzionali dello sport, dell’accademia e dello sport olimpico e paralimpico.

Il dato di partenza è significativo: quelle di Parigi saranno i primi Giochi con una parità assoluta. Se a Parigi 1900 avevano partecipato 22 donne (2%), a Tokyo 2020 avevano raggiunto il 48,7%. Ai prossimi Giochi Olimpici ci saranno 5.250 donne e 5.250 uomini (50%).
Anche nelle Paralimpiadi si sono fatti molti passi avanti: a Roma 1960 avevano partecipato 37 donne e 161 uomini (19%); in quelle del 2024, ci saranno 235 eventi medaglia per donne (43%, su un totale di 549).

Come ha ricordato Claudia Giordani, vicepresidente del CONI, a Parigi 2024 ci saranno anche altre importanti prime volte in chiave di equità di genere. Per esempio nel Villaggio olimpico e paralimpico di Parigi 2024 per la prima volta sarà presente uno spazio dedicato ad atlete e atleti genitori di figli piccoli, per trascorrere tempo in famiglia. Persiste però ancora un divario di genere tra tutti i ruoli di leadership ai Giochi Olimpici, come quelli di Chef de Mission, Technical Official e coach.

Sul fronte dei media segnali in chiaroscuro: per Parigi 2024, OBS (Olympic Brodcasting Services), che produce i contenuti TV, radio e digitali di Olimpiadi e Paralimpiadi, avrà 30 donne in più nei ruoli di commento e più donne nei team di produzione e nelle posizioni dirigenziali. Per la prima volta le Linee Guida CIO Portrayal. Gender-Equal, Fair And Inclusive Representation In Sport, istituite nel 2018 per avere una rappresentazione dello sport equa e inclusiva, saranno disponibili anche in italiano a cura di Fondazione Milano Cortina 2026.

Andando ad analizzare la relazione donne, sport e media, però, i dati internazionali e nazionali sulla presenza e sulla rappresentazione degli sport femminili nei media non sono confortanti. Come ha ricordato Monia Azzalini, Responsabile del settore media e genere dell’Osservatorio di Pavia, secondo la sesta edizione del Rapporto del Global Media Monitoring Project (GMMP), il più ampio progetto di ricerca internazionale sulle donne nell’informazione, le notizie di sport focalizzate sulle figure femminili sono solo il 4%. Fra i professionisti dello sport, le donne hanno visibilità pari solo al 14% rispetto all’86% degli uomini, ma non sono quasi mai interpellate a titolo di esperte. Infine, il Rapporto GMMP, che nel 2020 ha raccolto i dati relativi a 5 diversi tipi di media in 116 paesi del mondo analizzando 30.172 notizie, ha evidenziato che i servizi sportivi dedicati ai problemi di uguaglianza e di disuguaglianza di genere sono solo l’1%, benché lo sport sia il quinto argomento più trattato a livello mondiale.

Rispetto al tema della comunicazione e della responsabilità dei media nel racconto dello sport, Paola Abbiezzi, Direttrice didattica del Master Comunicare lo sport e coordinatrice della didattica della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica, ha richiamato l’attenzione su un passaggio chiave delle Linee Guida CIO Portrayal: «Lo sport è una delle piattaforme più potenti per promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di donne e ragazze, e la copertura dello sport è molto influente nel plasmare norme e stereotipi di genere».

Attraverso il raggiungimento di ampie fasce di pubblico, ha spiegato Abbiezzi, il racconto sportivo può promuovere narrazioni di progresso e mettere in luce nuovi modelli di ruolo o, al contrario, perpetuare stereotipi e cliché profondamente radicati. Esistono ancora gap sia quantitativi (l’attenzione mediatica rivolta allo sport femminile negli ultimi anni in occasione dei grandi eventi si è attestata intono al 5%) sia qualitativi (il linguaggio è ancora pieno a stereotipi di genere legati alla corporeità, all’età, alla situazione sentimentale e all’ambito familiare più che alla dimensione agonistica). E ciò può anche condizionare l’abbandono dello sport da parte delle donne soprattutto giovani.

Nel contesto culturale e mediatico attuale, i dati sulla presenza femminile nei vari settori della società stanno iniziando ad arrivare ma le opportunità che le competenze e l’expertise femminile emergano e possano avere spazio, voce e visibilità sono ancora troppo poche. Come ha sottolineato Gaela Bernini, Segretaria Generale Fondazione Bracco, la banca dati online del progetto “100 donne contro gli stereotipi” (#100esperte) – nata da un’idea di Gi.U.Li.A. Giornaliste e dall’Osservatorio di Pavia, con il sostegno di Fondazione Bracco e il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea – liberamente accessibile con oltre 460 di esperte in settori strategici (STEM, Economia e Finanza, Politica internazionale, Storia e Filosofia, Sport), è oggi uno strumento strategico per avere a disposizione in modo veloce e preciso dati e profili di professioniste da coinvolgere nel dibattito pubblico e per poter quindi contribuire a raggiungere la parità di genere nella rappresentazione mediatica.

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